Cinzia Vezzosi è Presidente di EuRIC, la Confederazione europea delle imprese del riciclo cui aderiscono le Federazioni di 20 stati membri UE ed EFTA. EuRIC, che rappresenta circa 5.500 imprese, ricopre le principali filiere del riciclo tra cui quella della carta, con una sezione dedicata (ERPA) in cui Unirima rappresenta il mondo del recupero/riciclo di carta delle imprese italiane. Cinzia Vezzosi si è laureata in lingue straniere all’Università Statale di Milano nel 1989. Nel 1996 è entrata nel Gruppo Overmet, dove, come Consigliere e Amministratore delegato di una delle società del gruppo, è approdata per la prima volta nel mondo del commercio e riciclo di metalli. Nel 2004 ha fondato Zetamet, una società per il commercio di metalli su base esclusiva, e presto è diventata membro di Assofermet (Associazione italiana imprese per il recupero e il riciclaggio dei metalli). È stata eletta presidente della divisione Assofermet Metals nel 2015 e nel 2016 è entrata a far parte del consiglio di amministrazione di EuRIC come presidente dell’EFR. Nel maggio 2018 è stata rieletta Presidente di Assofermet Metals, con mandato fino al maggio 2021.

La filiera della carta rappresenta il cuore dell’economia circolare. Quali sono i fattori che, a suo parere, hanno portato in Italia agli ottimi risultati sul fronte del riciclo?
Anzitutto l’Italia ha una fitta rete di aziende private attive nella raccolta e nel recupero della carta ben collegate all’industria cartaria, a livello sia locale sia globale. Come sappiamo, tali imprese sono ben rappresentate da Unirima, l’associazione italiana delle imprese recupero/riciclo carta che aderisce a EuRIC.
In secondo luogo, l’Italia ha sicuramente la legislazione più favorevole al riciclo quando si tratta di riciclo della carta.
Ciò premesso, in prospettiva, l’ottenimento a breve dell’End of Waste (quando un rifiuto cessa di essere tale, ndR) sulla carta è fondamentale per tutta la filiera, al fine di attuare misure volte a limitare gli ostacoli commerciali tra le imprese che ne effettuano il riciclo e le cartiere, e per costruire un ambiente imprenditoriale dinamico.
L’Italia è stata la prima nazione a introdurre nella sua legislazione la classificazione di Materia Prima Secondaria (MPS) della carta secondo i criteri della normativa europea, basata sulla norma di qualità EN 643. Oggi altri stati membri stanno, infatti, seguendo l’esempio italiano.
Per avere un mercato interno più forte sul tema del riciclo e valorizzare la qualità del recupero, sarebbe tuttavia fondamentale introdurre l’End of Waste per la carta in tutti i paesi membri dell’Unione europea.

In modo quasi paradossale, però, a un notevole incremento delle quantità di carta proveniente dalle raccolte differenziate, in linea con i target delle direttive europee, non ha fatto seguito un pari incremento della capacità ricettiva delle cartiere. Il surplus di materiale sta diventando tale che molte tipologie di carta da macero non trovano più una negoziazione o la trovano a valore residuali. Come si esce da questa situazione, secondo lei?
È una domanda da un milione di dollari. Ma prima di dare alcuni suggerimenti, è importante ricordare alcuni fatti salienti. I tassi di riciclo della carta in Europa sono costantemente elevati. Hanno superato il 70% – 71,5% nel 2018 – e dimostrano che nel complesso la raccolta di carta straccia e il suo recupero sono efficaci nell’UE. Secondo le stesse statistiche pubblicate da CEPI, nel 2018 l’Europa ha raccolto e recuperato in media oltre 56,5 milioni di tonnellate di carta e ha utilizzato più di 48,5 milioni di tonnellate di carta riciclata per produrre carta. Conti alla mano, esiste un divario tra domanda e offerta, che evidenzia un eccesso di offerta di 8 milioni di tonnellate sul territorio europeo. Questo eccesso di offerta, di circa 7/9 milioni di tonnellate, è strutturale, dura da più di dieci anni e dimostra che i sistemi europei di raccolta della carta sono piuttosto efficienti, anche se c’è spazio di miglioramento. Fino al 2017, la grande maggioranza dell’offerta eccedente di carta recuperata è stata esportata in Cina. Dall’introduzione di serie limitazioni della Cina all’import di alcuni rifiuti, tra cui la carta, i volumi di carta esportati sono stati molto più bassi e nessun mercato alternativo, sia in Asia sia altrove, è in grado di assorbire l’eccesso di offerta dell’Europa. Come sottolineato da EuRIC nella sua dichiarazione sulla difficile situazione che vivono i riciclatori di carta in tutto il mondo, le capacità aggiuntive annunciate dall’industria cartaria in diversi stati membri sono molto apprezzate da ERPA, la federazione di riciclaggio della carta che aderisce a EuRIC, poiché consentiranno di aumentare la domanda di carta recuperata in Europa. Tuttavia, la creazione di nuove capacità installate richiede tempo. Infine, anche se le nuove capacità annunciate saranno confermate, non saranno sufficienti a colmare il divario tra domanda e offerta. Da qui l’importanza di garantire l’accesso ai mercati internazionali.

