“Per avere un impatto reale e risolvere i problemi attuali più urgenti, abbiamo bisogno di imprenditori.” È questo il mantra che continuano a ripetere da anni Siemen Cox e Wouter Veer, ideatori e fondatori della Rivoluzione blu iniziata e tuttora in corso a BlueCity, nel cuore di Rotterdam. 

Se Amsterdam è in costante lotta con problemi di spazio e di affitti, a Rotterdam lo spazio non manca. BlueCity ne è uno degli esempi più evidenti. Metri e metri di spazi riscattati dall’abbandono per arrivare a essere oggi un vero e proprio parco giochi per aziende innovative e perno della trasformazione circolare della seconda città olandese. 

Si respira aria di sperimentazione costante nei 12.000 metri quadrati dell’ex acqua-park Tropicana, struttura architettonica iconica per la città e sogno di migliaia di bambini e famiglie negli anni ’90, abbandonata e poi ripensata, riprogettata, ricostruita e riaperta parzialmente a fine marzo 2017 come incubatore di aziende e uffici circolari.

 

Wouter Veer

 

La riqualificazione, condotta sotto la guida delle aziende olandesi Coup, Superuse Studios e Workspot, è stata fatta usando per il 90% materiali trovati all’interno della stessa Tropicana o provenienti da edifici abbandonati nell’area circostante. Come le cornici di legno di cedro rosso che sono state riutilizzate e attraverso un lavoro di incastri su due piani oggi separano le postazioni lavorative di BlueCity e, al tempo stesso, permettono di ammirare il panorama sul fiume Mosa. Per il restante 10% della ristrutturazione sono stati scelti materiali riutilizzabili e sostenibili. Questo recupero di materiali è risultato in un risparmio di 60 tonnellate di C02 rispetto alle emissioni prodotte in un tradizionale processo di costruzione realizzato usando materiali nuovi. 

 

 

La rigenerazione però non è costata meno rispetto al costruire un nuovo edificio. La principale ragione? Le tasse…

Come illustra Sabine Biesheuvel, cofondatrice e managing director di BlueCity: “È assurdo che un edificio realizzato con il 90% di materiali riciclati sia più costoso rispetto a un edificio fatto con materiali nuovi”. Secondo Biesheuvel è necessario cambiare il sistema fiscale, spostando le tasse dalla manodopera alle materie prime e al consumo.

 

Sabine Biesheuvel. Credits: Daphne van Drenth

 

Al di là del costo economico e dell’impatto ambientale, la trasformazione è in corso. Dove prima si trovava la discoteca Club Tropicana oggi sorgono uffici e sale conferenze; i laboratori al piano interrato hanno preso il posto degli ex spogliatoi della piscina, mentre l’Aloha Bar con terrazza sulla Mosa è collocato tra ex vasche e scivoli. Si sta ora lavorando al rinnovamento della “cupola”, la parte più iconica di BlueCity, ma è un processo che richiede tempo e soldi. L’apertura ufficiale al pubblico è programmata per marzo 2019.

 

Le aziende

“Servono cervelli, tanto coraggio e un piano divertente e di rottura radicale per sviluppare un mondo in cui i rifiuti diventano preziosi.”

Tra vecchi scivoli, piastrelle, sassi e piante decorative, reminiscenze di quello che l’acqua-park Tropicana fu, si sono insediate negli ultimi cinque anni tante start-up, oggi sono in tutto 25, che hanno come minimo comune denominatore l’essere impegnate nella Rivoluzione blu teorizzata da Gunter Pauli. Si lavora, quindi, con i materiali a disposizione a livello locale, basandosi sulla collaborazione e non sulla competizione, e generando diversi flussi di entrate, utilizzando gli output di un processo come input per un’altra azienda. Si tratta di un continuo lavoro di creazione di rete e di connessione di attori locali con l’obiettivo di creare innovazione e lavoro, guardando ai rifiuti come merce e creando capitale sociale senza impoverire l’ambiente. 

 

 

BlueCity accoglie start-up impegnate nel riutilizzo di materiali come Better Future Factory, studio ingegneristico di design focalizzato sulla creazione di progetti (come Perpetual Plastic) e start-up (come Refil) che danno vita a nuovi oggetti da scarti di plastica e imballaggi o a filati riciclati di vari colori per stampanti 3D.

Alla base del lavoro di Okkehout, invece, c’è la seconda vita del legno. I pali da ormeggio, che hanno avuto una prima vita nelle acque della Mosa e che periodicamente devono essere sostituiti per ragioni di sicurezza, sono lavorati e trasformati da Okkehout in tavoli e altri oggetti da arredo, spesso modulari. Sono gli stessi tavoli e arredi che si possono utilizzare e ammirare negli spazi e nelle sale di BlueCity, trattati utilizzando la cera d’api dell’azienda apistica presente nella struttura.

Numerose sono le start-up e le aziende che lavorano nella produzione e valorizzazione del cibo. Come Spireaux, che produce l’alga spirulina come proteina alimentare o UglyFoodRescuers Club impegnata a ridurre lo spreco di cibo e servire il cibo recuperato durante gli eventi ospitati a BlueCity e all’Aloha Bar. 

Vet&Lazy è il birrificio situato nel seminterrato di BlueCity che riutilizza spezie di altre lavorazioni (per esempio chicchi di caffè dell’Aloha Bar) e mette in circolo i propri output, come il malto d’orzo usato che diventa ingrediente per la produzione di granola e l’acqua di raffreddamento che è conservata e riutilizzata in altri processi all’interno di BlueCity.

