L’erba nativa delle praterie americane può essere utilizzata per produrre bioplastica biodegradabile. Lo sostiene uno studio a cura della South Dakota State University. L’indagine, condotta da Srinivas Janaswamy, professore associato presso il Dipartimento di Scienze Lattiero-Casearie e Alimentari dello stesso ateneo, apre la strada a nuove possibili produzioni a basso impatto ambientale.

I lavori di Janaswamy, si legge in una nota della South Dakota State, sono “all’avanguardia nello sviluppo delle bioplastiche”. Negli ultimi anni lo stesso ricercatore “ha dimostrato come sia possibile creare con successo pellicole bio da una serie di sottoprodotti agricoli, tra cui bucce di avocado e fondi di caffè esausti”.

Una risorsa sul suolo americano

La ricerca si è concentrata sulle proprietà della switchgrass o panìco verga (Panicum virgatum), un’erba capace di raggiungere altezze significative e molto diffusa nelle praterie del Nord America. Qui, sottolinea la nota, questa particolare specie vegetale “cresce in abbondanza e in una varietà di climi diversi, il che la rende una risorsa preziosa per la conservazione del suolo”.

Sua caratteristica peculiare è l’elevata concentrazione (pari al 58% della sua composizione) di materiale lignocellulosico, composto cioè da cellulosa, emicellulosa e lignina. I ricercatori hanno estratto questo materiale collocandolo in una soluzione di cloruro di zinco per poi filtrarlo, lavarlo e seccarlo. Il residuo ottenuto è stato usato per creare le pellicole. Che, osservano gli studiosi, si sono rivelate di ottima qualità.