Nel percorso verso la neutralità carbonica, che secondo la road map del Green Deal europeo raggiungeremo entro il 2050, sarà fondamentale “sprigionare il potenziale dell’idrogeno”: lo ribadiscono le associazioni europee che hanno firmato la Cooperation Charter, una carta di cooperazione per promuovere l’adozione delle tecnologie legate all’idrogeno e sostenere la leadership europea nel settore.
Un’iniziativa che va nella direzione tracciata dal Net-Zero Industry Act, recentemente approvato dal Parlamento europeo. Il provvedimento, che fa parte del Green Deal, mira ad accelerare i progressi in materia di transizione energetica, sostenendo gli sforzi dell’UE per diventare indipendente da questo punto di vista. Tra i diversi obiettivi, c’è quello di produrre entro il 2030 almeno il 40% del fabbisogno annuale di tecnologie a emissioni zero.
La Cooperation Charter
In questo contesto la Cooperation Charter è stata siglata lo scorso 14 maggio, in occasione del World Hydrogen Forum. Ventiquattro le associazioni europee firmatarie, tra cui, oltre a Hydrogen Europe, organizzatrice dell’evento, anche H2IT - Associazione Italiana Idrogeno e le omologhe di Belgio, Croazia, Cipro, Danimarca, Estonia, Francia, Irlanda, Paesi Bassi, Norvegia, Polonia, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia, Ucraina, Ungheria e Regno Unito.
“È stato messo nero su bianco ciò che in Italia perseguiamo da tempo: un’azione sinergica con istituzioni, imprese, professionisti e ricercatori per affermare l'idrogeno quale vettore imprescindibile per la decarbonizzazione”, commenta Alberto Dossi, presidente di H2IT, sottolineando come questo sia “un tassello fondamentale per assicurare all’UE un futuro da leader della transizione energetica, grazie a una filiera matura. Vogliamo essere tra i ‘padri fondatori’ di un’Europa, alimentata anche da questa risorsa, in cui il dialogo e il confronto tra le parti sono determinanti per creare innovazione.”
Cosa prevede la Cooperation Charter sull’idrogeno
Con la Cooperation Charter le associazioni vogliono incentivare l’adozione delle tecnologie legate all’idrogeno pulito, stimolando il supporto politico a livello nazionale, regionale ed europeo. Verrà promossa l'effettiva integrazione della legislazione europea negli ordinamenti nazionali, saranno condivise le best practice e si stabiliranno alleanze con le camere di commercio e altre organizzazioni sul territorio.
Le associazioni si impegneranno anche nell’organizzazione e nella partecipazione a eventi nazionali e internazionali, come la European Hydrogen Week, e nel potenziamento della comunicazione: attraverso social media e newsletter dedicate, forniranno regolari aggiornamenti a cittadini e industrie.
“Questa Carta è un documento importantissimo, considerati tutti gli obiettivi che si pone per favorire lo sviluppo di tecnologie innovative in questo settore: la cooperazione a livello europeo è fondamentale”, sottolinea a Materia Rinnovabile Viviana Cigolotti, responsabile della Divisione tecnologie e vettori per la decarbonizzazione (stoccaggio, idrogeno, mobilità, CCUS e usi finali) di ENEA. “Bisogna puntare alla creazione di un vero e proprio mercato dell’idrogeno pulito, sviluppando tutte le competenze necessarie per far sì che decolli.”
Hydrogen Bank: cos’è e come funziona
Il punto centrale è la promozione dell’industria europea: entro il 2050 sono previsti più di 5 milioni di posti di lavoro nella filiera, secondo il rapporto Hydrogen Roadmap Europe: A sustainable pathway for the European Energy Transition. “In quest’ottica − evidenza Cigolotti − è molto importante che la Carta sia stata pubblicata prima della seconda asta dell’Hydrogen Bank”, un programma di sovvenzionamento UE lanciato nel 2022 per accelerare lo sviluppo della filiera dell’idrogeno verde, favorendo investimenti e opportunità commerciali. Non un’istituzione fisica, ma uno strumento finanziario, gestito internamente dai servizi della Commissione europea.
Finora sono stati stanziati quasi 720 milioni di euro, suddivisi tra i sette progetti vincitori della prima asta, mentre la nuova asta, per cui è previsto un budget di 1,2 miliardi euro, è in programma entro la fine del 2024.
Seconda asta per Hydrogen Bank: quali criteri?
In vista di questo secondo round di finanziamenti, con una lettera le associazioni nazionali hanno chiesto che vengano introdotti precisi criteri di accesso, allineando l’Hydrogen Bank al Green Deal Industrial Plan e al Net Zero Industry Act. In che modo? Sovvenzionando preferibilmente progetti che utilizzano elettrolizzatori, ovvero impianti per produrre idrogeno tramite elettrolisi dell’acqua, assemblati nell’UE e nello Spazio economico europeo (SEE), con componenti chiave fabbricati in paesi che hanno firmato l’accordo sugli appalti pubblici (AAP).
Si ritiene cruciale strutturare così una catena di valore sostenibile e integrata per le tecnologie dell'idrogeno nell’ambito dell’Unione Europea, con gigafabbriche finanziate strategicamente, in grado di soddisfare la domanda interna entro il 2030 e creare occupazione qualificata e non delocalizzabile. La decarbonizzazione e la reindustrializzazione, insomma, possono procedere insieme. “L’iniziativa dell'Hydrogen Bank rappresenta un'ottima notizia per la filiera e dimostra che l'UE crede realmente nel potenziale dell’idrogeno”, dichiara Alberto Dossi. “Tuttavia è essenziale che i criteri per la partecipazione alle aste permettano di generare valore aggiunto in Europa.”
Idrogeno, Italia in prima fila nella ricerca
Considerato uno scenario mondiale altamente competitivo, due sono i binari lungo i quali l’Italia e l’Europa devono muoversi: “Da un lato la ricerca e sviluppo, con il coinvolgimento di centri di ricerca e università, dall’altro la produzione industriale”, prosegue Cigolotti. “In questo momento ci si concentra sugli elettrolizzatori, ma la catena del valore comprende anche le tecnologie che riguardano l’accumulo, la distribuzione e l’utilizzo dell’idrogeno con diverse applicazioni finali, dalla generazione stazionaria di energia alla mobilità, sia per le persone sia per il trasporto pesante, navale, ferroviario o aereo.”
In questo scenario l’Italia si distingue soprattutto nell’ambito della ricerca sulle nuove tecnologie, che vede coinvolti anche importanti attori industriali. “Abbiamo un rating di successo elevatissimo, perché abbiamo cominciato a lavorare a questa sfida innovativa già a partire dal 2008, ottenendo fondi europei per la R&S a favore di enti sia pubblici che privati.” Il PNRR ha stanziato 3,64 miliardi di euro per promuovere la produzione, la distribuzione e gli usi finali dell’idrogeno: “Grazie a questi investimenti sono stati finanziati diversi progetti”, conclude Cigolotti. “I prossimi anni saranno cruciali per mettere in campo queste risorse.”
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Immagine di copertina: © Hydrogen Europe