Fruitleather Rotterdam è, invece, impegnata nel convertire gli scarti della frutta, per esempio la buccia del mango, in materiali similpelle duraturi e resistenti utilizzabili nella moda o nell’arredamento.

Tutte queste start-up, tuttavia, non sarebbero a BlueCity senza Rotterzwam e la creatività del suo fondatore Siemen Cox, il primo a vedere in Tropicana uno spazio a disposizione per la sperimentazione. 

Dopo aver valutato l’acquacultura e l’agricoltura verticale, Cox ha visto nel seminterrato umido della vecchia piscina il posto ideale per coltivare funghi. Dal 2013, con Mark Slegers, ha dato vita a Rotterzwam, azienda che raccoglie fondi di caffè da bar e ristoranti della città e, partendo da questi, coltiva funghi che vengono poi venduti a ristoranti e panetterie per produrre le bitterballen, tipico snack olandese, al ragù di funghi. La coltivazione e produzione di funghi dai fondi di caffè è accessibile a tutti. Chiunque può acquistare il kit per coltivare a casa il Pleurotus ostreatus, seguendo i semplici tutorial online dell’azienda.

Sempre nell’ottica di sfruttare i flussi in uscita da una produzione come risorse, il diossido di carbonio prodotto dai funghi aiuta Spireaux a produrre alghe, mentre vanno a Rotterzwam gli scarti organici dell’Aloha Bar, che a sua volta serve le bitterballen ai funghi ai clienti.

Trasformare una vecchia piscina in un centro di sperimentazione e innovazione non è stato – e non è – facile. Nel 2013 la polizia ha fatto irruzione in Tropicana, nei locali di Rotterzwam, pensando coltivassero funghi illegali e dovendo, invece, prendere atto che i funghi prodotti fossero edibili e legali. A maggio 2017 un incendio è scoppiato nei locali sotterranei di BlueCity causando gravi perdite di materiali e attrezzature. All’incendio è seguita, però, una campagna di crowdfunding che ha raccolto in due mesi 22.000 euro da parte di 470 finanziatori, oltre alla donazione di frigoriferi, telefoni e altre attrezzature.

Nella nascita di BlueCity, inoltre, non è da sottovalutare il ruolo pubblico e la volontà di supportare soluzioni originali e dirompenti. Lo stesso comune di Rotterdam ha capito nel tempo il valore e l’impatto del progetto BlueCity, mostrando flessibilità sulle innovazioni e le sperimentazioni introdotte in un edificio che sulle carte era una piscina. Gemeente Rotterdam è stato un attore importante al momento nel passaggio di proprietà della piscina. Tropicana, infatti, costruita nel 1988 e chiusa al pubblico nel 2010, voleva essere trasformata da altri acquirenti in albergo, ristorante o campi da tennis. Dopo mesi di incontri con istituzioni, possibili partner e fondi, nell’ottobre 2015 Tropicana ha iniziato ufficialmente la transizione verso BlueCity. Nel corso di un’asta pubblica (Roger Lips, il proprietario precedente, aveva dichiarato fallimento) la vecchia piscina è stata acquistata per un milione e 700.000 euro dalla fondazione iFund, con a capo Wouter Veer, impact investor e centrale attore finanziario nell’operazione.

 

 

Il Lab del futuro

In questa città circolare modello in cui gli imprenditori connettono i propri flussi in uscita e trasformando i rifiuti in una materia prima preziosa, un ruolo importante è ricoperto dal BlueCityLab dove si sperimentano e si sviluppano i materiali. Essendo tutto partito dai funghi, BlueCityLab sta inevitabilmente sperimentando con il micelio per sviluppare materiali per imballaggi sull’esempio dell’americana Ecovative. 

Il Lab si trova nei vecchi spogliatoi della piscina e consiste in un laboratorio umido e in uno asciutto. Grazie a questa particolare combinazione, unica nei Paesi Bassi, i materiali possono crescere nel laboratorio umido ed essere poi trasformati nel prodotto finale nel laboratorio asciutto. Così nel Lab si può sviluppare e produrre materiale da imballaggio dai miceli dei funghi o pelle di kombucha (materiale fermentato fatto da batteri e lieviti) colorata con inchiostro prodotto dai batteri.

 

 

In quanto incubatore di start-up e laboratorio, BlueCity è animato da corsi di formazione, programmi di accelerazione, challenge rivolte al pubblico di giovani e innovatori ed eventi come la Living University, incontro annuale dei pionieri dell’economia blu, tenutosi qui lo scorso ottobre.

Per conoscere il futuro, insomma, vale la pena fare un salto a BlueCity, il laboratorio che sempre di più sta trasformando Rotterdam, la Manhattan sulla Mosa, la New York d’Europa, la città di Erasmo, ma soprattutto, il più grande porto europeo, minacciata dall’innalzamento delle acque (si trova a sei metri sotto il livello del mare), in un terreno di sperimentazione e innovazione pronta a diventare una città resiliente e a prova di futuro.

 

 

BlueCity, www.bluecity.nl

Blue economy, www.theblueeconomy.org

Rotterzwam, www.rotterzwam.nl

Ecovative, www.ecovativedesign.com

The Living University, www.living-university.com