I concetti di economia circolare e di bioeconomia oggi sembrano avere trovato grande spazio nelle agende politiche dei governi europei, Italia in primis. Molto spesso però a dichiarazioni di principio non seguono politiche adeguate. Quali sono dal suo punto di vista le misure assolutamente necessarie e ancora mancanti per la filiera della carta a livello italiano ed europeo?
La disconnessione tra le intenzioni politiche e la realtà delle azioni intraprese per attuarle non è un problema solo italiano ma si applica, purtroppo, a tutta l’Europa. Pertanto, è assolutamente cruciale spiegare meglio ai responsabili politici l’importanza della nostra industria per l’economia, l’ambiente e la società nel suo insieme, nonché i problemi pratici che stiamo affrontando nella quotidianità delle nostre attività commerciali. Da quando ho assunto la presidenza di EuRIC, e in accordo con il Direttivo, abbiamo deciso di dedicare più risorse alla comunicazione sui social media per sensibilizzare l’opinione pubblica sia sui benefici ambientali derivanti dal riciclo, sia sulla situazione critica attualmente affrontata dall’industria del riciclo carta in tutta Europa.
In tal senso abbiamo urgentemente bisogno di un paio di misure. Nel breve è fondamentale per l’industria ripristinare un commercio libero ed equo basato su standard internazionali riconosciuti. La norma EN 643 (sulla classificazione dei maceri, ndR) dovrebbe essere un punto di riferimento in Europa, ma dovrebbe anche essere fonte di ispirazione per altri paesi, riflettendosi sulle relative specifiche tecniche per l’importazione di fibre recuperate che soddisfino qualità ben definite. Le imprese del riciclo, anche in tempi difficili, sono disposte a investire per aumentare la qualità della carta recuperata a condizione che le specifiche armonizzate siano stabilite non solo in Europa, ma a livello globale.
Parallelamente, è essenziale attuare incentivi, come riduzioni fiscali o appalti pubblici verdi, per aumentare la domanda di prodotti contenenti fibre di carta riciclata premiandone i benefici ambientali. Ultimo ma non meno importante, avremmo bisogno di criteri End of Waste a livello UE basati sull’elenco standard EN 643, per incentivare la qualità della carta recuperata e rafforzare il mercato interno europeo.

Dal suo osservatorio europeo, qual è il paese oggi più avanzato in tema di economia circolare per il settore della carta? Quali sono i suoi punti di forza?
Direi la Germania, semplicemente per la sua forte domanda interna di carta recuperata da parte delle cartiere e per una raccolta differenziata ben implementata che preserva la qualità delle fibre.

