C’è molto presente nel futuro circolare di CONOU. È questa la sensazione che si avverte sfogliando il corposo report di sostenibilità presentato a Roma dal Consorzio nazionale oli minerali usati nella splendida terrazza della Fondazione Civita. Dal rapporto emerge che la filiera della rigenerazione dell’olio lubrificante usato conferma gli ottimi risultati degli anni precedenti, con il 98% di olio rigenerato su 181mila tonnellate raccolte.
“I processi di circolarità per l’uso efficiente delle risorse nello sviluppo di tecnologie e know-how organizzativo applicati da CONOU hanno permesso di creare una catena di valore per l’ambiente, l’economia e la salute umana senza eguali in Europa”, ha detto con orgoglio Riccardo Piunti, presidente del CONOU durante l’evento Futuro Circolare. “Grazie al ruolo svolto dal consorzio come bilanciatore, arbitro e controllore della sua filiera di 60 aziende sul territorio nazionale, neppure una goccia di questo rifiuto pericoloso viene dispersa nell’ambiente, ma tutto viene rigenerato e trasformato in una nuova preziosa risorsa”.

Sostenibilità e circolarità da raccontare con trasparenza

Nel 2022, dalle 181mila tonnellate di olio usato (totalità del raccoglibile), CONOU ha prodotto 118mila tonnellate di nuove basi lubrificanti e oltre 38mila tonnellate di bitumi e gasoli.
A questa rigenerazione non conseguono solo numerosi benefici ambientali come le 64mila tonnellate di CO2 equivalente non immesse in atmosfera; il 29% di acqua risparmiata, la riduzione del 77% di consumo suolo o l’abbattimento del 91% dell’incidenza di malattie dovuta all’emissione di particolato. L’anno 2022 ha portato anche effetti positivi in ambito economico e sociale, con un risparmio di circa 130 milioni di euro sulla bolletta per importazioni di greggio evitate e, includendo l’indotto, l’occupazione di 1216 persone all’interno della catena del valore.
Tutto ciò è frutto dell’impegno di una rete capillare di raccoglitori che ha ritirato l’olio usato da circa 103mila siti tra officine e industrie, distribuiti su tutto il territorio nazionale, e delle due aziende di rigenerazione che danno i loro contributo decisivo alla chiusura del cerchio.

Sostenibilità e circolarità sono due concetti credibili solo se poi si possono verificare attraverso standard internazionali certificati. “È importante sottolineare come la sostenibilità debba essere raccontata tramite metriche e standard riconosciuti”, dice Monica Palumbo di Partner Deloitte Sustainability, che con il suo team ha lavorato alla redazione del report. “Nonostante le novità che si presentano annualmente in ottica di standard e certificazioni, CONOU si è distinta per trasparenza sia a livello nazionale che internazionale”.
“La nostra base di riferimento è stata la Global Reporting Inititaive – ha aggiunto Roberto Giacomelli di Ernst & Young del dipartimento Climate Change and Sustainability Services – Si tratta di uno standard di rendicontazione sulle performance di sostenibilità aziendali. In Europa le rendicontazioni non finanziarie sono sempre più diffuse e cominciano ad avere caratteristiche e metriche che facilitano la comparabilità”.
Il Rapporto fa dunque del CONOU una “casa di vetro” e restituisce un quadro trasparente ed esauriente, includendo tutti gli indicatori di sostenibilità ambientale, sociale, economica: dal consumo di risorse alla salute e sicurezza, dalla governance alla parità di genere, dalla coesione al coinvolgimento degli stakeholder.

La raccolta degli “autisti” di CONOU

Nel 2022 le imprese del consorzio CONOU confermano un tasso di rigenerazione vicino al 100% sul totale dell’olio raccolto. Numeri eccezionali, soprattutto se si considera che a livello europeo mediamente si rigenera appena il 61% dell’olio usato e una grande parte di esso viene bruciata.
La leggera diminuzione della quantità di olio raccolto rispetto al 2021 è in linea con il trend nazionale che ha visto una progressiva riduzione del consumo di oli lubrificanti (-41% dal 2000 al 2022), principalmente dovuta all’evoluzione tecnologica e, per il comparto industriale, anche al rallentamento della produzione industriale, alla crisi pandemica e al conflitto russo-ucraino.

Delle 181mila tonnellate raccolte nel 2022, ben 86mila (47% del totale) sono derivate dalla cosiddetta micro-raccolta, ossia da quei prelievi di piccoli quantitativi di olio usato che, pur non sempre remunerativi, vengono però recuperati (sempre a titolo gratuito) grazie ai sistemi contrattuali che legano i concessionari raccoglitori al CONOU.
Il presidente Riccardo Piunti li chiama gli autisti, coloro che conoscono tutto delle piccole o grandi officine dalle quali vanno a ritirare l’olio esausto. “I punti di prelievo possono anche essere luoghi impervi dove non è sempre facile aspirare l’olio con le apposite attrezzature. Il nostro autista deve instaurare un rapporto personale con il ‘meccanico del villaggio’ in modo da creare le condizioni per effettuare una raccolta efficiente ed efficace”-

Se la raccolta è importantissima nell’attività del consorzio, fondamentale è anche la rigenerazione, perché è grazie agli impianti tecnologicamente evoluti che si assicura una qualità dei lubrificanti pari a quelli prodotti in modo tradizionale dal petrolio. “I nostri autisti vengono anche formati per giudicare la qualità dell’olio raccolto e consigliare l’officina su come migliorare lo smaltimento evitando contaminazioni – spiega a Materia Rinnovabile Franco Venanzi, presidente dei raccoglitori oli minerali usati (ANCO) - in questo modo possiamo assicurare a chi gestisce gli impianti di rigenerazione un’ottima base per produrre olio di grande qualità”.

Immagine: Dan Cristian Padure (Unsplash)