Ignazio Capuano è Amministratore delegato di Burgo Group Spa e Vice presidente di Assocarta, l’Associazione italiana fra gli industriali della carta, cartoni e paste per carta. Dal gennaio 2020 ha assunto anche la carica di Presidente della Cepi, Confederazione europea dell’industria cartaria. Laureato in ingegneria e con un master in economia ottenuto presso la New York University, Capuano lavora in ambito cartario dal lontano 1991, prima come Direttore generale di Saffa, quindi come Amministratore delegato di Reno de Medici e, dal 2016, di Burgo Group. Nella sua lunga carriera, Capuano ha anche lavorato nel campo delle utilities come Amministratore delegato di RWE Italia, nel comparto bancario con la Manufacturers Hanover Trust of New York (attualmente JP Morgan Chase) e in quello della consulenza strategica con KPMG.

Qual è l’interesse strategico dell’industria cartaria europea a essere in prima linea negli sforzi di decarbonizzazione per il 2050? E cosa sta facendo il vostro settore in Europa e in Italia per decarbonizzare concretamente?
L’industria cartaria europea ha già ottenuto il disaccoppiamento tra le emissioni di carbonio e la crescita economica. Infatti, sono state ridotte le emissioni di carbonio del 27% dal 2005 a oggi, con un aumento dei volumi prodotti e dimostrando la compatibilità ambientale dei suoi prodotti grazie a materie prime certificate e prestazioni di livello globale nel riciclo.
L’obiettivo è quello di diventare ancora più sostenibile, efficiente e innovativa, continuando il nostro percorso di trasformazione e mantenendo, ovviamente, la nostra competitività.
Solo in Italia abbiamo aumentato del 25% l’efficienza energetica negli ultimi vent’anni, ricicliamo 10 tonnellate di materiale ogni minuto e oltre l’80% degli imballaggi viene riciclato.

Quali sono oggi gli ostacoli di tipo regolatorio che l’industria cartaria si trova di fronte sulla strada di una maggiore sostenibilità? E quali di tipo culturale, se ce ne sono?
Un eccessivo carico di leggi e regolamenti che incidono pesantemente sui conti aziendali rispetto ai competitor asiatici e da altre aree. Le imprese non sono contro le regole, anzi ne hanno bisogno ma queste devono essere chiare e di omogenea applicazione in Europa. Ancor oggi in materia di Emissions Trading abbiamo differenti applicazioni a seconda delle capitali. Lo stesso in tema di mercati energetici. E poi, il quadro regolatorio deve essere compatibile con i cicli di investimento, che in un’industria capital intensive sono abbastanza lunghi. Sotto il profilo culturale abbiamo fatto molti passi avanti sulla strada di considerare che produrre carta significa gestione sostenibile delle foreste e migliorare l’ambiente anche sotto il profilo climatico. Gestione sostenibile delle foreste e riciclo sono i due assi portanti dell’industria cartaria non solo europea.

La nuova Commissione Von der Leyen ha esordito ponendo molta enfasi sulla questione ambientale, anche con la presentazione del New Green Deal. Qual è il suo giudizio a questo proposito?
La “questione ambientale” è nelle corde dell’industria cartaria. Essa, prima di altre, si è confrontata con la gestione del “capitale naturale”. Provenendo da un materiale naturale, la storia della carta è da sempre strettamente connessa a un uso sempre più sostenibile delle risorse.
La svolta verde dell’UE dovrà fare spazio a prodotti a economia circolare e neutrali dal punto di vista climatico come i prodotti a base di legno nella nostra vita quotidiana, se si vuole raggiungere l’obiettivo di neutralità del carbonio entro il 2050.
Questa visione strategica più ampia, congiunta con quella di altre industrie basate sulle foreste, integra la strategia climatica dell’industria cartaria ed è rafforzata sul piano generale con quanto condiviso con le altre industrie europee ad alta intensità energetica per un’energia pulita a costi competitivi. Le industrie ad alta intensità energetica dell’UE sono profondamente radicate nella nostra società e forniscono posti di lavoro qualificati, tecnologie, soluzioni e materiali a ogni settore economico. Il Green Deal dell’UE dovrà sostenere esempi di tecnologie innovative su scala industriale attraverso i principali programmi di ricerca e sviluppo industriale, facilitando l’accesso ai finanziamenti privati.

La carta rappresenta per molti versi la perfetta connessione tra bioeconomia ed economia circolare. Cosa è necessario secondo lei per migliorare l’accesso al mercato per i prodotti risultanti dal riciclo e per i bioprodotti?
Occorre agire per migliorare la qualità delle raccolte e quella dei prodotti a base cellulosica. A livello di Cepi abbiamo lanciato delle linee guida sulla riciclabilità dei prodotti a base cellulosica. A livello europeo si sta lavorando a un metodo armonizzato per testare la riciclabilità degli stessi, mentre in Italia abbiamo fatto un passo avanti ulteriore. Grazie a Aticelca (Associazione tecnica italiana cellulosa e carta, ndR) ne abbiamo varato uno già utilizzato da molti trasformatori e utilizzatori. Infine, le normative a contatto per gli alimenti devono contemperare meglio protezione dei consumatori ed economia circolare.

Nel campo più ampio della bioeconomia, la carta sta guadagnando un ruolo da protagonista per il packaging dei prodotti alimentari. Che prospettive di crescita avete in questo settore, anche alla luce delle difficoltà cui andrà sempre più incontro la plastica?
Il trend è quello di “premiare” materiali rinnovabili, riciclabili ed effettivamente riciclati, qualità che vengono dal passato ma che sono attuali e, ormai, imprescindibili.
Raggiungere la neutralità climatica richiederà l’azione sistematica attraverso le catene del valore e i settori industriali, per questo abbiamo fondato un’alleanza intersettoriale 4evergreen (www.cepi.org/4evergreen), per aumentare il contributo degli imballaggi a base di fibra di cellulosa in un’economia circolare e sostenibile che minimizzi l’impatto sul clima e sull’ambiente.
Come rappresentanti dell’industria cartaria europea dobbiamo pensare a questo, oggi più di ieri. L’industria non può farcela da sola: i governi e l’Europa hanno un ruolo vitale da svolgere e alla politica chiediamo di creare il giusto contesto.