La nuova Commissione Von der Leyen ha esordito ponendo molta enfasi sulla questione ambientale, anche con la presentazione del New Green Deal. Qual è il suo giudizio a questo proposito? E quale ruolo può giocare la filiera della carta?
EuRIC sostiene fermamente l’ambizione della Commissione europea di porre l’economia circolare e la politica climatica in cima alle sue priorità. Risparmiando risorse, emissioni di gas a effetto serra ed energia, il riciclo collega l’economia circolare con la politica climatica, oltre a produrre posti di lavoro locali non esternalizzabili. Per esempio, l’utilizzo di carta recuperata in sostituzione di materiali primari consente di risparmiare il 70% (per la carta) e il 77% (per il cartone) dell’energia necessaria per produrre nuova carta. Come sottolineato in precedenza, l’importante è tradurre il livello di ambizione fissato dal Green Deal in misure e incentivi che consentano questa transizione verso un’economia più circolare e neutrale dal punto di vista climatico. EuRIC ha recentemente pubblicato le principali priorità per il settore del riciclo nel periodo 2019-2024, identificando primariamente i seguenti punti:

1) Ricompensare i vantaggi ambientali del riciclo per implementare la domanda di materiali riciclati nella fabbricazione di nuovi prodotti grazie a strumenti di mercato e fiscali, appalti pubblici verdi, obiettivi di contenuto riciclato per filiere dedicate ed eco-design finalizzato al riciclo;
2) Realizzare un mercato interno per il riciclo attraverso procedure di spedizione dei rifiuti più semplici e veloci e criteri armonizzati UE o nazionali di End of Waste per flussi mirati;
3) Puntare a un settore del riciclo competitivo in Europa e nel mondo applicando rigorosamente la libertà di concorrenza nel settore della gestione e del riciclo dei rifiuti per impedire mercati chiusi e sovvenzioni incrociate, implementando un approccio pragmatico al trattamento delle frazioni residuali di rifiuto e garantendo un accesso libero ed equo ai mercati internazionali delle materie prime.
Questo insieme di misure e azioni è fondamentale non solo per promuovere il riciclo in Europa, ma anche per raggiungere gli obiettivi del Green Deal europeo.

Cinzia Vezzosi è Presidente di EuRIC, la Confederazione europea delle imprese del riciclo cui aderiscono le Federazioni di 20 stati membri UE ed EFTA. EuRIC, che rappresenta circa 5.500 imprese, ricopre le principali filiere del riciclo tra cui quella della carta, con una sezione dedicata (ERPA) in cui Unirima rappresenta il mondo del recupero/riciclo di carta delle imprese italiane. Cinzia Vezzosi si è laureata in lingue straniere all’Università Statale di Milano nel 1989. Nel 1996 è entrata nel Gruppo Overmet, dove, come Consigliere e Amministratore delegato di una delle società del gruppo, è approdata per la prima volta nel mondo del commercio e riciclo di metalli. Nel 2004 ha fondato Zetamet, una società per il commercio di metalli su base esclusiva, e presto è diventata membro di Assofermet (Associazione italiana imprese per il recupero e il riciclaggio dei metalli). È stata eletta presidente della divisione Assofermet Metals nel 2015 e nel 2016 è entrata a far parte del consiglio di amministrazione di EuRIC come presidente dell’EFR. Nel maggio 2018 è stata rieletta Presidente di Assofermet Metals, con mandato fino al maggio 2021.

La filiera della carta rappresenta il cuore dell’economia circolare. Quali sono i fattori che, a suo parere, hanno portato in Italia agli ottimi risultati sul fronte del riciclo?

Anzitutto l’Italia ha una fitta rete di aziende private attive nella raccolta e nel recupero della carta ben collegate all’industria cartaria, a livello sia locale sia globale. Come sappiamo, tali imprese sono ben rappresentate da Unirima, l’associazione italiana delle imprese recupero/riciclo carta che aderisce a EuRIC.

In secondo luogo, l’Italia ha sicuramente la legislazione più favorevole al riciclo quando si tratta di riciclo della carta.

