La bozza zero del Trattato globale sulla plastica pubblicata all'inizio di settembre offre un'ampia gamma di opzioni, alcune delle quali hanno il potenziale per sfociare in un efficace strumento giuridicamente vincolante per lottare contro l’inquinamento da plastica. Tuttavia, anche se gli Stati membri chiedono che i negoziati sul trattato si basino sulla migliore scienza disponibile, attualmente esistono ostacoli alla rappresentanza scientifica indipendente.

La Scientists’ Coalition for an Effective Plastics Treaty, un gruppo di 300 scienziati indipendenti esperti di inquinamento da plastica, ha sviluppato una risposta alla bozza zero con riflessioni e contributi. La bozza zero servirà come base per il terzo ciclo di negoziati intergovernativi (INC-3) che si terrà a Nairobi dal 13 al 19 Novembre. La Scientists’ Coalition ha reso pubblica la sua risposta nel pomeriggio del 3 novembre e la farà circolare con i punti di contatto delle delegazioni nazionali al fine di supportarli nelle negoziazioni. Materia Rinnovabile ha ricevuto in anteprima questo testo, che ha potuto approfondire intervistando due scienziate che vi hanno contribuito, Trisia Farrelly e Susanne M. Brander.

I requisiti chiave per un trattato efficace

Il testo della bozza zero è diviso in sei parti e sette annessi.  Ciascuna sezione è stata commentata dai membri della Scientists’ Coalition che, così come avviene nell’IPCC (Panel Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici) nell’ambito delle negoziazioni sul clima, sono suddivisi in gruppi di lavoro (Working Groups, WG) in base alle competenze specifiche dei vari scienziati. W1 Misure e impatti a monte; W2 Economia Circolare; WG3 sostanze chimiche, polimeri e prodotti problematici e pericolosi; WG4 gestione dei rifiuti e inquinamento da plastica esistente; WG5 conoscenze indigene e tradizionali; WG6 dialogo sull'inquinamento da plastica dell’OMC; WG7 plastiche del sistema alimentare.

Per gli elementi del trattato sui quali già c’è stata una discussione tra le delegazioni dei Paesi membri durante INC-1 e INC-2, nella bozza zero sono presenti due o tre opzioni, che in generale rappresentano livelli di ambizione progressivamente decrescenti. “La nostra approvazione generale è per l'opzione 1 come punto di partenza per i negoziati per la maggior parte delle disposizioni, data la loro maggiore ambizione e la migliore idoneità a realizzare il mandato della risoluzione 5/14 [dell’Assemblea delle Nazioni Unite, ndr] di raggiungere una produzione e un consumo sostenibili di plastica. Queste disposizioni devono essere basate sulla gerarchia dei rifiuti zero e incarnare i principi di prevenzione, precauzione, del chi inquina paga e non regressione”, si legge nella risposta della Scientists’ Coalition.  

Secondo gli scienziati sono cinque i requisiti chiave che dovrà avere il futuro Trattato globale sulla plastica. Obiettivi di riduzione dei polimeri primari vincolati nel tempo e giuridicamente vincolanti per ciascuna parte, per garantire il raggiungimento di un obiettivo di riduzione globale aggregato. Criteri di sicurezza, sostenibilità, essenzialità e trasparenza. Strategie e programmi di lavoro specifici per ogni settore della filiera delle materie plastiche. Un fondo multilaterale dedicato, tasse sull'inquinamento da plastica e responsabilità estesa del produttore obbligatoria. Un'interfaccia scienza-politica indipendente e affidabile.

 

Leggi anche: REGOLAMENTO IMBALLAGGI UE, LA COMMISSIONE AMBIENTE VOTA UN COMPROMESSO AL RIBASSO

 

Un’interfaccia politica scientifica indipendente

"La bozza zero prevede un'ampia gamma di opzioni sugli elementi, con la possibilità di rafforzare e combinare le opzioni. Alcune di queste opzioni hanno il potenziale per dare vita a uno strumento ambizioso, completo ed efficace, giuridicamente vincolante. È un ottimo punto di partenza per i negoziati”, ha dichiarato a Materia Rinnovabile Trisia Farrelly, professore di antropologia ambientale presso la Massey University, Aotearoa New Zealand, membro del comitato direttivo della Scientists’ Coalition e leader del WG6, Dialogo sull'inquinamento da plastica.

