Abbiamo la possibilità di cambiare il corso della nostra storia condivisa grazie a tutte le informazioni che abbiamo raccolto fino a questo momento. Imparando dagli scienziati e dagli esperti possiamo proporre nuove forme di governance e implementare in maniera collaborativa azioni a impatto netto positivo per adattarci più rapidamente.

Conoscere le origini specifiche di un potenziale collasso è il miglior modo per evitarlo.

 

Gli esseri umani come predatori, la natura come preda

 

Sin dalla sua pubblicazione nel 1972 I limiti dello sviluppo ha rappresentato lo standard di riferimento per modellare la crescita esponenziale economica e demografica su un pianeta limitato. Il suo aggiornamento dopo 30 anni ha confermato che le previsioni del 1972 non solo erano accurate, ma che in effetti sottostimavano la situazione. Recentemente è stato pubblicato un modello di previsione più attuale che contempla un più ampio spettro di scenari: il modello Human and Nature Dynamics (HANDY) (Motesharrei, Rivas, Kalnay, 2014). Questo modello delle dinamiche dell’umanità si basa sull’approccio predatore-preda in cui noi siamo i predatori e la natura è la preda (consumata dagli esseri umani).

L’approccio predatore-preda deriva dal regno animale nel momento in cui la popolazione di predatori supera la capacità di carico (entità massima di popolazione di una specie che l’ambiente può sostenere a tempo indeterminato). Questo porta alla denutrizione o alla migrazione dei predatori fino a che la popolazione di prede si sia ripresa.

Questo modello può facilmente essere riportato al genere umano, con la differenza che noi esseri umani siamo in grado di accumulare grandi scorte in eccedenza (descritte più avanti come “ricchezza”). Scorte che esauriamo quando la produzione non copre più il nostro fabbisogno. Per esempio oggi noi stiamo superando la capacità di carico della Terra (consumiamo 80 miliardi di tonnellate di materiali provenienti dalla Terra quando essa è in grado di offrirne solo 50 miliardi), dato che la popolazione umana continua a crescere in maniera esponenziale.

 

Stratificazione economica e accumulo di ricchezze

 

Il modello HANDY si differenzia dai precedenti per la sua maggiore varietà di scenari (scenario 1: società egualitarie; scenario 2: società eque; scenario 3: società inique) e per l’aggiunta di indicatori chiave come:

  • stratificazione economica (“élite”, popolazione ricca, e “cittadini comuni”, popolazione povera, e i corrispondenti pattern di consumo);
  • accumulo di ricchezza (quello che abbiamo appena definito come capacità di creare scorte in eccedenza).

Comprendere l’impatto di queste due componenti – che hanno avuto ripercussioni negative su civiltà precedenti come gli antichi Maya – è essenziale per comprendere come dovremmo muoverci oggi tra gestione dell’inventario, pattern di consumo e, cosa più importante, accesso etico ed equo alle scorte.

Nelle previsioni per “società egualitarie” l’equilibrio può essere raggiunto lentamente quando i cittadini comuni non superano la capacità di carico della Terra. Vivere bene in equilibrio mostra risultati simili nelle “società eque” in cui la crescita è lenta e i salari sono equi. Ma quando l’esaurimento delle risorse supera un certo limite la natura collassa completamente nei tre possibili scenari: società egualitarie, eque e inique. Consumare oltre la capacità di carico porta all’esaurimento delle risorse naturali, come nel caso dell’Isola di Pasqua. Questo viene chiamato Collasso di Tipo-N (esaurimento delle risorse naturali). In questo senso la ricerca evidenzia che oggi non siamo in questa situazione.

 

 La sparizione dei cittadini comuni

 

La configurazione che più si avvicina alla nostra situazione globale non è il collasso della natura. Ora tutti sappiamo che la Terra continuerà lungo il suo percorso di recupero da tutte le forme di esaurimento a lungo termine, oltre qualsiasi orizzonte temporale correlato all’umanità. Il rischio che corriamo oggi è la sparizione della forza lavoro rappresentata dai cittadini comuni. Questo viene chiamato Collasso di Tipo-L (carenza di forza Lavoro).

Nelle società inique (per maggiori informazioni si può fare riferimento all’“Elephant graph of inequality”, il rafforzamento della stratificazione economica tra le classi sociali viene, secondo i ricercatori, “riscontrato frequentemente nelle società collassate in passato”. Essi aggiungono che “la soluzione (vedi figura 2) sembra trovarsi in un percorso sostenibile per un periodo piuttosto lungo, ma, anche attenendosi a un tasso di esaurimento ottimale e partendo con un numero molto ridotto di élite, alla fine le élite stesse causeranno il collasso della società”.

Riassumendo, il rischio che corriamo è di un aumento (attuale) della cattiva gestione delle risorse a causa del consumo diseguale e dell’accesso limitato, in aggiunta all’adattamento ai cambiamenti climatici e alla loro mitigazione.