Ciò premesso, in prospettiva, l’ottenimento a breve dell’End of Waste (quando un rifiuto cessa di essere tale, ndR) sulla carta è fondamentale per tutta la filiera, al fine di attuare misure volte a limitare gli ostacoli commerciali tra le imprese che ne effettuano il riciclo e le cartiere, e per costruire un ambiente imprenditoriale dinamico.

L’Italia è stata la prima nazione a introdurre nella sua legislazione la classificazione di Materia Prima Secondaria (MPS) della carta secondo i criteri della normativa europea, basata sulla norma di qualità EN 643. Oggi altri stati membri stanno, infatti, seguendo l’esempio italiano.

Per avere un mercato interno più forte sul tema del riciclo e valorizzare la qualità del recupero, sarebbe tuttavia fondamentale introdurre l’End of Waste per la carta in tutti i paesi membri dell’Unione europea.

In modo quasi paradossale, però, a un notevole incremento delle quantità di carta proveniente dalle raccolte differenziate, in linea con i target delle direttive europee, non ha fatto seguito un pari incremento della capacità ricettiva delle cartiere. Il surplus di materiale sta diventando tale che molte tipologie di carta da macero non trovano più una negoziazione o la trovano a valore residuali. Come si esce da questa situazione, secondo lei?

È una domanda da un milione di dollari. Ma prima di dare alcuni suggerimenti, è importante ricordare alcuni fatti salienti. I tassi di riciclo della carta in Europa sono costantemente elevati. Hanno superato il 70% – 71,5% nel 2018 – e dimostrano che nel complesso la raccolta di carta straccia e il suo recupero sono efficaci nell’UE. Secondo le stesse statistiche pubblicate da CEPI, nel 2018 l’Europa ha raccolto e recuperato in media oltre 56,5 milioni di tonnellate di carta e ha utilizzato più di 48,5 milioni di tonnellate di carta riciclata per produrre carta. Conti alla mano, esiste un divario tra domanda e offerta, che evidenzia un eccesso di offerta di 8 milioni di tonnellate sul territorio europeo. Questo eccesso di offerta, di circa 7/9 milioni di tonnellate, è strutturale, dura da più di dieci anni e dimostra che i sistemi europei di raccolta della carta sono piuttosto efficienti, anche se c’è spazio di miglioramento. Fino al 2017, la grande maggioranza dell’offerta eccedente di carta recuperata è stata esportata in Cina. Dall’introduzione di serie limitazioni della Cina all’import di alcuni rifiuti, tra cui la carta, i volumi di carta esportati sono stati molto più bassi e nessun mercato alternativo, sia in Asia sia altrove, è in grado di assorbire l’eccesso di offerta dell’Europa. Come sottolineato da EuRIC nella sua dichiarazione sulla difficile situazione che vivono i riciclatori di carta in tutto il mondo, le capacità aggiuntive annunciate dall’industria cartaria in diversi stati membri sono molto apprezzate da ERPA, la federazione di riciclaggio della carta che aderisce a EuRIC, poiché consentiranno di aumentare la domanda di carta recuperata in Europa. Tuttavia, la creazione di nuove capacità installate richiede tempo. Infine, anche se le nuove capacità annunciate saranno confermate, non saranno sufficienti a colmare il divario tra domanda e offerta. Da qui l’importanza di garantire l’accesso ai mercati internazionali.

I concetti di economia circolare e di bioeconomia oggi sembrano avere trovato grande spazio nelle agende politiche dei governi europei, Italia in primis. Molto spesso però a dichiarazioni di principio non seguono politiche adeguate. Quali sono dal suo punto di vista le misure assolutamente necessarie e ancora mancanti per la filiera della carta a livello italiano ed europeo?

La disconnessione tra le intenzioni politiche e la realtà delle azioni intraprese per attuarle non è un problema solo italiano ma si applica, purtroppo, a tutta l’Europa. Pertanto, è assolutamente cruciale spiegare meglio ai responsabili politici l’importanza della nostra industria per l’economia, l’ambiente e la società nel suo insieme, nonché i problemi pratici che stiamo affrontando nella quotidianità delle nostre attività commerciali. Da quando ho assunto la presidenza di EuRIC, e in accordo con il Direttivo, abbiamo deciso di dedicare più risorse alla comunicazione sui social media per sensibilizzare l’opinione pubblica sia sui benefici ambientali derivanti dal riciclo, sia sulla situazione critica attualmente affrontata dall’industria del riciclo carta in tutta Europa.

