Le rinnovabili crescono più in fretta delle politiche climatiche. Il mondo sta installando solare ed eolico a velocità record, rendendo possibile l’obiettivo di triplicare la capacità globale entro il 2030. Ma mentre cantieri e filiere accelerano, i governi frenano: gli obiettivi ufficiali restano prudenti, disallineati rispetto alla realtà industriale. Il cambio di passo è scritto nei numeri. Secondo un nuovo report di Ember, nel 2025 verranno installati nel mondo 793 gigawatt di nuova capacità rinnovabile, con una crescita dell’11% rispetto al 2024.
È il terzo aumento consecutivo a doppia cifra dopo il +22% del 2023 e il +66% del 2022, una sequenza che cambia la scala con cui leggere la transizione: non più una crescita graduale, ma una vera espansione industriale. A trainare è soprattutto il solare (+9%), mentre l’eolico recupera terreno con un +21%.
In termini assoluti, però, il fotovoltaico resta dominante. Sul piano geografico, la leadership è netta: la Cina concentrerà il 66% delle nuove installazioni solari mondiali e il 69% di quelle eoliche, diventando l’asse portante della crescita delle rinnovabili.
Triplicare entra nella fase operativa
Il report di Ember mostra come l’obiettivo di triplicare la capacità rinnovabile al 2030 rappresenti un traguardo misurabile. Dopo l’accordo di COP28, oltre 130 Paesi si sono impegnati a superare gli 11 terawatt complessivi. Nel triennio 2023–2025, però, la crescita media è stata del 29% all’anno, ben sopra il 21% inizialmente necessario. Tradotto: tra il 2026 e il 2030 basterebbe una crescita del 12% annuo per centrare il target.
Ember osserva che gran parte dello sforzo quantitativo è già stato anticipato e che la vera sfida dei prossimi anni non è espandere ulteriormente, ma mantenere ritmi elevati. Le proiezioni della International Energy Agency raffreddano però l’ottimismo. Nello scenario principale, la capacità globale arriverebbe a 9.530 GW nel 2030, con un deficit del 15% rispetto alla triplicazione. Ancora più rilevante è il dato sulla produzione elettrica: il divario salirebbe al 28%.
Il motivo è strutturale: la carenza riguarda soprattutto eolico e idroelettrico, che forniscono molta più energia per unità di capacità rispetto al solare. In altri termini, l’infrastruttura cresce, ma non in modo proporzionato alla sua resa energetica.
La politica resta indietro
Il vero scarto, secondo Ember, non è tra tecnologia e industria, ma tra realtà e pianificazione. La somma dei target nazionali al 2030 è aumentata solo dell’8% dal 2022, arrivando a 7.793 GW: una soglia compatibile con un raddoppio, non con una triplicazione. L’aggiornamento più significativo proviene dalla Cina, che ha rivisto al rialzo il proprio obiettivo sulla base della nuova NDC al 2035.
Gli Stati Uniti, al contrario, hanno rivisto al ribasso le aspettative dopo il cambio di indirizzo politico che ha ridimensionato gran parte del sostegno federale alle rinnovabili. Questo scollamento non è neutrale. Se i governi pianificano su numeri bassi, anche reti, accumuli e flessibilità vengono progettati in modo prudente. Il rischio è che la crescita reale superi rapidamente la capacità dei sistemi elettrici di integrarla.
Ember parla esplicitamente di incertezza: gli obiettivi nazionali non solo fotografano le ambizioni, ma guidano investimenti, filiere e infrastrutture. Senza un aggiornamento rapido dei target, la transizione rischia di costruirsi in modo disordinato, con colli di bottiglia non su pannelli o turbine, ma su connessioni e capacità di assorbimento della rete.
Uno squilibrio tecnologico
Il report insiste su un punto spesso trascurato: triplicare la capacità non è sufficiente. Serve equilibrio tra fonti. Il solare corre, ma l’eolico rallenta, e l’idroelettrico non cresce abbastanza. Nel dettaglio, secondo i dati Ember basati sugli scenari IEA, al 2030 mancherebbero all’appello circa 739 GW di eolico e 176 GW di idroelettrico. Considerato che queste tecnologie hanno fattori di capacità più elevati, il loro ritardo pesa il doppio sulla produzione effettiva.
Se viene a mancare un gigawatt eolico, servono due gigawatt solari per ottenere la stessa quantità di elettricità. Il rischio è un sistema ipertrofico sul piano delle installazioni ma debole sul piano dell’energia disponibile. La crescita esponenziale del solare, senza una pari accelerazione di eolico, accumulo e reti, produce un paradosso: capacità abbondante nelle ore centrali del giorno e tensioni strutturali nelle ore di punta.
In copertina: immagine Envato
