Nel 2015 la crisi dei rifugiati ha messo a nudo il volto più orribile dell’Europa: migliaia di persone annegavano nel Mediterraneo, perdendo la vita nel tentativo di raggiungere confini più sicuri, proprio mentre i paesi più ricchi chiudevano le porte e ignoravano le loro richieste di aiuto. Samir Hannouf è solo uno tra gli oltre 5 milioni di siriani che sono sfuggiti dalla guerra che devastava il loro paese. Venire in Europa non è stato un capriccio. “Avevo la mia attività al mio paese, un negozio dove vendevo e istallavo sistemi di riscaldamento” spiega Hannouf, che è stato costretto a lasciare tutto e ricominciare da zero. Tutto da capo. 

Samir è stato tra i più fortunati. È riuscito a raggiungere l’Olanda e le sue competenze gli hanno permesso di iniziare a lavorare in tempi relativamente rapidi come tecnico per la riparazione di biciclette. Questo grazie sia alle sue capacità che alla volontà della Roetz Fair Factory di Amsterdam di sostenere una società circolare inclusiva che offra a persone come Samir la possibilità di ricominciare da capo. 

Circa 1.600 chilometri più a sud, nella città spagnola di Saragozza, il laboratorio Ciclofactoría costruisce biciclette nuove a partire da vecchi rottami dimenticati, e dona parte dei suoi profitti a un’associazione locale che aiuta i malati di Alzheimer, una malattia che colpisce circa 50 milioni di persone in tutto il mondo. “È un modo di ricompensare le persone che donano le loro vecchie biciclette senza chiedere niente in cambio” dichiara Borja Gascón, comproprietario del laboratorio. 

Tornando in nord Europa, nella capitale scozzese Edimburgo, la circolarità sta diventando il nuovo paradigma per molti, per favorire una società più giusta e inclusiva. La strategia del governo scozzese per “far durare le cose” è vista come una pietra miliare nella transizione verso un approccio di sostenibilità. 

Gli europei producono circa 5 tonnellate di rifiuti a testa all’anno, di cui quasi la metà finisce in discarica. Non solo è ora di richiamare l’attenzione sull’importanza delle risorse non infinite della Terra, ma è anche tempo di mettere in luce il ruolo di ciascun individuo all’interno della società. È ora di rallentare il passo della produzione e il ritmo frenetico della nostra routine quotidiana, perché ci rendono ciechi di fronte al valore essenziale del pianeta e della sua popolazione. L’economia circolare potrebbe essere un buon punto di partenza. 

 

Roetz: costruire biciclette, formare le persone

Situata in una delle banchine più tranquille di Amsterdam, la Roetz Fair Factory ospita uno spazio dinamico in cui da 7 anni circa 15 persone smontano, riparano e ricostruiscono biciclette di tutti i tipi e colori. Qui ogni persona ha tratti diversi, alcuni indossano occhiali e si muovono con lentezza, altri hanno la pelle più scura e offrono larghi sorrisi, ma tutti sono alla ricerca di un futuro migliore. La Roetz Fair Factory offre una formazione per tecnici di biciclette a chi per qualsiasi ragione ha scarse prospettive di impiego, aiutandoli così a entrare nel mercato del lavoro. Hannouf lavora qui da due anni, quattro giorni alla settimana, ed è ora in grado di lavorare per la Orbea, un gigante nel settore delle biciclette che era alla ricerca di tecnici e si è rivolto alla Roetz per trovare candidati adatti. 

Mischa Hoogeveen, responsabile della produzione alla Roetz, ha avuto l’incarico di guidare Hannouf nel suo processo di apprendimento. Hoogeveen spiega che la fabbrica raccoglie biciclette abbandonate in giro per Amsterdam. Ogni anno circa un milione di biciclette vengono rimosse dalle strade olandesi per essere buttate via: seppure vecchie e inutilizzabili, queste bici hanno comunque parti e materiali di grande valore. Le biciclette di Roetz hanno già raggiunto un 30% di circolarità e anche il 70% quando si tratta di riparare le bici della flotta OV-fiets, un servizio di affitto nazionale con un parco di circa 8.000 biciclette, di cui 2.000 devono essere sostituite ogni anno. La Roetz Fair Factory rifabbrica 1.000 biciclette della OV-fietsen all’anno, il più ampio programma di rimanifattura di biciclette di tutti i tempi in Olanda. 

Adesso sta per realizzare una bicicletta circolare al 100%, dimostrandosi ancora una volta pioniere nell’offrire una seconda vita alle biciclette, oltre che a persone come Hannouf. 

 

Mischa Hoogeveen, Roetz Fair Factory/credit Irene Baños Ruiz

Samir Hannouf, Roetz Fair Factory/credit Irene Baños Ruiz

 

Palmira: riemergere dall’oblio

Borja Gascón è sempre stato un passionario, e adesso le biciclette sono al centro delle sue passioni. Quando insieme al collega Quico Gimeno ha deciso di aprire il workshop per biciclette Ciclofactoría in Spagna, nella sua città natale Saragozza, aveva un’idea chiara in mente: non sarebbe stato il tipico negozio in cui le persone fanno acquisti senza mettersi in relazione con il prodotto, senza pensare nemmeno per un momento all’incredibile quantità di materiale e fatica che sta dietro a ogni bicicletta. Un atteggiamento che c’entra molto poco con il modello di società in cui credono Gascón e Gimeno: “se continuiamo a produrre invece di riutilizzare, esauriremo tutte le risorse del pianeta” sostiene Gascón.

