Torna l’EU Circular Economy Stakeholder Conference, il più importante summit d’indirizzo dell’economia circolare europea. Nelle sale del Charlemagne Building di Bruxelles, nei pressi della Commissione EU, 500 tra policymaker, analisti, associazioni di categoria, ricercatrici e personalità del mondo della grande impresa si sono dati appuntamento il 27 e 28 febbraio per fare il punto sulla transizione circolare.
Il sottotitolo dell’evento è decisamente articolato: Circular economy driving sustainable recovery, open strategic autonomy and resilience, ovvero l’economia circolare per indirizzare la ripresa sostenibile, l’autonomia condivisa strategica e la resilienza. Non poteva essere altrimenti vista la complessità della congiuntura economica e sociale.

L’economia circolare nell’epoca delle policrisi

Nell’epoca delle policrisi, termine ripreso fin dall’apertura del vice-presidente della commissione Frans Timmermans, l’economia circolare diventa la chiave per affrontare la sfida climatica e della biodiversità, quella dell’inflazione e della crisi economica, dell’autonomia di fronte alle nuove sfide geopolitiche, su tutte la guerra in Ucraina. Epoca complessa che richiede soluzioni complesse.

Per questo arriva in aiuto la Stakeholder Conference. L’evento è stato pensato dal Comitato economico e sociale europeo (CESE), organo consultivo dell'Unione europea, istituito con il Trattato di Roma del 1957 per accelerare la transizione circolare, promuovendo le idee più innovative. “Qui si mostrano le migliori pratiche che sottolineano il potenziale della circular economy in Europa, un luogo dove si portano le migliori e più innovative idee”, dichiara la presidente del CESE, Christa Schweng, durante il discorso di apertura. Per la prima volta il primato europeo sul tema della transizione si sente minacciato dall’Inflaction Reduction Act americano e dal piano 2025 per la circular economy cinese, ma anche dai venti conservatori e restauratori che soffiano su Bruxelles in vista delle elezioni del 2024. Invece che sul freno si deve premere l’acceleratore.

Piano d’azione, network e finanza per la transizione circolare

Avanti tutta quindi con il Piano di azione per l’economia circolare (CEAP), che dovrà vedere molti degli sforzi concludersi entro il prossimo anno, come ribadiscono in tanti, da Joss Bleriot della immancabile Ellen MacArthur Foundation, a Florika Fink-Hooijer, capo della DG Environment, che ricorda anche quanto importanti siano elementi chiave come acqua e sabbia, “sempre dati per scontati, ma che ora stanno diventando scarsi e richiedono un approccio circolare”.
Il Piano di azione non dovrà però danneggiare le imprese private, in particolare le
PMI che come ricorda Petri Salminen, presidente di SMEUnited, necessitano di risorse e supporto tanto quanto le grandi multinazionali. Serve però anche ricordare la dimensione sociale. “L’economia circolare crea lavoro, ma oggi vanno create nuove professionalità”, osserva Florika Fink-Hooijer.

L’obiettivo della Stakeholder Platform è rafforzare le reti esistenti, come le piattaforme nazionali (in Italia esiste ICESP, guidata da Laura Cutaia di ENEA) e i Circular Economy hub, ovvero i centri di conoscenza, cercando strategie per finanziare lo scaling-up dei nuovi modelli industriali. “Non siamo più nella fase di startup, ora la priorità deve essere scalare le iniziative a livello industriale in tutti i Paesi”, spiega Aurel Ciobanu-Dordea, del direttorato per la Circular Economy, DG Environment. Tempo di accelerare con la finanza e le risorse però, rispondono aziende e associazioni di categoria. D’altronde la decarbonizzazione è stata inondata di fondi europei, mentre la transizione verso riciclo, riuso, prodotto-come-servizio e altri modelli circolari ha preso solo poche decine di miliardi all’interno dei finanziamenti di NextGenEu e dal budget multianno. Serve rivedere le priorità. Per il mondo finanziario, che si dice pronto, servono “metriche precise e regolamenti definiti”, incalza Philipp Horn, Head of Division of Circular Economy, della European Investment Bank: senza, i soldi rimangono fermi. A discapito anche della decarbonizzazione, che non può essere efficace senza una strategia sui materiali, a partire dal Critical Raw Material act.

Greenwashing, tessile e nuovi modelli di business circolari

I temi sembrano non finire mai. Si parla della proposta di direttiva Green Claim che dovrebbe arrivare entro fine marzo per tutelare i consumatori dalle pratiche di greenwashing. favorendo una migliore informazione.
C’è poi spazio per il
settore tessile (con una presenza imponente della community, dove si possono scorgere Euratex, brand come Zalando e personaggi come Federica Marchionni, Ceo Global Fashion Agenda) a cui è stata dedicata un’intera breakout session, partendo dai dati annunciati proprio oggi dall’Agenzia europea per l’ambiente sull’export triplicato di tessuti usati, proprio mentre sta per nascere l’EPR della moda che vedrà entro il 2025 la raccolta differenziata dei tessuti. Al momento una quota sempre maggiore viene esportata in Africa e Asia, dove però il destino dei tessili usati è spesso incerto e ciò che non è idoneo al riutilizzo finisce per lo più in discariche a cielo aperto e flussi di rifiuti informali.

Sono stati affrontati anche i temi delle nature-based solution, dell’automotive e dei prodotti-come-servizio. “Dobbiamo creare nuovi modelli dove i prodotti diventino servizi, come sta iniziando ad accadere per l’automobile”, ha spiegato Timmermans durante il suo seguitissimo intervento. Auto che presto, oltre che elettriche e condivise, dovranno avere un passaporto dei materiali (i dati sui veicoli “dispersi”, ovvero che fintamente venduti all’estero entrano poi nel mercato nero dei materiali e delle parti sostitutive, sono spaventosi), avere filiere del fine vita dei veicoli sempre più specializzate e chissà, forse anche un modello di responsabilità estesa del produttore.

Un numero speciale di Materia Rinnovabile

La EU Stakeholder Conference si conferma essere un momento centrale di riflessione sull’economia circolare e l’industria europea, uno di quegli eventi che è meglio non perdere, online o in presenza. Per questo Materia Rinnovabile ha realizzato una collaborazione con il Comitato economico e sociale europeo, pubblicando un numero speciale sull’Europa, presentato in anteprima (per i lettori uscirà il 15 marzo) a Bruxelles e consegnato a tutte e tutti i partecipanti.
Una collaborazione che rende orgogliosa sia la nostra redazione sia l’editore, nella consapevolezza della necessaria riflessione sulle opportunità e sugli ostacoli che abbiamo davanti. Nel tentativo di costruire un’economia migliore, green e più inclusiva.

Immagine: Circular Economy Stakeholder Conference