Ad appena tre settimane dalle elezioni europee i francesi torneranno al voto per le elezioni legislative nel doppio turno del 30 giugno e del 7 luglio. Il presidente francese Emmanuel Macron ha preso la decisione di sciogliere l’Assemblea nazionale dopo che la coalizione Besoin d’Europe (guidata dal suo partito Renaissance) ha conseguito il 15,2% dei consensi a fronte del 31,5% ottenuto dal Rassemblement National dell’estrema destra di Marine Le Pen e Jordan Bardella.

La sconfitta dei Verdi francesi

In Francia, una delle sconfitte più nette delle recenti elezioni europee è stata quella dei Verdi, che hanno conquistato il 5,50%, corrispondente a 5 euroseggi. Nel 2019, all’apice della parabola del movimento dei Friday for Future, avevano ottenuto il 13,5% dei voti (corrispondenti a 12 euroseggi), risultando la terza coalizione d’Oltralpe. Se a livello europeo il voto verde è passato dal 9,8% al 7,08% (con un numero di seggi che è sceso da 74 a 51), in Francia i consensi sono più che dimezzati, così come la rappresentanza transalpina all’europarlamento.

Per Les Écologistes si è trattato di una vera e propria doccia fredda, soprattutto alla luce di un percorso politico che ha visto il partito verde guidato da Marine Tondelier assumere un approccio intersezionale, capace di andare ben oltre le lotte strettamente ambientali: dal pacifismo alla lotta alla povertà, dal no al nucleare alla difesa dell’istruzione e della sanità pubblici. Inoltre, lo scorso 30 maggio, il Senato francese aveva adottato una proposta di legge per proibire, a partire dal 2026, la fabbricazione, l’importazione e la vendita di alcuni prodotti destinati al consumo contenenti i PFAS. Al fine di esporre i pericoli e di rilevarne la presenza nel nostro organismo, Les Écologistes avevano effettuato una serie di test rintracciando la presenza di questi “inquinanti eterni” nell’80% delle acque prelevate a campione. Questo importante risultato nella Camera alta, però, non si è tradotto in voti al momento della consultazione elettorale europea.

Il clamoroso successo del Rassemblement National e la débâcle della coalizione facente capo al presidente Macron hanno avuto un effetto immediato sulla sinistra francese. Il Partito Socialista, France Insoumise, il Partito comunista francese, Place publique, Sinistra repubblicana e socialista, Nuovo partito anticapitalista e Sinistra ecosocialista, insieme a Les Écologistes hanno deciso di coalizzarsi nel Nouveau Front Populaire ispirato a quello che nel 1936 portò al governo Léon Blum ottenendo una serie di successi per i lavoratori. L’idea di costruire un fronte unitario gauchista nasce da una mera constatazione numerica: la somma delle percentuali ottenute da questi partiti alle europee sarebbe stata superiore a quella del Rassemblement National di Le Pen e Bardella.

Il programma del Nouveau Front Populaire

In vista del doppio turno del 30 giugno e del 7 luglio, il Nouveau Front Populaire ha presentato ai potenziali elettori un programma unitario in grado di rispondere “alle urgenze sociali, ecologiste, democratiche e per la pace”, di rappresentare una discontinuità rispetto alla politica di Macron e un argine nei confronti del “progetto razzista e di distruzione sociale dell’estrema destra”.

In caso di vittoria, il Nouveau Front Populaire ha l’ambizione di adottare, nelle prime due settimane di governo, 20 atti di rottura per rispondere alle urgenze sociali, su tutti il blocco dei prezzi dei beni alimentari di prima necessità, dell’energia e dei carburanti, l’abrogazione dell’innalzamento dell’età pensionabile a 64 anni, la moratoria sui grandi progetti di infrastrutture autostradali, la regolazione delle risorse idriche, il rilancio dell’edilizia sociale, la proposta della gratuità totale per la scuola, la pianificazione di una strategia per evitare la saturazione degli ospedali nella stagione estiva. In seguito a queste misure d’urgenza prese per decreto, nei primi 100 giorni lavorerebbe a cinque pacchetti legislativi per intervenire strutturalmente su salari, salute, educazione, finanza e ambiente.

Per migliorare il potere d’acquisto, la proposta è di abolire la tassa del 10% sulle bollette dell’energia e l’aumento programmato del prezzo del gas dal 1° luglio e di indicizzare i salari sull’inflazione. In ambito sanitario l’intenzione è di avviare un piano pluriennale di reclutamento di medici, infermieri, badanti e amministrativi e di distribuire sul territorio professionisti del settore sanitario in modo da arginare il fenomeno dei deserti sanitari. 

Le proposte in ambito educativo prevedono la riduzione degli effettivi per classe al di sotto delle 19 unità della media europea, la modulazione delle dotazioni degli stabilimenti scolastici in funzione degli obiettivi di diversità sociale, una serie di investimenti per la rivalorizzazione delle griglie salariali, dei locali scolastici e dei servizi di accompagnamento degli alunni in situazione di handicap. In campo finanziario le priorità sono la progressività dell’imposta sui redditi in 14 scaglioni, l’eliminazione della flat tax e delle scappatoie fiscali inefficienti e ingiuste, la riforma dell’imposta di successione e l’istituzione di una tassa chilometrica sui prodotti importati.

Per una legge sulla pianificazione ecologica

Grazie alla matrice ecologista della maggior parte dei partiti che fanno parte del Nouveau Front National, la legge sulla pianificazione ecologica è la più articolata fra le cinque inserite nel programma per i primi 100 giorni di governo. Accanto all’approvazione di una legge sul clima e l’energia e all’assunzione della regola verde (non prendere alla natura più di quanto essa non possa rigenerare) come principio-guida di ogni provvedimento di natura ambientale, il programma di governo gauchista prevede l’implementazione di un piano climatico mirato alla neutralità del carbonio entro il 2050, il rafforzamento della produzione di energia rinnovabile, il sostegno ai lavori di ristrutturazione energetica delle abitazioni (parziale per tutti, totale per le famiglie a basso reddito), gli interventi di efficientamento energetico degli edifici pubblici, la pianificazione di una strategia per fare della Francia la leader europea nell’eolico offshore e nello sviluppo dell’energia prodotta dalle maree, lo stop alla privatizzazione delle dighe idroelettriche.

Nell’orientamento di coloro che si recheranno alle urne potrebbero giocare un ruolo determinante i risultati ottenuti a livello locale dai molti sindaci appartenenti a Les Écologistes: da Grégory Doucet (Lione) a Pierre Hurmic (Bordeaux), da Jeanne Barseghian (Strasburgo) a Emmanuel Denis (Tours), da Anne Vignot (Besançon) a Eric Piolle (Grenoble). Al cospetto della liquefazione delle forze di centro, l’unico argine all’avanzata dell’estrema destra sembra essere questa confederazione di partiti di sinistra. Viene da chiedersi quanto il timore dell’onda nera sull’Hexagone e le urgenze delle crisi socio-ambientali riusciranno a garantire la tenuta di questo eterogeneo mosaico politico.

 

Immagine: Rodrigo Kugnharski, Unsplash