CONOU ha una storia lunga ed interessante. Un consorzio con ben 37 anni di vita, con la missione di raccogliere un rifiuto pericoloso, l'olio usato proveniente dai motori delle autovetture ma anche dal comparto industriale – questi due settori si dividono al 50 per cento il consumo di lubrificanti – e dargli nuova vita. Economia circolare ben prima che esistesse persino il termine. Materia Rinnovabile ha intervistato il presidente Paolo Tomasi, autore del libro “Cercando l’ultima goccia” (Edizioni Ambiente), per fare il punto sulla situazione di emergenza e sulla resilienza del consorzio.

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Il CONOU, Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati , ha dei risultati che in tutta Europa invidiano. Quanto olio lubrificante rigenerate?
Ad oggi abbiamo raccolto 6 milioni di tonnellate di olio usato avviandone a rigenerazione 5,3 milioni. Del rimanente, una parte è usata nella combustione, mentre la parte non più recuperabile viene termodistrutta, evitando un danno all'ambiente. Dalla rigenerazione non otteniamo soltanto un olio base, che diventerà un nuovo olio lubrificante, ma anche dei prodotti energetici quali bitume e gasolio. La rigenerazione di olio usato, per l'Italia, in termini di importazione di prodotti energetici, corrisponde ad un risparmio economico di circa 3 miliardi di euro. Produciamo ogni anno un terzo del fabbisogno nazionale.

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Il vantaggio per l'ambiente?
Abbiamo risparmiato 2.6 miliardi di metri cubi di acqua. Non abbiamo utilizzato la materia prima – greggio – per 7,4 milioni di tonnellate, evitando così una dispersione in atmosfera di circa un milione e mezzo di tonnellate di CO2 (l'equivalente delle emissioni di un anno di 260mila veicoli). Infine anche l'uso di suolo: 9 mila ettari in meno. In Italia abbiamo fatto meglio di qualsiasi paese in Europa, inclusa la Germania: quasi il 100% delle quantità di olio usato raccoglibile – in percentuale vuol dire 46% del totale prodotto, mentre in Europa in media non si arriva al 41%. Un risultato estremamente importante.

Come sta cambiando la raccolta in questa fase di rallentamento di tutti i processi a causa della crisi COVID19?
Ci aspettavamo che durante il lockdown ci sarebbe stata una flessione maggiore nella raccolta dell'olio usato. Noi abbiamo avuto autorizzazione ad operare anche nei momenti di massima chiusura perché le attività di raccolta dei rifiuti hanno continuato a lavorare. Una flessione c'è stata nelle zone di massima restrizione: siamo scesi al 60% delle quantità che si ritiravano normalmente, quindi una contrazione del 40%. Però è una contrazione che sarebbe potuta essere ben superiore.

Come mai? Le imprese italiane hanno prodotto nonostante i divieti?
Tante imprese sono rimaste chiuse ma hanno continuato ad operare svolgendo quelle manutenzioni che possono essere fatte solo quando il sistema è fermo. Quindi con questa operazione si sono liberate delle quantità di olio usato che altrimenti non sarebbero state reimmesse nel sistema, mettendo così le imprese in condizioni di essere pronte a ripartire.

Con la Fase 2 cosa farà il Consorzio?
Molte imprese hanno ripreso l'attività, ma questo non è stato ancora riscontrato nella raccolta. Queste sono le fasi di isteresi della ripartenza. Dunque parte la raccolta provvisoria delle imprese, mentre il Consorzio sarà chiamato a raccogliere gradualmente i serbatoi una volta pieni. Contiamo di arrivare all'80% nel mese di giugno. La normalità tornerà solo il prossimo autunno.