In tal senso abbiamo urgentemente bisogno di un paio di misure. Nel breve è fondamentale per l’industria ripristinare un commercio libero ed equo basato su standard internazionali riconosciuti. La norma EN 643 (sulla classificazione dei maceri, ndR) dovrebbe essere un punto di riferimento in Europa, ma dovrebbe anche essere fonte di ispirazione per altri paesi, riflettendosi sulle relative specifiche tecniche per l’importazione di fibre recuperate che soddisfino qualità ben definite. Le imprese del riciclo, anche in tempi difficili, sono disposte a investire per aumentare la qualità della carta recuperata a condizione che le specifiche armonizzate siano stabilite non solo in Europa, ma a livello globale.

Parallelamente, è essenziale attuare incentivi, come riduzioni fiscali o appalti pubblici verdi, per aumentare la domanda di prodotti contenenti fibre di carta riciclata premiandone i benefici ambientali. Ultimo ma non meno importante, avremmo bisogno di criteri End of Waste a livello UE basati sull’elenco standard EN 643, per incentivare la qualità della carta recuperata e rafforzare il mercato interno europeo.

Dal suo osservatorio europeo, qual è il paese oggi più avanzato in tema di economia circolare per il settore della carta? Quali sono i suoi punti di forza?

Direi la Germania, semplicemente per la sua forte domanda interna di carta recuperata da parte delle cartiere e per una raccolta differenziata ben implementata che preserva la qualità delle fibre.

La nuova Commissione Von der Leyen ha esordito ponendo molta enfasi sulla questione ambientale, anche con la presentazione del New Green Deal. Qual è il suo giudizio a questo proposito? E quale ruolo può giocare la filiera della carta?

EuRIC sostiene fermamente l’ambizione della Commissione europea di porre l’economia circolare e la politica climatica in cima alle sue priorità. Risparmiando risorse, emissioni di gas a effetto serra ed energia, il riciclo collega l’economia circolare con la politica climatica, oltre a produrre posti di lavoro locali non esternalizzabili. Per esempio, l’utilizzo di carta recuperata in sostituzione di materiali primari consente di risparmiare il 70% (per la carta) e il 77% (per il cartone) dell’energia necessaria per produrre nuova carta. Come sottolineato in precedenza, l’importante è tradurre il livello di ambizione fissato dal Green Deal in misure e incentivi che consentano questa transizione verso un’economia più circolare e neutrale dal punto di vista climatico. EuRIC ha recentemente pubblicato le principali priorità per il settore del riciclo nel periodo 2019-2024, identificando primariamente i seguenti punti:

1) Ricompensare i vantaggi ambientali del riciclo per implementare la domanda di materiali riciclati nella fabbricazione di nuovi prodotti grazie a strumenti di mercato e fiscali, appalti pubblici verdi, obiettivi di contenuto riciclato per filiere dedicate ed eco-design finalizzato al riciclo;

2) Realizzare un mercato interno per il riciclo attraverso procedure di spedizione dei rifiuti più semplici e veloci e criteri armonizzati UE o nazionali di End of Waste per flussi mirati;

3) Puntare a un settore del riciclo competitivo in Europa e nel mondo applicando rigorosamente la libertà di concorrenza nel settore della gestione e del riciclo dei rifiuti per impedire mercati chiusi e sovvenzioni incrociate, implementando un approccio pragmatico al trattamento delle frazioni residuali di rifiuto e garantendo un accesso libero ed equo ai mercati internazionali delle materie prime.

Questo insieme di misure e azioni è fondamentale non solo per promuovere il riciclo in Europa, ma anche per raggiungere gli obiettivi del Green Deal europeo.