Il mondo sta producendo una quantità record di rifiuti di plastica monouso fabbricata con polimeri di origine fossile. Nonostante gli sforzi globali e le alleanze tra multinazionali dell’industria del packaging per ridurre l'inquinamento da plastica e le emissioni di carbonio, il report Plastic Waste Makers Index ha calcolato che nel 2021 sono state generate 139 milioni tonnellate di rifiuti in plastica usa e getta. Sono 6 milioni le tonnellate in più rispetto al 2019, anno in cui è stato pubblicato il primo indice redatto dalla fondazione filantropica Minderoo. La lista delle prime 20 aziende petrolchimiche che producono la maggiore quantità di polimeri vergini rimane di fatto invariato rispetto al paper precedente.

Poco riciclo, tanti polimeri vergini

Il rapporto ha rilevato che i rifiuti di plastica prodotti durante questi due anni equivalgono a quasi un chilogrammo in più per ogni persona sul pianeta, un aumento guidato dalla domanda di imballaggi flessibili come pellicole e bustine.

Il riciclo meccanico di plastiche, oltre ad evitare la dispersione in ambiente di materia, riduce le emissioni del 30/40% rispetto alla produzione di plastica vergine. Secondo gli autori dello studio però non riesce a scalare abbastanza velocemente rimanendo solamente un'attività marginale per il settore della plastica. Tra tutti i polimeri e le diverse tecnologie si prevede che entro il 2027 la capacità di riciclo aumenterà solo di 3 milioni di tonnellate.

Durante il biennio 2019-2021, la crescita delle materie plastiche monouso prodotte da polimeri vergini è stata 15 volte superiore a quella da materie prime riciclate. Protagonisti di questo aumento di plastica fossile usa e getta sono state le aziende petrolchimiche ExxonMobil, Sinopec e Dow, che occupano le prime tre posizioni per tonnellate prodotte. Secondo Carbon Trust e Wood Mackenzie, le 20 compagnie menzionate nel report hanno generato circa 450 milioni di tonnellate di emissioni di gas serra, circa la stessa quantità di emissioni totali del Regno Unito nel 2020.

Le politiche globali per combattere l’inquinamento da plastica

Negli ultimi anni, diversi governi di tutto il mondo hanno annunciato politiche per ridurre il volume della plastica monouso, vietando prodotti come cannucce monouso, posate, contenitori per alimenti, cotton fioc, sacchetti e palloncini. Un esempio lo ha dato l’Unione europea introducendo la direttiva SUP, a luglio la California è stata il primo Stato americano ad annunciare obiettivi di riduzione del 25% della vendita di imballaggi in plastica entro il 2032. A dicembre, il Regno Unito ha esteso l'elenco degli articoli vietati includendo vassoi monouso, bastoncini per palloncini e alcuni tipi di tazze e contenitori per alimenti in polistirolo. Divieti sono in vigore, tra gli altri, anche in Australia e in India.

Per fermare l'inquinamento da plastica, lo scorso dicembre in Uruguay è stato avviato il primo ciclo di negoziati per uno strumento internazionale giuridicamente vincolante (ILBI). Diversi Paesi, tra cui l’UE, hanno proposto che l’ILBI includa un tetto alla produzione e al consumo di plastica complessivo. Ma per avere successo il trattato dovrà evitare che gli Stati possano usare il veto e bloccare il processo decisionale.

Immagine: Envato Elements