L’unione fa la forza e in ottica di economica circolare non c’è massima più azzeccata. Nell’impianto di Lahnstein (Renania-Palatinato,Germania) l’hanno adottata Tomra, Borealis e Zimmermann che, durante la conferenza Closing the Loop on Plastic organizzata a Francoforte da Tomra, hanno mostrato come sia possibile implementare virtuose sinergie tra i diversi attori impegnati nella raccolta, separazione e riciclo di imballaggi di plastica post-consumo. L’azienda norvegese Tomra - specializzata nel settore della raccolta, della selezione e del riciclo dei rifiuti – ha riunito tutti i principali stakeholder, aziende e investitori coinvolti nell’industria della plastica per condividere idee e trovare soluzioni a diverse criticità. Dalla difficoltà di raccolta degli imballaggi post consumo ai pro e contro del riciclo chimico della plastica, fino al dibattito sul sistema di deposito cauzionale: le Tomra Talks sono state un momento di confronto per provare davvero a chiudere il cerchio della plastica.

Lahnstein: un impianto all’avanguardia per il riciclo meccanico della plastica

Visitando l’impianto di Lahnstein, Materia Rinnovabile ha potuto vedere come le macchine per riciclo meccanico avanzato di Tomra separino gli imballaggi di plastica post-consumo (raccolti da Zimmermann) dai rifiuti domestici, salvando così i materiali riciclabili dall'incenerimento. Una volta separate le plastiche per tipo (PET,PE, PP, HDPE) e per colore dagli altri tipi di rifiuti, il materiale viene macinato in scaglie, infine viene lavato e asciugato.
L’elevata purezza, la riduzione di odore e le piccole variazioni di colore dei flakes e pellets (granuli) riciclati sono i criteri qualitativi richiesti dai clienti lungo l'intera catena del valore. L'impianto di Lahnstein è in grado quindi di trasformare la plastica in un riciclato di qualità paragonabile a quella del materiale vergine che ha un’impronta carbonica superiore. Tuttavia la vera novità di questo impianto è la cooperazione a stretto contatto di tre aziende diverse, ognuna con il proprio compito. Questo si traduce in una riduzione di trasporti, di tempistiche e quindi anche di costi. Un modello collaborativo e circolare che può funzionare.
"Lahnstein dà un'idea del grande progresso che può essere raggiunto in termini di trasformazione verso un'economia circolare, quando diversi importanti attori della filiera decidono di unire le forze – dichiara Volker Rehrmann, vicepresidente esecutivo e responsabile della sezione Circular Economy di Tomra -. Questo impianto genera materiale riciclato di alta qualità che i produttori e i trasformatori possono utilizzare senza problemi nelle applicazioni più difficili".

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L’importanza del sorting per evitare l’inceneritore

L’evento è stato anche l’occasione per presentare la nuova Ceo di Tomra Tove Andersen, prima donna a ricoprire questo incarico nell’azienda norvegese. "È molto semplice: decenni di esperienza hanno dimostrato più volte che la preselezione dei rifiuti determina ottimi risultati del riciclo", ha spiegato Andersen. "Il nostro obiettivo deve essere quello di riciclare i rifiuti di plastica in modo da mantenerli in circolazione il più a lungo possibile. Stiamo cercando di attuare un sistema olistico di risorse in cui l’elemento chiave è il sorting per intercettare gli elementi di valore prima che finiscano nell’inceneritore”.
“Abbiamo bisogno di investire di più nella circular economy. - aggiunge la Ceo di Tomra, interpellata da Materia Rinnovabile - In Europa i rifiuti dell’indifferenziato dovrebbero sempre essere processati in un impianto di selezione e separazione prima di essere spediti all’inceneritore, non mi spiego come ce ne siano così pochi”. Tanto più che, in tutta Europa, mentre sembra che le emissioni di gas serra provenienti dalle discariche si stiano riducendo, si registra invece un aumento delle emissioni dovute al maggior utilizzo dei termovalorizzatori e inceneritori.
Al fine di rendere più facile il riciclo degli imballaggi di plastica, è inoltre necessario ripensare il design del prodotto. “Per esempio i materiali multistrato sono difficili da riconoscere e quindi riciclare – sottolinea Andersen - Per questo noi di Tomra lavoriamo con tutta la value chain, anche con chi progetta il packaging di un prodotto, informandolo su cosa sia più facile separare”.
Carta e cartone, metalli e prodotti minerari sono materiali sui cui l’azienda norvegese punta molto, ma la plastica secondo Andersen ha un enorme potenziale di recupero e riciclo. “Globalmente solo il 14% di plastica post-consumo è raccolta per il riciclaggio, e solo il 2-3% viene riciclato senza perdere materiale, utilizzando meno materie prime e riducendo gli scarti, chiudendo il cerchio insomma”.

