Per raggiungere l’obiettivo net zero entro il 2050 non basta la decarbonizzazione, è necessario anche formare le persone per renderle in grado di lavorare in maniera ottimale in quest’ottica, per progettare, costruire e utilizzare prodotti e servizi in modo diverso da ora. È questo, in estrema sintesi, il messaggio del rapport commissionato dalla Fondazione MAIRE all’istituto IPSOS, che verrà presentato alla COP28 di Dubai il 12 dicembre 2023.

Il report di Fondazione MAIRE

Secondo il report, Winning the challenge of climate goals through the creation of skills and competences worldwide, la transizione energetica vedrà la creazione di nuove imprese e posti di lavoro nei settori delle energie rinnovabili, della tecnologia e dell'industria, nonché nell'amministrazione e nella società civile, che avranno bisogno di nuove figure lavorative con competenze specifiche, oltre che di riqualificare le figure già esistenti. Tutto ciò non potrà slegarsi dalla necessità di avere Governi in grado di impegnarsi nella transizione energetica concretamente, politiche e normative efficaci e con una fattiva collaborazione tra Paesi, dato che i sistemi energetici diventano sempre più interconnessi.

Il report suggerisce infatti che i Paesi del G7 non hanno recepito la necessità di questa riqualificazione quanto le economie emergenti. Questo scollamento potrebbe ripercuotersi sull'economia globale, portando i Paesi in via di sviluppo a capitalizzare la transizione energetica in modo più efficace rispetto alle potenze economiche consolidate. 

La ricerca è stata condotta su un campione di opinion leader e persone con un alto livello di istruzione di 10 Paesi in quattro continenti. Il 90% delle persone intervistate dichiara di “aver sentito parlare” della transizione energetica, che viene ritenuta una priorità per il proprio Paese da circa due intervistati su tre. Circa due su cinque pensano che le aziende dovrebbero dare priorità all'innovazione di prodotti e servizi sostenibili, e uno su tre dichiara che le imprese devono adottare nuovi processi produttivi.

L'importanza della formazione tecnico-umanistica

Lo studio evidenzia che l'importanza dell'istruzione e della formazione è particolarmente riconosciuta nei Paesi del Medio Oriente (Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Turchia), in Algeria e in Cile. Le competenze richieste ai futuri professionisti della transizione energetica variano da Paese a Paese, ma ovunque si avverte cruciale la compresenza di competenze trasversali, tecniche e umanistiche. L'enfasi sulla creatività (nel Regno Unito, in Algeria, in Arabia Saudita, in India e negli Emirati Arabi Uniti), sulla risoluzione dei problemi (in Italia, Turchia, Arabia Saudita, Cina, Stati Uniti e Cile), sul pensiero critico (nel Regno Unito) e sulle capacità analitiche segnala la necessità di nuove figure professionali con una mentalità diversa.

Allo stesso tempo, le conoscenze tecniche sull'analisi dell'impatto ambientale (nel Regno Unito, negli Emirati Arabi Uniti e negli Stati Uniti), sui materiali alternativi (in Cina), sulle fonti di energia rinnovabili (in Turchia, Arabia Saudita e Algeria) e sui principi dell'economia circolare (in India) sono considerate fondamentali. Ciò riflette la consapevolezza di questi Paesi delle lacune educative che devono essere affrontate.

 

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Immagine: Envato