Nella bozza finale della COP27 non c’è traccia di una graduale eliminazione dei combustibili fossili. Neanche del metano, potente gas a effetto serra, che è stato menzionato anche nella fallimentare proposta statunitense sul controllo più efficiente delle emissioni fuggitive nel settore oil&gas. Tentativo inserito nel cosiddetto Methane Pledge, un accordo lanciato l’anno scorso ai negoziati di COP26 per ridurre le emissioni globali di metano del 30% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2020.

Avendo un potenziale di riscaldamento 80 volte più potente dell’anidride carbonica nell’intrappolare il calore in tempi brevi, ridurre l’uso del metano è considerato dall’European Environment Agency (EEA) una delle chiavi per mitigare più velocemente il cambiamento climatico. È quanto emerge dall’aggiornamento Methane emissions in the EU: the key to immediate action on climate change dell’agenzia sul trend di decrescita delle emissioni di CH4 in Europa.

Le emissioni di metano diminuiscono ma non basta

Secondo gli ultimi dati ufficiali disponibili, in Europa le emissioni di metano sono diminuite del 36% rispetto ai livelli del 1990, una tendenza al ribasso che dura da 30 anni. Le maggiori riduzioni delle emissioni si sono verificate nell'approvvigionamento energetico delle industrie, nelle emissioni fuggitive (emissioni disperse o non catturate con un-65%), e alle voci rifiuti (-37%) e agricoltura (-21%).

Tuttavia per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione europei del 2030 e 2050, secondo l’Agenzia europea dell’ambiente sarebbero necessari maggiori sforzi globali, poiché le concentrazioni di CH4 stanno aumentando rapidamente nell’atmosfera. Secondo il sesto rapporto di valutazione (AR6) del gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici (IPCC, 2021), quasi la metà del riscaldamento globale totale dai livelli preindustriali è dovuto a concentrazioni più elevate di metano.
Secondo le stime dell'Agenzia Internazionale dell'Energia, le emissioni globali annue di CH4 sono pari a 570 milioni di tonnellate e includono fonti naturali (40% delle emissioni) ed emissioni da attività umane (60%).

C’è quindi il bisogno di ridurre le emissioni nei settori più critici. Ciò che viene raccomandato dall’EEA è una diminuzione del numero di animali da allevamento e una maggiore efficienza nel settore agricolo; riduzione di attività di estrazione del carbone e post-estrazione ed efficientamento delle reti di oleodotti e gasdotti.
Per quanto riguarda i settori più legati all’economia circolare, il briefing propone un miglioramento dei processi di riciclo e compostaggio per esempio della FORSU (frazione organica dal rifiuto urbano), o con il conseguente recupero energetico dalla termovalorizzazione. E per i rifiuti che finiscono in discarica si consiglia il recupero di gas derivato dalla decomposizione organica dei materiali.

La strategia europea sul metano

Sono disponibili diverse opzioni politiche e tecnologie per ridurre le emissioni di CH4 e migliorare la sicurezza energetica europea. Ovviamente le politiche da sole non saranno sufficienti per stare entro i limiti dell’aumento di temperatura di 1,5°C dai livelli pre-industriali, dal momento che il vecchio continente rappresenta solo il 4-5% di quelle di metano.

Tuttavia, per ridurre queste emissioni c’è già una strategia sul metano europea (che copre i settori dell'energia, dell'agricoltura e dei rifiuti) a cui si aggiungerebbe la proposta da parte di Bruxelles di una Methane Regulation, che però è ancora bloccata in Parlamento.
Nell'ambito della strategia la Commissione europea mira a tagliare le emissioni del settore energetico attraverso strumenti di misurazione, comunicazione e verifica obbligatorie basandosi sulla
metodologia dell'Oil and Gas Methane Partnership delle Nazioni Unite

Un altro fattore chiave di mitigazione è il rilevamento e riparazione periodica obbligatoria delle infrastrutture per limitare le perdite di CH4, le cosiddette methane leaks tanto care agli statunitensi.
Nella proposta si parla anche di
divieto di venting (rilascio controllato di gas tra cui il metano) e gas flaring (pratica che consiste nel bruciare senza recupero energetico il gas naturale in eccesso estratto insieme al petrolio), limitandoli a circostanze inevitabili e rigorosamente definite.

Anche preparare un inventario di pozzi e miniere chiusi o dismessi e adottare un piano di mitigazione per le loro emissioni può essere un’azione significativa. È previsto inoltre un obbligo di reporting per gli importatori di energia da combustibili fossili nel fornire informazioni sulle attività di monitoraggio, misurazione e abbattimento delle emissioni di metano al di fuori dei confini europei, con una clausola di revisione nel 2025 che prenderà in considerazione misure più stringenti sulle importazioni di energia fossile.

Immagine: Ryan Song (Unsplash)