Dopo il disastroso incontro alla Casa bianca del 28 febbraio, l’accordo sulle risorse minerarie ed energetiche discusso a lungo da Trump e Zelensky sembrava definitivamente archiviato. Ma poi sono arrivati lo storico faccia a faccia ai funerali di Papa Bergoglio, il riavvicinamento dei due leader e infine, il 30 aprile, l’annuncio del segretario del tesoro statunitense Scott Bessent sulla creazione di un fondo per la ricostruzione dell’Ucraina.
Che sia stato merito della diplomazia vaticana o meno, ciò che trapela dai funzionari ucraini è che ora l’accordo sia più favorevole a Kyiv rispetto alle bozze che erano state discusse nei mesi precedenti.
Un fondo condiviso per la ricostruzione
L'accordo tra USA e Ucraina riguarda metalli critici e terre rare, ma anche risorse energetiche tra cui petrolio e gas naturale. E mentre l’annuncio statunitense si limita a celebrare l’intesa con le dichiarazioni di Scott Bessent senza offrire molti dettagli, il testo diffuso da Kiev contiene molti più elementi.
L’accordo innanzitutto non include quelle risorse che sono già fonte di reddito per lo stato ucraino, ma riguarda esclusivamente i nuovi investimenti, i cui profitti − specifica la ministra dell'economia Yulia Svyrydenko − non rimborseranno gli Stati Uniti per il sostegno militare dall’inizio dell’invasione russa.
A febbraio il presidente statunitense Donald Trump aveva infatti detto di volere dall’Ucraina 500 miliardi di dollari – che poi erano scesi a 350 nelle dichiarazioni successive – come pagamento degli aiuti militari statunitensi ricevuti dagli ucraini dal febbraio del 2022. Una richiesta ritenuta esagerata dal presidente ucraino Zelensky, che l’aveva rispedita al mittente ricordando che Washington in realtà ha sostenuto l’Ucraina con non più di 174 miliardi di dollari.
L’Ucraina quindi non dovrà ripagare nessun debito, ma contribuirà alla creazione di un fondo per la ricostruzione che il primo ministro ucraino Denys Shmyha ha definito equamente diviso al 50% e su cui entrambe le parti avranno pari diritti di voto.
I funzionari ucraini hanno anche sottolineato però che l'accordo garantisce la sovranità di Kiev nel determinare cosa può essere estratto e dove. Il testo elenca infatti 55 minerali tra cui titanio, litio e uranio. Anche le licenze su petrolio e gas, esclusi nelle prime bozze, sono stati inserite come contropartita per accontentare Trump e mantenere la sovranità delle risorse.
Lo United States-Ukraine Reconstruction Investment Fund sarà sostenuto dall'agenzia U.S. International Development Finance Corporation, che l'Ucraina spera possa attrarre investimenti e tecnologie anche da altri paesi.
Cosa sappiamo delle risorse in Ucraina
Le terre rare ucraine sono in gran parte inutilizzate a causa delle politiche statali, della mancanza di informazioni attendibili sui giacimenti e della guerra in corso. Per imprenditori e analisti, infatti, il potenziale del settore minerario non è ancora chiaro, gli studi e i dati geologici sono pochi e l’invasione della Russia complica le stime.
Tutto ciò che sappiamo lo dobbiamo a una manciata di report, tutti condotti da istituti ucraini. Un’analisi condotta dal ministero ucraino della protezione ambientale e delle risorse naturali dice che nel paese si trovano depositi di 22 dei 50 materiali identificati come critici dagli Stati Uniti. Grafite, litio, titanio, berillio e uranio sono i minerali e metalli più presenti, fondamentali per l’industria high tech e la transizione energetica.
Si pensa che ci siano circa 500.000 tonnellate di litio con tre depositi piuttosto promettenti. Per esempio nel giacimento di Dobra, nella regione centrale di Kirovohrad, sono stati trovati minerali di litio ad altissimo potenziale come lo spodumene.
Un'altra componente fondamentale delle batterie per veicoli elettrici è la grafite, di cui l'Ucraina detiene circa il 20% delle risorse mondiali. Si stima che Kyiv possieda circa 343 milioni di tonnellate di minerale, con un contenuto di grafite naturale compreso tra il 4% e il 10%.
Un altro studio condotto dall’Istituto geologico nazionale ucraino calcola che le riserve totali di terre rare si aggirano attorno alle 2,6 miliardi di tonnellate. Lo sviluppo dei vari depositi consentirebbe di produrre circa 100 milioni di tonnellate di fertilizzanti fosfatici e materiali per prodotti elettronici ad alta tecnologia.
Tuttavia, dei 6 giacimenti 3 sono concentrati nell’Est e nel Sud del paese, ovvero nelle zone più colpite, contese o occupate dall’esercito russo. Secondo i dati di We Build Ukraine, un think tank con sede a Kiev, si stima che il 40% delle risorse minerali metalliche dell'Ucraina sia inaccessibile a causa dell'occupazione russa.
Senza un’intesa di pace tra Ucraina e Russia, lo sviluppo e l’attivazione del fondo restano quindi di fatto irrealizzabili. L’accordo sulle risorse minerarie rafforza ulteriormente la posizione di Trump come potenziale intermediario credibile per avviare un dialogo tra Kiev e Mosca, oggi del tutto assente. Intanto le proposte di pace si susseguono senza trovare un consenso.
In copertina: Volodymyr Zelensky, foto ufficiale via Flickr