Riparano e vendono biciclette usate di tutti i tipi da quattro anni. Il 2018 però è stato un anno di svolta: hanno deciso di creare il proprio marchio di biciclette di seconda mano, le biciclette “Palmira”. Sono realizzate a partire da vecchi telai che le persone donano al progetto, e vengono poi combinate a componenti moderni di alta qualità. In più le parti rimanenti recuperate smontando le vecchie bici sono utilizzate nel laboratorio per riparare altre biciclette di seconda mano, spiega Gascón.

Anche se le biciclette Palmira sono pura bellezza, con un design classico che ricorda i vecchi tempi, la cosa ancora più bella di questa storia è l’impegno sociale della Ciclofactoría. Il team infatti dona il 25% dei profitti alla lotta all’Alzheimer. Le donazioni vanno all’Association of Relatives of Alzheimer’s Patients, che sostiene le famiglie dei malati, migliora le condizioni di vita dei pazienti e offre formazione ai professionisti del settore. Palmira era il nome della nonna di Gascón, e la zia di Gimeno aveva sofferto di Alzheimer. 

“Offrendo una seconda vita alle biciclette che cadono nell’oblio vogliamo ricordare i nostri familiari e allo stesso tempo favorire città sostenibili” sostiene con fermezza Gascón. Nel prossimo futuro aspirano a seguire la linea della Roetz per aiutare le persone a entrare nel mercato del lavoro.

 

Ciclofactoría

 

Far durare le cose

Gli inverni a Edimburgo, in Scozia, sono lunghi e piovosi, ma dopo una passeggiata tra gli spazi che promuovono la circolarità in questa città ci si riscalda in fretta. Qui la circolarità va ben oltre le biciclette. 

Per esempio, la Edinburgh Remakery è un negozio socialmente responsabile che nella capitale scozzese promuove una società a rifiuti zero grazie all’economia circolare. Offre prodotti di qualità riparati che altrimenti sarebbero finiti in discarica, e intanto aiuta le persone ad aggiustare le proprie cose, spiega Sophie Unwin, fondatrice di Remakery. Insegnare alle persone a riparare i propri mobili ed elettrodomestici, tra le altre attività, permette loro di far entrare la circolarità nella vita di tutti i giorni. La Unwin conosce anche un altro buon esempio in città, una panetteria i cui avanzi vengono utilizzati dai birrifici locali per produrre birra. 

 

Edinburgh Remakery/credit Irene Baños Ruiz

Edinburgh Remakery/credit Irene Baños Ruiz

 

A circa 15 minuti di cammino dalla Remakery si trova la Edinbourgh Tool Library. Una biblioteca molto speciale in cui non ci sono libri, ma una vasta gamma di attrezzi: dai trapani per appendere quadri nelle proprie case, a seghe semi-industriali per lavorare il legno. A seconda della misura e del rischio che comporta l’utilizzo degli attrezzi, questi possono essere presi in prestito o usati nella biblioteca stessa. 

 

Tool Library/credit Irene Baños Ruiz

 

Cécile Levavasseur, co-gestrice della Tool Library, sottolinea come questo modello permetta di avere diversi utilizzatori per attrezzo, invece di un utilizzatore solo per tutta la durata dello stesso. Quando appartengono a singoli individui molti di questi attrezzi sono utilizzati raramente e finiscono per accumulare polvere in qualche angolo della casa. Si stima che un trapano posseduto da una singola persona venga utilizzato per una media di 13 minuti per l’intera durata della sua vita. Eppure “ce l’abbiamo da 30 anni!” ironizza la Levavaseeur. Una società circolare libererebbe gli individui dal peso di accumulare nelle case oggetti che occupano solo spazio, e li aiuterebbe a risparmiare denaro e risorse. 

La Roetz Fair Factory, la Ciclofactoría, la Edinburgh Remakery e la Edinburgh Tool Library sono solo alcuni delle migliaia di esempi al mondo che fanno sì che l’economia circolare possa diventare una realtà. Aiutano le società nella transizione da un modello usa-e-getta in cui il profitto è l’unico obiettivo. Sostengono società inclusive e, in breve, il passaggio a un’economia sociale: l’unico modo per raggiungere una circolarità autentica. 

 

Roetz Fair Factory, www.roetz-bikes.com/fairfactory

Ciclofactoría, https://ciclofactoria.com

Palmira, www.bicicletaspalmira.com/en

Edinburgh Remakery, www.edinburghremakery.org.uk

Edinbourgh Tool Library, https://edinburghtoollibrary.org.uk

Immagine in alto: Ciclofactoría