Viviamo in anni in cui le espressioni “second hand”, “vintage” e “pre-loved” sono sempre più comuni, oltre che sempre più “cool”. Tempi in cui l’upcycling, lo sharing e il renting sono pratiche note e gettonate, seppur ancora vincolate a specifici settori. È chiaro che, sia come singoli che come comunità, abbiamo iniziato a interrogarci con più frequenza sul valore che diamo agli oggetti e alle risorse consumate per produrli, ma come estendere questa attenzione al consumo a ogni aspetto della nostra vita?

Nel nuovo saggio Sette vite come i gatti. Ridare valore agli oggetti. Storie di economia circolare edito da Città Nuova, la giornalista ambientale Letizia Palmisano racconta come applicare i principi della circolarità a tutti gli ambiti della nostra quotidianità. Dall’abbigliamento all’arredamento, passando anche per libri, oggettistica e giocattoli. Dall’ecoturismo alla scelta di case green, fino a ciò che può sembrare a impatto zero solo perché immateriale, come le e-mail.

Un racconto in sette capitoli che intreccia dati, aneddoti, esperienze personali dell’autrice e casi studio di grande interesse per delineare e suggerire stili di vita più sostenibili. Una lettura chiara e piacevole per meglio orientarsi sulla “strada verde delle scelte quotidiane”.

Moda etica e capi second hand

Non va di moda ciò che è nuovo. Va di moda ciò che è usato. Se per le vecchie generazioni aleggia ancora un pregiudizio intorno al tema “second hand”, per i più giovani non c’è dubbio: non c’è niente di più chic ed etico di indossare capi pre-loved – precedentemente amati – dando loro una seconda vita. E la notizia di migliaia di ragazzi in coda a Milano lo scorso settembre per comprare vestiti usati con la formula “All you can wear” non fa che confermarlo.

Scegliere di vestire usato o fare scelte di acquisto più sostenibili non è solo un fattore generazionale, ma di percezione del problema a livello globale (quella del tessile è la seconda industria più impattante al mondo) e di conoscenza delle alternative possibili. Palmisano riassume tutto quello c’è da sapere in materia, parlando dapprima dei costi ambientali e sociali della moda usa e getta, poi del mondo di soluzioni 2.0 per vestire low-cost ma circolare: dal noleggio ai negozi dell’usato fino alle app più gettonate sul mercato.

Il tutto celebrando le scelte second hand delle star di Hollywood, raccontando la sempre più diffusa passione per i capi d’epoca e le recenti innovazioni dei capi realizzati da materie prime seconde, fino all’analisi di casi studio come quello di Dar Bazar a Roma, emporio sociale dove abiti e accessori non si pagano ma si donano e si scambiano.

Le molte vite di mobili e giocattoli

Se di moda circolare si parla spesso, meno fortunati sono altri settori con le medesime potenzialità. È il caso dell’arredamento (dal semplice riuso alle intramontabili proposte di modernariato e antiquariato) e dell’oggettistica di uso quotidiano, primi fra tutti i giocattoli. Parlando di mobili ed ecoarredo, l’autrice si sofferma principalmente sulle potenzialità di uno dei materiali costruttivi per eccellenza, il legno.

Ecco allora un intero capitolo dedicato alla filiera italiana del legno-arredo, ai criteri che rendono sostenibile e circolare un mobile, all’importanza di concepire e acquistare mobili che possano essere smontati e quindi un domani facilmente riadattati, fino ad arrivare al manifesto del design circolare in quindici punti dell’architetto Giorgio Caporaso.

Un altro, importante capitolo è dedicato ai giocattoli. Sempre più numerosi nella vita dei bambini e sempre più precocemente mandati in pensione (o peggio in discarica). Palmisano, partendo dalla sua esperienza di madre, riassume le soluzioni per dare una nuova vita a questa vastissima categoria di oggetti.

Dalla vendita attraverso app e piattaforme online, ai negozi second hand agli espedienti di “quasi” baratto e le buone prassi familiari. È qui che l’autrice spinge sul tasto dolente del wish-cycling, vale a dire smaltire un oggetto nella differenziata senza essere sicuri che la destinazione sia quella giusta. Accade spesso con i giocattoli e i videogame, molto spesso erroneamente differenziati nella plastica.

In foto: Letizia Palmisano

Oggettoteche, Repair Café e rifiuti invisibili

Quanto usiamo davvero gli oggetti che abbiamo in casa? Abbiamo bisogno di acquistare oggetti per ogni minima esigenza, o possiamo semplicemente prenderli in prestito per un po’? Con queste domande l’autrice introduce a nuove pratiche di scambio e condivisione che stanno avendo sempre più successo in Italia, come quelle delle stoviglioteche e delle oggettoteche.

Mentre la stoviglioteca (neologismo che nasce dalla crasi dei termini “stoviglie” e “biblioteca”) mette a disposizione a titolo gratuito o a noleggio un certo numero di posate, piatti e bicchieri riutilizzabili (molto ricercati per eventi con numerosi partecipanti), le oggettoteche sono spazi che raccolgono oggetti di uso comune, ma non così comune, per chiunque preferisse noleggiarne uno anziché acquistarlo. Il caso studi qui proposto è quello di Storia di Leila, l’oggettoteca nata nel 2016 a Bologna e presa a modello sia in Italia che all’estero. Uno spazio esemplare di condivisione il cui motto è “in fondo abbiamo bisogno di utilizzare, non di possedere”.

Passando prima dalla descrizione di luoghi e iniziative affascinanti come i Repair Café e i Restart Party, il tema dell’oggettistica superflua si sofferma sui rifiuti che pur essendo invisibili pesano parecchio sull’ambiente. È il caso dei rifiuti digitali e del cosiddetto fenomeno di “inquinamento dormiente”, che ognuno di noi alimenta conservando gigabyte su gigabyte di file in cloud (come nel caso delle migliaia di e-mail mai aperte e mai cestinate nella nostra casella elettronica).

Storie di economia circolare: libri, viaggi e case green

In sette capitoli e oltre 180 pagine, Letizia Palmisano tocca la maggior parte degli ambiti in cui ognuno di noi, nel piccolo della sua dimensione quotidiana, può fare la differenza per rendere la nostra comunità meno impattante.

Non rimangono fuori dal discorso le scelte che possiamo fare per rendere le costruzioni e le case del domani più green, fra architetture reversibili, edifici che si smontano e soluzioni bio come i mattoni in fibra di canapa o le earthship, forse non alla portata di tutti ma di sicuro ottimi spunti per ripensare il nostro modo di abitare. Allo stesso modo viene dato ampio spazio al tema dei viaggi sostenibili e dell’ecoturismo.

Pur non potendo essere sempre eccellenti ecoturisti, possiamo iniziare a scegliere le future mete dei nostri viaggi in base al mezzo di trasporto meno inquinante per raggiungerle. Si parla così del tema del renting, dei cammini, delle ciclovie e del cicloturismo, delle iniziative di couchsurfing e degli hotel diffusi per spendere e impattare meno.

Sette vite come i gatti si chiude parlando proprio di libri, del loro impatto e delle soluzioni (anche creative) per rimetterli in circolo. E conclude con una riflessione: impattano meno i libri cartacei o gli ebook reader? La risposta non è affatto scontata e potrebbe sorprendervi.

 

Immagine copertina: Mickey White, Unsplash