Perché in Europa non ci sono consorzi che hanno risultati paragonabili a CONOU?
La cultura del recupero in Italia è nata molti e molti anni fa. Noi importiamo specialmente i prodotti energetici, per questo il nostro paese, prima degli altri stati europei, ha capito che l'olio usato poteva essere recuperato e restituito a nuova vita. Il trattamento di rigenerazione è andato sempre più assumendo aspetti tecnologici sofisticati, al punto da arrivare a produrre un olio di grado 2 (termine che esprime l’indice di viscosità di un olio lubrificante, cioè la sua capacità di resistere ai cambiamenti della temperatura del motore, mantenendo le proprie caratteristiche, offrendo buone performance, nda). Il processo di rigenerazione degli oli usati è in grado di restituire basi lubrificanti che consentono la produzione di oli con caratteristiche simili o superiori agli oli di prima raffinazione.
Questo ci posiziona in avanti rispetto all'Europa. Oggi con le nuove tecnologie siamo alla terza generazione di sistemi di raccolta. Abbiamo operato bene sui territori, con una presenza molto radicata.

Un vantaggio italiano anche dal punto di vista tech?
Le tecnologie di rigenerazione italiane sono state esportate nel mondo. Quando ero in ENI mi occupavo di questo. Abbiamo fatto, ad esempio delle operazioni in Indonesia dove la tecnologia italiana ha realizzato un sistema di raccolta e di rigenerazione, oggi molto attivo.

Come è strutturato proprio il modello di raccolta CONOU?
Raccogliamo intorno alle 200mila tonnellate di olio, di cui il 65% in Nord Italia. La restante parte al Centro, al Sud e nelle Isole. Quindi c'è una concentrazione dove è la principale presenza dell'industria italiana. Ci sono 70 imprese concessionarie che fanno raccolta, più qualche raccoglitore indipendente. Poi ci sono le raffinerie di rigenerazione. L'impianto più importante è in provincia di Lodi: lavora fino a 120 mila tonnellate di oli (una grossa percentuale dei 200mila tonnellate complessive). Le altre due realtà oggi operative si trovano collocate a Ceccano in provincia di Frosinone e a Napoli. Questa distribuzione geografica degli impianti agevola i trasporti, facendo circolare meno autobotti possibili.

La legislazione italiana vi ha agevolati?
Negli anni '70 era già stata approvata un'esenzione parziale di imposta sul lubrificante del 50% per favorire la rigenerazione. Oggi la legge ha escluso la riduzione di imposta favorendo però la realizzazione di un'aggregazione di filiera, che al proprio interno genera quella quantità monetaria che serve a sostenere il sistema. Vale il concetto che chi inquina paga: coloro che producono lubrificanti forniscono le risorse necessarie per mantenere in piedi un sistema di raccolta e di rigenerazione. Questo ci permette di superare anche momenti nei quali la rigenerazione di olio usato per fare un nuovo lubrificante diviene fuori mercato.

Oggi è uno di quei momenti: il valore del greggio è di circa 23 dollari al barile.
In questa situazione lavorare l'olio usato non conviene in pratica. E costa di più la raccolta e la rigenerazione. Se non ci fosse CONOU a fare da compensazione di queste attività, sostenendo il pareggio di bilancio, non sarebbe conveniente. Questa direi è stata la trovata del legislatore.

Uno dei vostri mandati è quello di fare comunicazione ed educazione...
Anche in questo caso è una legge che ci dice che prima di raccogliere dobbiamo comunicare la pericolosità del rifiuto e l’importanza della rigenerazione. Abbiamo iniziato con la campagna itinerante "Circoliamo", che ha portato nelle piazze delle città italiane attività di informazione ed educazione ambientale per grandi e piccoli. Poi abbiamo creato Scuola Web Ambiente, un progetto nazionale in cui le classi gareggiavano online, proponendo idee per la tutela del proprio territorio. Oggi abbiamo lanciato una app (su Apple store e Google Play), Green League, realizzata con supporto scientifico di Legambiente, dove giovani e meno giovani, possono divertirsi imparando. Perché è importante far conoscere a tutti le tante possibilità dell'economia circolare.

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