Giornata Mondiale della Terra 2022. Da 52 anni la mobilitazione globale, la più grande e importante per parlare del nostro futuro come umanità, attiva milioni di persone in tutto il mondo. Eppure come tante giornate mondiali e come tante festività religiose – il Natale su tutte – rischia di diventare un momento vuoto, senza un vero significato profondo. Al più un’occasione per inondare la casella di comunicati stampa di aziende che credono o vogliono far credere di essere green, per fare riuso e riciclo creativo a scuola o per postare sui social l’ennesimo elenco di 10 buone pratiche per la Terra. Più mercato che spirito.
Come
Materia Rinnovabile avevamo addirittura pensato di ignorare la celebrazione, proprio per l’emorragia di significato che Earth Day (e la questione ambientale) sta vivendo. Per la nostra redazione ogni secondo è uno spazio per decarbonizzare l’economia, per cambiare modalità di consumo, tutelare la biodiversità sempre più a rischio.

Il tema di quest’anno annunciato dagli organizzatori di earthday.org è però interessante: Invest In Our Planet, investire nel nostro pianeta.
Una chiamata al
mondo economico e finanziario, ma anche a cittadine e cittadini per investire in soluzioni che tutelino non solo l’ambiente ma la vita umana, la nostra sicurezza su questo pianeta e la prosperità per le generazioni future legata alla natura e alle sue preziose risorse. Un bel monito per la finanza, che per un giorno sicuramente giurerà e spergiurerà di accelerare la transizione verso gli ESG e la climate finance (ma ancora così dannatamente lenta) e arriveranno un florilegio di comunicati di consultancy nate negli ultimi 12 mesi che vogliono aiutarvi nella transizione ecologica. Ma che ancora non hanno capito il peso del capitale naturale e di un’economia a misura d’uomo.
Negli investimenti classici quello che conta sono le performance. Non cresce il capitale? Le azioni diventano spazzatura. La domanda è bassa? Si chiudono i battenti. Per farlo il capitalismo tradizionale di mercato ha formato squadre di super-professionisti, ha trasformato le aziende in organismi iper-efficienti, ha reso gli algoritmi dei mercati finanziari dei gioielli di scienza matematica, ha creato società di revisione affinché i libri contabili fossero immacolati (e qualcuno ha anche imparato a “cucinare” i libri contabili). Meccanismi ben oliati che hanno portato i mercati finanziari e il mondo dell’industria petrocapitalistica ai livelli attuali di grande crescita (ed elevata distruzione).

La transizione ecologica, dal canto suo, non ha lontanamente raggiunto questo grado di sofisticazione. Abbondano i principianti, i band-wagoner (come suggeriva un’amica qualche sera fa), la comunicazione green un tot al chilo. Ma ancora peggio è la mancanza di un numero sufficiente di figure competenti sui temi di economia circolare e transizione ecologica ad ogni livello nei ministeri, nelle società di consulenza sulla decarbonizzazione, negli uffici CSR delle grandi aziende e di tante PMI. Persino nell’associazionismo, nella filantropia e nei ranghi politici manca forza di azione, conoscenza, organizzazione. La passione lascia troppo spazio all’amatorialità.
Allora spero che questa Giornata Mondiale della Terra ci porti a fare una grande riflessione sul tema delle competenze, dell’organizzazione, della distinzione tra figuranti e attori importanti. Rispettiamo la scienza, le competenze, la professionalità e la capacità di fare. Il pensiero magico, il greenwashing e l’ambientalismo fai-da-te sono altrettanto pericolosi del vecchio mondo dei maschi alfa fossili e del neoliberismo più spietato. Se vogliamo investire nel pianeta e raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione e tutela della biodiversità serve essere inarrestabili e ottimisti.

Immagine: Marc Schulte (Unsplash)