Riguardo a cosa dovrebbe essere incluso nella bozza zero e nel trattato per fare in modo che le decisioni siano prese sulla base delle informazioni scientifiche, la ricercatrice, coinvolta nei negoziati del Trattato globale sulle plastiche dal 2018 come membro del gruppo di esperti del Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente e poi del comitato scientifico consultivo (Marine Litter e Microplastics), risponde: “Il trattato deve includere un'interfaccia politica scientifica (Science Policy Interface, SPI) indipendente e una serie di sottocomitati specializzati sotto l'organo direttivo dello strumento con il mandato di sviluppare, rivedere e aggiornare i criteri di valutazione, gli obiettivi, le linee guida, i protocolli e le procedure per il monitoraggio e la rendicontazione e i successivi elenchi nell'allegato del trattato. Questo organo dovrebbe includere competenze socio-economiche, indigene e locali”.  

Entrando più nello specifico: “Raccomandiamo criteri di sicurezza, sostenibilità, essenzialità e trasparenza per le materie prime a base biologica e fossile, i prodotti chimici, i polimeri, le alternative, i sostituti, i prodotti, le tecnologie e i sistemi/servizi (valutati in gruppi e con un approccio basato sui rischi). Le alternative e i sostituti delle materie plastiche devono essere sottoposti alla stessa valutazione delle materie plastiche convenzionali e devono essere sviluppati criteri di valutazione per determinare gli elenchi degli allegati dei gruppi vietati, limitati e consentiti”, spiega ancora a Materia Rinnovabile Trisia Farrelly. La ricercatrice aggiunge anche l’importanza di avere nella versione finale della bozza di trattato una menzione specifica per i raccoglitori informali di rifiuti.

Ridurre il numero di composti chimici

Un aspetto importante che secondo gli scienziati deve essere incluso nel trattato è quello della semplificazione delle sostanze chimiche, al fine di ridurre gli impatti negativi che hanno sull’uomo e gli altri organismi viventi. “Nella produzione delle materie plastiche vengono utilizzate migliaia di sostanze chimiche, la maggior parte delle quali non è regolamentata a livello globale”, spiega a Materia Rinnovabile Susanne M. Brander, Professore associato in ecotossicologia all’Oregon State University e co-leader del gruppo di lavoro WG3, Sostanze chimiche, polimeri e prodotti problematici e pericolosi.

Susan Brander

“Vengono utilizzate come additivi, riempitivi e coloranti, alcune sono aggiunte non intenzionalmente, e complicano l'avanzamento verso la circolarità perché quando la plastica viene riciclata o riutilizzata queste miscele chimiche vengono combinate e diventano più complesse e potenzialmente più pericolose. Molte delle sostanze chimiche utilizzate nelle materie plastiche sono attive a livello endocrino, cioè disturbano o interferiscono con la segnalazione ormonale e questo può portare a stati patologici.”

“Anche polimeri come il PVC destano particolare preoccupazione, così come altri ancora da specificare, a causa della loro tossicità intrinseca o dei pericoli che si corrono durante la produzione e la spedizione (ad esempio, fuoriuscite di sostanze chimiche che incidono sul sostentamento dei cittadini), oppure per la loro impossibilità di essere riciclati. Pertanto, anche per questi polimeri si raccomanda un potenziale divieto o un uso limitato. In sintesi, il nostro gruppo di lavoro sostiene l'eliminazione o l'uso limitato di sostanze chimiche e polimeri concordati e ritiene che il trattato debba sostenere lo sviluppo di criteri che consentano di identificare i polimeri pericolosi e le sostanze chimiche”, continua la ricercatrice.

