Da un lato i pesticidi chimici proteggono le colture garantendo una certa produttività del raccolto, dall’altro il loro utilizzo è connesso al declino della biodiversità con impatti non indifferenti sulla salute pubblica globale. Su queste due visioni si basa lo scontro europeo sulla riduzione dei pesticidi che, secondo l’industria dell’agrobusiness, metterebbe a rischio la sicurezza alimentare, mentre per la Commissione europea rappresenta un primo step per invertire la perdita di biodiversità.

Di pesticidi si è parlato anche alla Cop15 di Montreal, la Conferenza delle Parti della Convenzione delle Nazioni Unite sulla biodiversità, che ha visto i negoziatori non andare oltre un accordo che prevede soltanto una riduzione del rischio complessivo dei pesticidi chimici. Nel testo doveva comparire una “graduale eliminazione”, ma alla fine l’opposizione dell’India è risultata decisiva.

Come perno fondamentale del Green Deal, la Farm to Fork strategy europea, elaborata dalla Commissione, intende ridurre del 50% entro il 2030 l'uso e il rischio dei pesticidi chimici e dimezzare l’utilizzo di quelli più pericolosi. Oltre a questi due target specifici, proposti nel dettaglio dalla Sustainable Use Regulation sui pesticidi, la strategia mira ad accelerare la transizione verso un sistema alimentare più sostenibile: includendo la trasformazione di almeno il 30% delle terre e dei mari europei in aree protette, una riduzione del 50% delle vendite di antimicrobici utilizzati per gli animali da allevamento e l'acquacoltura e il raggiungimento del 25% dei terreni agricoli in agricoltura biologica.

La lobby dell’industria dei pesticidi contro la proposta della Commissione

Contro i target del regolamento sui pesticidi c’è una buona parte del Partito Popolare europeo (PPE) di centrodestra e diverse lobby dell’industria dei pesticidi. Un documento trapelato a marzo dai lobbisti di CropLife Europe mostra come si stiano impiegando un'ampia varietà di tattiche per minare gli ambiziosi obiettivi della Farm to Fork Strategy. Le vendite globali di pesticidi sono raddoppiate negli ultimi 20 anni e, a seguito di una serie di fusioni, quattro società (Bayer-Monsanto, BASF, Syngenta, Corteva) ora controllano circa i due terzi del mercato per un valore di quasi 53 miliardi di euro.

Utilizzando studi scientifici parziali e strumentalizzati sugli effetti nella produttività agricola globale che il regolamento innescherebbe, le lobby hanno inoltrato alla Commissione la richiesta di una valutazione di impatto aggiuntiva subito dopo l'inizio della guerra in Ucraina. Secondo l’organizzazione indipendente Corporate Europe Observatory, questa richiesta – condivisa poi anche dagli Stati membri - causerebbe così tanto ritardo che la proposta sul regolamento dei pesticidi non sarà negoziata, votata o attuata prima delle elezioni europee del 2024, finendo così fuori agenda.

Durante un incontro con il direttorato all’agricoltura di Bruxelles (DG), Pekka Pesonen, capo del gruppo di cooperative degli agricoltori europei Copa-Cogeca, si è lamentato dei target di riduzione dei pesticidi definendoli “insostenibili” e affermando che metterebbero in pericolo la sicurezza alimentare. A pensarla così - a sorpresa viste le sue responsabilità - c’è anche il commissario all'agricoltura Janusz Wojciechowski, che con le sue dichiarazioni si è schierato a favore delle istanze del mondo agricolo.

Tentativi di annacquare il regolamento

Intanto oltre 500 scienziati e 200 Ong hanno firmato una lettera congiunta esprimendo forti preoccupazioni per la richiesta da parte degli Stati membri di altri studi di impatto. Secondo gli scienziati le sfide a lungo termine che il sistema alimentare europeo deve affrontare e l’obiettivo di fermare la perdita di biodiversità non sono cambiati dallo scoppio della guerra in Ucraina. “L'uso massiccio di pesticidi chimici in agricoltura è fortemente collegato al declino di insetti, uccelli, biodiversità nei sistemi terrestri e acquatici – si legge nel comunicato – Rimane urgente la necessità di ridurre il loro impatto e questi ritardi nell’approvazione del regolamento sono preoccupanti”.

Non usa mezzi termini anche il vice presidente della Commissione europea Frans Timmermans che ha parlato di strumentalizzazione della guerra in Ucraina per annacquare le proposte e spaventare gli europei facendogli credere che sostenibilità significhi meno cibo.
Ad una richiesta di commento, una portavoce della Commissione europea ci ha risposto che Bruxelles è aperta a collaborare con Consiglio e Parlamento europeo per garantire un approccio giusto ed equo al raggiungimento di questi obiettivi, prendendo anche in considerazione “metodologie alternative”. La
commissaria Stella Kyriakides, responsabile della strategia Farm to Fork, ha annunciato che la Commissione prenderà in considerazione la richiesta del Consiglio europeo di ulteriori dati e analisi sugli impatti del regolamento.

Per quanto riguarda i progressi raggiunto fino ad oggi a livello europeo, i dati relativi al 2020 mostrano una riduzione del 14% nell'uso e nel rischio dei pesticidi chimici rispetto al 2017. Per le sostanze più pericolose si registra una riduzione del 26%.

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