Per un certo periodo, il cielo sembrava essere il limite per il supermercato online senza imballaggi Pieter Pot. Il nome della startup olandese è apparso ovunque, si è parlato di tutti gli sviluppi e le potenzialità del supermercato a rifiuti zero tanto che, a fine 2021, Pieter Pot aveva raccolto 9 milioni di euro in un round di investimenti che sarebbero serviti a finanziare, tra l'altro, la sua espansione in altri Paesi. Fino al rischio di fallimento odierno.

Il modello Pieter Pot: il riutilizzo del packaging

Con i prodotti alimentari confezionati, i supermercati sono una fonte significativa di rifiuti, in particolare di plastica. Il consumatore medio europeo produce circa 30 kg di plastica all’anno, due terzi dei quali provengono da alimenti confezionati. Passare a un supermercato senza rifiuti permetterebbe di risparmiare fino a 20 kg di plastica all'anno a persona.

Proprio partendo da questa considerazione è stata fondato, nel 2019 a Rotterdam, Pieter Pot, il primo supermercato circolare dei Paesi Bassi che usa imballaggi riutilizzabili come i vasi Weck in vetro per fornire generi alimentari a lunga conservazione come riso, legumi, biscotti e ketchup, ma anche burro di arachidi, olio d'oliva e farina d'avena. Naturalmente la varietà di articoli disponibili è molto inferiore rispetto ad un supermercato medio e la maggior parte dei prodotti è white label, con il solo nome del fornitore. Tuttavia anche le caramelle Haribo e il ketchup Heinz sono disponibili nei vasi Pieter Pot.

I prezzi dei prodotti venduti sono paragonabili a quelli dei supermercati tradizionali, e a volte addirittura inferiori. Ciò è possibile grazie alla riduzione della catena di approvvigionamento e alla consegna diretta al consumatore.
Gli utenti possono ordinare sul sito web, scegliendo la data di consegna, e ricevere uno o più sacchi di iuta riempiti con vasi di vetro in deposito cauzionale, consegnati dal servizio speciale di consegna di cibo delle poste olandesi PostNL.

Una volta svuotati gli imballaggi, questi ultimi possono tornare nei sacchetti ed essere ridati al fattorino per la consegna successiva. Una volta riconsegnati a Pieter Pot, il deposito cauzionale pagato per i vasi e i sacchetti viene aggiunto al conto del cliente, che lo può utilizzare come credito per il prossimo ordine. Gli imballaggi vengono igienizzati in una lavastoviglie industriale e riempiti nuovamente in laboratori protetti, dopodiché sono pronti per una nuova consegna.

La spesa a zero rifiuti

L'approccio di Pieter Pot è privo di rifiuti. Non ci sono imballaggi per il consumatore, a parte i vasi in vetro e i sacchetti riutilizzabili. I principali rifiuti che rimangono sono le etichette di carta stampata sui vasi. Come affermano con orgoglio i cofondatori Jouri Schoemaker e Martijn Bijmolt, lavorando in questo modo, soltanto nel 2020, sono state risparmiate 180.000 unità di imballaggi.
Certo resta l'impronta di carbonio dovuta al trasporto dei vasi di vetro che, secondo l’azienda, pur se si vive in una zona rurale e le confezioni vengono consegnate da un veicolo non elettrico, è comunque inferiore a quella che si avrebbe facendo la spesa al supermercato locale.

Negli anni Pieter Pot si è distinta per trasparenza e per aver collaborato con altri marchi sostenibili come Mud Jeans, Seepje https://www.seepje.nl/ e Peerby e con iniziative di impatto come la Plastic Soup Foundation.

Strategie per evitare il fallimento

Guardando al piano finanziario, Pieter Pot è nata grazie ad una campagna di crowdfunding di 300.000 euro e a una sovvenzione di 100.000 euro. Nel novembre 2020 ha ricevuto altri 2,7 milioni di euro da tre fondi di investimento (Shift Invest, Future Food Fund e InnovationQuarter) e nel dicembre 2021 un nuovo finanziamento di 9 milioni di euro.
Negli ultimi mesi la situazione tuttavia è cambiata e, nonostante le premesse e le prospettive, se Pieter Pot non riuscirà a trovare un accordo con i creditori, il supermercato online senza imballaggi andrà in bancarotta, secondo quanto riportato in una lettera ai fornitori. La startup di Jouri Schoemaker e Martijn Bijmolt, dopo essersi già riorganizzata lo scorso anno, per evitare il fallimento ha chiesto ai fornitori uno sconto sulle fatture in sospeso, uno sconto la cui entità non è stata resa nota.

Dietro questa richiesta ci sono gli azionisti Jordan Koppelle e Dominique Rommers che, in qualità di proprietari del Delicatessenfabriek, sono sia fornitori che responsabili dell'operazione di lavaggio degli imballaggi. Questi ultimi hanno acquisito tutte le azioni di Pieter Pot, mentre i fondatori Jouri Schoemaker e Martijn Bijmolt non sono più proprietari dell’azienda né il primo ricopre più il ruolo di amministratore delegato.

I nuovi proprietari di Pieter Pot stanno ancora perfezionando i piani. Quello che si sa è che vogliono ridurre i costi fissi dell'azienda cercando l'integrazione con la loro attività esistente, la Delicatessenfabriek. In questo modo, si vuole riuscire a rendere Pieter Pot redditizio con il volume di ordini esistente. Il fulcro del problema, in effetti, è rendere redditizio il caso commerciale Pieter Pot perché nonostante il modello circolare e sostenibile, i margini su ogni ordine sono minimi, margini troppo esigui per rendere il modello redditizio ai volumi attuali.
Schoemaker ha parlato di un cambiamento nel clima degli investimenti: mentre prima i cofondatori dovevano dimostrare una rapida crescita, negli ultimi tempi gli azionisti si aspettavano obiettivi di redditività che, nonostante la riorganizzazione e gli investimenti aggiuntivi, non sono stati raggiunti.

Come afferma Martijn Bijmolt, “ormai abbiamo risparmiato più di 4 milioni di imballaggi con 50.000 clienti nei Paesi Bassi e in Belgio. Abbiamo avviato un cambiamento di sistema, con fornitori grandi e piccoli che hanno adattato le loro catene, e abbiamo dimostrato che i clienti vogliono scegliere l'assenza di imballaggi, purché sia facile e attraente”. Bijmolt ha anche aggiunto ”Dopo quattro anni, dobbiamo passare il testimone. Come abbiamo sempre detto: la nostra missione viene prima del nostro diritto di esistere, prima del nostro ruolo nell’azienda. Per portare avanti la nostra missione e rendere redditizio il nostro modello circolare, dovevamo trovare un soggetto in grado di integrare ulteriormente i processi all'interno della catena circolare. Abbiamo trovato questo soggetto nella Delicatessenfabriek, un'azienda di produzione e lavaggio con cui già collaboravamo per il lavaggio dei nostri contenitori. Sono certo che perseguiranno la nostra missione con pieno entusiasmo".

Immagine: Envato Elements