 

Leggi anche: REGOLAMENTO IMBALLAGGI, I RETROSCENA SULLA SCONFITTA DEI CONSERVATORI ITALIANI

 

L’ecodesign dei prodotti in plastica

Un altro punto importante è quello del design dei prodotti in plastica, fondamentale per poter sviluppare un’economia circolare della plastica. “I prodotti in plastica devono essere progettati in modo più sostenibile. Ciò include le plastiche a base biologica e a base di combustibili fossili e quelle che contengono polimeri riciclati. La semplificazione chimica (riduzione del numero di sostanze chimiche utilizzate) è fondamentale. Per questi motivi il nostro gruppo [di lavoro, ndr] raccomanda lo sviluppo di criteri e l'uso di elenchi di sostanze proibite, limitate e consentite, che dovrebbero essere applicati alle sostanze chimiche e ai polimeri attualmente in uso e a quelli di nuova proposta”, specifica a Materia Rinnovabile Susanne M. Brander.

Spiega poi che “solo una piccolissima percentuale di sostanze chimiche utilizzate nelle materie plastiche è regolamentata, e questo è per lo più limitato ai Paesi del Nord del mondo. Un trattato vincolante è essenziale per far progredire la regolamentazione necessaria e la progettazione sostenibile”.

La partecipazione degli scienziati alle negoziazioni è utile ma ostacolata

Dall’inizio delle negoziazioni per il Trattato globale sulla plastica si sono moltiplicati gli invii, le dichiarazioni e gli interventi degli Stati membri che chiedono di utilizzare la migliore scienza disponibile per sostenere i negoziati sul trattato. Ad esempio, durante INC-1 e INC-2, alcuni delegati hanno espresso confusione sui termini “inquinamento da plastica” (plastic pollution) e “ciclo di vita completo” (full life cycle) e hanno richiesto indicazioni alla Scientists’ Coalition prima di INC-3.

Per rispondere a queste richieste, la Scientists’ Coalition ha redatto il documento Definitions relevant to the scope of the plastics instruments, che spiega cosa vogliono dire dal punto di vista scientifico i due concetti. Ad esempio, dice a Materia Rinnovabile Trisia Farrelly: “Vogliamo che nel testo del trattato sia chiaro che il ciclo di vita completo della plastica inizia dalla fase di approvvigionamento delle materie prime fino alla rimozione della plastica dall'ambiente e alla bonifica degli ecosistemi contaminati”.

Il documento, così come altri documenti di sintesi politica redatti dalla Scientists’ Coalition (Alternative e sostituti della plastica; Tecnologie di rimozione della plastica; Bioplastiche, plastiche biobased e plastiche con proprietà biodegradabili; Inclusione di conoscenze tradizionali, delle popolazioni indigene e dei sistemi di conoscenze locali nel Trattato globale sulla plastica; Gestione dei rifiuti e riciclo, ecc.) è disponibile sul sito della Scientists’ Coalition.

 

Leggi anche: MEGLIO IL RIUSO O L’USA E GETTA? QUELLO CHE NON TORNA NEGLI STUDI DELL’INDUSTRIA

 

“Nonostante questi appelli clamorosi [ad avere informazioni basate sulla scienza, ndr], non esiste ancora un processo formalizzato attraverso il quale la Scientists’ Coalition e altri scienziati indipendenti e organizzazioni e istituti scientifici siano stati incoraggiati o sostenuti a impegnarsi direttamente ed efficacemente con gli Stati membri. Inoltre, molti scienziati hanno faticato a farsi accreditare dai propri istituti accademici per partecipare agli INC”, ha spiegato la ricercatrice a Materia Rinnovabile. Un problema che era già stato denunciato da parte della comunità scientifica che si occupa di inquinamento da plastica nel mese di giugno scorso in una lettera pubblicata sulla rivista scientifica Science.

Un trattato globale vincolante prima che sia troppo tardi

“Sono entusiasta di vedere che le negoziazioni vanno avanti”, conclude Susanne M. Brander. “A livello dei singoli Paesi non vedo gli sforzi di regolamentazione abbastanza rapidi da consentire il cambiamento sistemico necessario nell'industria della plastica; unendo gli sforzi a livello globale attraverso un trattato vincolante abbiamo molte più possibilità di ridurre veramente la produzione di plastica e i suoi numerosi impatti negativi prima che sia troppo tardi per cambiare rotta.”

 

This article is also available in English / Questo articolo è disponibile anche in inglese

 

SEGUI MATERIA RINNOVABILE SU GOOGLE NEWS

 

Immagine: Envato