Pro e contro del riciclo chimico della plastica

Il dibattito all’interno dei due giorni di conferenza si è acceso quando sì è parlato dell’introduzione del riciclo chimico per alcune plastiche. Una tecnologia che affiancherebbe il riciclo meccanico avanzato per evitare che alcuni rifiuti di plastica, impossibili da riciclare attraverso processi meccanici, vengano buttati in discarica o bruciati nell’inceneritore.
Il riciclo chimico può avvenire in tre diversi modi: pirolisi, idrolisi e gassificazione. Attualmente sono in fase di sviluppo nuovi processi di depolimerizzazione il cui obiettivo è riconvertire alcuni tipi di plastiche in monomeri per la produzione di plastiche vergini. “Il vantaggio del riciclo chimico – spiega Thomas Mueller-Kirschbaum, Head of sustainability della Henkel – è la qualità della plastica simile a quella vergine, ma all’interno dei processi ci sono degli impatti ambientali da considerare”. Rispetto a quello meccanico il riciclo chimico richiede maggiori costi di investimento e maggiore energia (quindi maggior impronta carbonica) e può portare alla formazione di sottoprodotti tossici e pericolosi.
“Sarebbe un tecnologia complementare al riciclo meccanico avanzato – aggiunge Mueller-Kirschbaum – dal momento che quello meccanico non può essere utilizzato all’infinito per via della graduale riduzione delle catene dei polimeri”. Il mercato della plastica è molto complesso e ha tante variabili. Anche il prezzo oscilla e la sfida di aziende come Tomra è riuscire a rendere competitivo il prezzo della plastica riciclata con quello della vergine.

Deposito cauzionale vs. raccolta differenziata

Durante la conferenza si è affrontato anche lo spinoso tema della raccolta di packaging in plastica con due sistemi a confronto. Da una parte il sistema di deposito cauzionale che si basa sull'offerta di un incentivo economico per i consumatori nel restituire i contenitori vuoti così da essere riutilizzati o riciclati. Per i contenitori di bevande in particolare, questi sistemi sono già operativi in ​​più di 40 regioni in tutto il mondo con interessanti risultati. Dall’altra, la tradizionale raccolta differenziata che, almeno per gli imballaggi e bottiglie monouso in PET, non sta dando grandi risultati visti i bassi tassi di raccolta (globalmente attorno al 58% secondo il rapporto di What we Waste).
La
Germania ha adottato il sistema di deposito cauzionale per tutti i contenitori di bevande monouso nel 2003 e ora è il Paese con più alto tasso di raccolta di contenitori (98%) tra i Paesi europei che hanno implementato il Deposit refund system. Un’analisi dei sistemi DRS in 46 paesi del mondo mostra che nei paesi dove il sistema DRS per il riciclo è obbligatorio per legge si possono raggiungere tassi di raccolta per contenitori di bevande anche del 94%. Tomra è leader mondiale delle macchine per il recupero automatico dei vuoti, è presente con 82mila Reverse Vending Machines in 40 Paesi e ha mostrato una statistica secondo cui su 100 bottiglie Pet, con la raccolta differenziata se ne raccolgono 49 (con la possibilità di produrre 60 bottiglie con contenuto riciclato) mentre con il DRS 90 con una stima di 208 nuove bottiglie.

Spazio alle start-up

Le Tomra talks sono state luogo di incontri e affari tra i diversi attori della filiera, ma anche l’occasione per nuove start-up di farsi conoscere. “Con Circleback stiamo cercando di costruire un sistema di deposito cauzionale anche per gli imballaggi di plastica nel settore della cosmesi – spiega Eva Schilken, giovane Co-Founder di Circleback, a Materia Rinnovabile- . Il Packaging di shampoo e creme è fatto di un materiale plastico che ha un valore, ma il problema è che il mercato richiede un riciclato di alta qualità”. Il sistema Circleback prevede che i consumatori restituiscano gli imballaggi vuoti alle macchine idonee nei punti vendita, venendo ricompensati tramite l’app di Circleback. Successivamente l’azienda berlinese trasforma gli imballaggi in nuovi materiali riciclati di alta qualità nelle proprie strutture per poi rivenderli nel mercato. A partire da aprile 2022 partirà il progetto pilota a Berlino con la partnership diversi marchi e rivenditori importanti. “C’è una grande domanda da parte dei proprietari dei brand e non essendoci ancora norme europee sulla qualità del packaging riciclato nei cosmetici – conclude Schilken - abbiamo visto un grande potenziale in questo mercato”.