 

 Le “élite” non sono in una condizione che permette loro di essere lungimiranti

 

I ricercatori hanno accertato chiaramente che “le élite – a causa della loro ricchezza (cioè accesso e controllo delle scorte) – non subiranno gli effetti deleteri del collasso ambientale fino a molto tempo dopo i Cittadini Comuni” (HANDY, 2014). Aggiungono inoltre che “queste riserve di ricchezza permettono alle élite di continuare il business as usual nonostante la catastrofe imminente”.

Come in tutte le organizzazioni della società, chiediamo ai leader di essere lungimiranti per consentire alle persone di poter godere di un futuro più prosperoso. È possibile trovare un equilibrio che prevenga questo collasso dato che abbiamo informazioni sufficienti per guidare la popolazione mondiale lungo un percorso di questo genere:

  • ridurre considerevolmente le diseguaglianze (qui tradotte nell’allargamento della stratificazione economica tra cittadini comuni ed élite in figura 2);
  • ridurre il tasso di crescita della popolazione.

Però il problema che ne deriva è che le élite che beneficiano delle eccedenze e controllano l’accesso alle scorte non possono ricoprire contemporaneamente il ruolo di decisori politici. Sembrerebbe che “i collassi storici sono stati resi possibili dalle élite che sembrano essere inconsapevoli della traiettoria catastrofica” (HANDY, 2014), in riferimento alle civiltà dell’Impero Romano e degli Antichi Maya. Ancora peggio, anche le élite collassano a causa della sparizione dei cittadini comuni.

Ora è chiaro occorre una forma di governance diversa da quella attuale. Coloro che hanno accesso alle eccedenze non sono nella posizione migliore per guidarci verso il nostro futuro comune. La governance per il futuro della civiltà umana dovrebbe piuttosto essere guidata dal gruppo che deve affrontare un rischio di estinzione più alto. Quindi dovremmo ispirarci molto di più a quello che le antiche tribù ci dicono sulle loro tecniche di sopravvivenza in un ambiente ostile, invece che a tutti i mezzi per saccheggiare le loro competenze tecniche per scopi commerciali. Seguire i loro principi dovrebbe essere obbligatorio per le nostre future governance.

 

Economie circolari eque incentrate sulla prosperità della società

 

Con un tale modello delle dinamiche dell’umanità abbiamo in mano il nostro destino, perché un collasso di Tipo-L si può prevenire. 

Però è chiaro che dobbiamo prendere decisioni drastiche riguardo al modo in cui governiamo le nostre società e all’evoluzione delle politiche.

L’economia circolare rappresenta un’eccellente soluzione alla cattiva gestione delle risorse: ci consente di gestire scorte di risorse e flussi di energia rinnovabile con un approccio virtuoso. L’economia circolare imita la Natura in cui le risorse inutilizzate diventano cibo per un altro ciclo vitale. Però cittadini e comunità hanno bisogno di qualcosa di più di un modo migliore per gestire le risorse come modello di business del futuro. Hanno bisogno della certezza che usciremo da un iniquo mondo lineare entrando in un altro prosperoso ed equo, in linea con la rigenerazione del nostro ecosistema naturale dal quale dipende la nostra sopravvivenza. In un contesto circolare di salvaguardia delle risorse, anche l’attenzione verso le persone sarà una “buona notizia” per la prosperità del business poiché il modello di business si baserà sulle regole della rigenerazione del sistema e di una maggiore collaborazione.

Un’economia che si basa sui risultati diventa estremamente versatile per soddisfare i bisogni della società, i risultati forniti integrano anche tali bisogni nella loro ricerca della prestazione totale. Poiché si sarà premiati se si soddisfano i bisogni della gente nella propria comunità e mercati, più il proprio business assicurerà che tutti i bisogni saranno trattati con riguardo e meglio sarà. Prendersi cura delle persone e delle risorse è possibile quando il proprio prodotto scompare dietro l’offerta di un’esperienza olistica di cura (prendersi cura delle scorte e delle persone). In aggiunta, una tale economia basata sui risultati dovrebbe fornire ai Cittadini Comuni posti di lavoro in attività di ripristino e rigenerative che implementano le strategie collaborative.

Infine, un modello circolare-equo dovrebbe anche essere governato da comunità differenti che capiscano come le decisioni prese oggi proteggeranno le generazioni di persone non ancora nate. Un tale processo decisionale è sempre esistito. Si chiama “decentramento”, o capacità di stabilire se le generazioni future saranno d’accordo o no con le decisioni prese (indicato in figura 3 come terza priorità su cui concentrarsi). Il decentramento ha aiutato le minoranze a sopravvivere in un contesto poco promettente come nel caso, tra gli altri, della tribù degli Irochesi. Questo dovrebbe essere insegnato a tutti noi, a partire dalle élite.

Il raggiungimento di un equilibrio con la capacità di carico della Terra è l’unica decisione che abbiamo il dovere di prendere oggi.

 

 Safa Motesharreia, Jorge Rivasb, Eugenia Kalnayc, “Human and nature dynamics (HANDY): Modeling inequality and use of resources in the collapse or sustainability of societies”, Ecological Economics v. 101, maggio 2014, p. 90-102; https://doi.org/10.1016/j.ecolecon.2014.02.014

World inequality database, www.wid.world

Circular Economy 2.0, www.AlexandreLemille.com