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S’impenna la spirale di violenza negli Stati Uniti con l’uccisione dell’influencer di destra Charlie Kirk. Il trentunenne, attivista ultraconservatore, noto per i suoi dibattiti radicali, amatissimo dal movimento MAGA, soprattutto tra i giovani, è morto dopo essere stato raggiunto da un colpo di arma da fuoco mentre parlava con gli studenti del campo della Utah Valley University (UVU). Al momento non ci sono sospetti confermati, l’assassino rimane a piede libero.
In uno dei tanti filmati pubblicati sui social media si vede la testa di Kirk balzare di scatto all’indietro, seguita da fiotti di sangue che gli cola dal collo. Stava tenendo nel cuore del campus un discorso per il suo tour The American Comeback.
Nel giro di poche ore sono arrivate tantissime condoglianze dal governo e da personalità pubbliche. "I figli di Charlie cresceranno con storie invece che con ricordi, fotografie, invece che con risate, e silenzio dove avrebbe dovuto echeggiare la voce del padre. La vita di Charlie Kirk dovrebbe servire da promemoria simbolico del fatto che la consapevolezza compassionevole eleva la famiglia, l'amore e il paese", ha scritto la first Lady Melania Trump. Ma il decoro delle condoglianze e delle preghiere bipartisan è durato poco.
La deputata repubblicana del Colorado Lauren Boebert ha commentato durante una sessione a Capitol Hill: "Le preghiere silenziose ottengono risultati silenziosi". In un discorso pronunciato nello Studio Ovale, Donald Trump, dopo le dovute condoglianze, ha subito incolpato "la sinistra radicale" per la sparatoria e ha promesso un non meglio specificato giro di vite. Il presidente ha elencato una serie di episodi di quella che ha definito "violenza politica della sinistra radicale", incluso il tentativo di ucciderlo l'anno scorso. Omettendo tuttavia gli assalti del 6 gennaio, l'omicidio della deputata del Minnesota Melissa Hortman, l’attacco al marito dell'ex presidente della Camera Nancy Pelosi e altri episodi di violenza legati alla crescente polarizzazione statunitense.
La rabbia politica
Il web si è riempito di post e video per ricordare Charlie Kirk ma soprattutto per attaccare l’opposizione, facendo salire la tensione alle stelle. Matt Forney, un giornalista ultraconservatore noto per i suoi contenuti razzisti e misogini, ha definito l'assassinio di Kirk "l'incendio del Reichstag americano", alludendo all'incendio del 1933 al palazzo del Parlamento tedesco, utilizzato dal partito nazista come pretesto per sospendere le tutele costituzionali e arrestare gli oppositori politici. "È tempo di una repressione totale della sinistra. Ogni politico democratico deve essere arrestato e il partito messo al bando", ha scritto Forney su X. Parole inaccettabili anche per professionisti dell’odio come Forney.
Alex Jones, famoso conspiracy theorist, ha pubblicato un video in cui dichiara senza mezzi termini: "Non fatevi illusioni: siamo in guerra". E Chaya Raichik, nota celebrità di destra su X, ha ribadito: "Questa è guerra". Nessuna de-escalation in vista, nemmeno a sinistra dove sono fioccati migliaia di commenti che si complimentavano per la morte dell’influencer MAGA. “È andato a cercarsela” è uno dei commenti più ripetuti su X o TikTok. Una spirale continua in cui odio costruisce solo odio.
Una retorica oltranzista e antiscientifica
Charlie Kirk si definiva “un vero patriota”. Era uno degli attivisti conservatori e delle personalità mediatiche più in vista negli Stati Uniti, nonché un fidato alleato del presidente Donald Trump. A 18 anni, poco dopo la rielezione di Barack Obama, aveva cofondato Turning Point USA, finalizzata a diffondere ideali conservatori nei college liberali, sfidando studenti e studentesse in dibattiti polarizzanti e virali.
Era noto per le sue opinioni antitransgender e per lo scetticismo sulla pandemia di Covid-19. Sosteneva la teoria del complotto secondo cui le elezioni del 2020 sarebbero state rubate a Trump. Grande amante delle armi, era arrivato ad affermare che la difesa del Secondo emendamento per la libera circolazione delle armi valeva bene “alcune sfortunate morti per arma da fuoco”.
Tra i suoi bersagli preferiti anche l’ambientalismo e il clima. Charlie Kirk e Turning Point USA hanno per anni preso in giro la scienza in nome del "libero pensiero". Il riscaldamento globale causato dall'uomo? “Una bufala, un espediente di sinistra per espandere il controllo sui cittadini”, persino in violazione del principio storico di conservazione della natura nato proprio in seno al mondo repubblicano.
In un video Kirk spiega che “il cambiamento climatico è l'involucro del marxismo. Il marxismo è al centro e il cambiamento climatico è all'esterno. L'attivismo per il cambiamento climatico, l'ambientalismo, lo pseudo-paganesimo: è un cavallo di Troia, un lupo travestito da pecora, sembra un cliché ma è assolutamente vero”.
Idee violente e antidemocratiche, certo. Ma da sconfiggere sul piano retorico e politico, non certo con una pallottola in testa. Ma per chiudere il vaso di Pandora potrebbe essere troppo tardi.
In copertina: Charlie Kirk fotografato da Gage Skidmore via Flickr