Tutti li amano, tutti li vogliono, tutti li comprano. Parliamo dei Funko Pop, pupazzetti da collezione con le sembianze dei personaggi più amati della cultura pop. Inconfondibili icone di un fenomeno di massa con numeri da capogiro. E se anche il nome non vi dovesse dire nulla, vi sfidiamo a non riconoscere il design iconico di queste mini figure in vinile, che in pochi anni sono diventate uno dei gadget più ricercati e venduti al mondo.

Negli ultimi giorni se ne parla più del solito. Perché saranno anche amatissimi, ma ce ne sono troppi. Infatti, a fronte di una produzione esagerata e una conseguente difficoltà con i costi di stoccaggio, l'azienda produttrice ha da poco annunciato lo smaltimento di oltre 30 milioni di dollari di prodotti in discarica. Centinaia di migliaia di pupazzi in vinile, giocattoli e altri gadget targati Funko finiranno al macero, fra le lamentele e l’indignazione dei fan e lo sguardo vigile di azionisti e investitori.
Pur non essendo ancora stato chiarito in che modo l’azienda intende smaltire una simile quantità di merce, non possiamo fare a meno di interrogarci sugli aspetti etici e l’impatto ambientale di una dinamica produttiva del genere. Esagerata prima, distruttiva poi.

Se l’esagerazione porta alla discarica

In una nota stampa rilasciata lo scorso 3 marzo, Funko ha presentato i risultati finanziari del quarto trimestre del 2022 e le prospettive per il 2023. Nel comunicato viene spiegato che la combinazione fra domanda in calo per i giocattoli e surplus di inventario ha influenzato negativamente i risultati dello scorso semestre. Negli ultimi anni, infatti, l’azienda ha prodotto così tanti Funko Pop da avere completamente riempito i propri centri di stoccaggio, compreso il grande centro di distribuzione in Arizona. E, per potere continuare a immagazzinarli, ha dovuto affittare nuovi spazi e container estremamente dispendiosi.
Per potere limitare i danni economici di questa produzione esagerata e “allineare i livelli di inventario con la capacità operativa del centro di distribuzione”, Funko ha annunciato “la svalutazione nella prima metà del 2023 di circa 30-36 milioni di dollari”. Vale a dire sgomberare i magazzini destinando merce dal valore di oltre 30 milioni di dollari alla discarica.
Sulle modalità di smaltimento e le possibilità di riciclo, però, non è stata rilasciata alcuna dichiarazione. I Funko Pop, realizzati in materiali plastici PVC, e il loro iconico packaging (di cartone e plastica), potrebbero infatti essere riciclati completamente per evitare – almeno in parte – lo spreco delle risorse impiegate per produrli. Resta da capire se l’azienda deciderà di assumersi i costi di uno smaltimento e trattamento della materia più etico e sostenibile. O se opterà, più verosimilmente, per la discarica e l'inceneritore.

Tutta testa, poco cuore

Ma perché ci sono così tanti Funko Pop? Mai come adesso è facile riconoscere che questo tipo di merchandising incontrollato è lo specchio dei bisogni di una società bulimica e consumista.
Queste statuette dalla testa enorme e il corpo minuscolo sono la riproduzione stilizzata dei personaggi più amati della cultura pop. Dai film alle serie TV, dai videogiochi ai cartoni animati e gli anime, passando anche per i personaggi pubblici particolarmente apprezzati (non dimentichiamo, per esempio, le riproduzioni della famiglia reale britannica o dei giocatori dell’NBA). Oggettistica che, complice il prezzo abbordabile, ha dato vita a un sistema di collezionismo alla portata di tutti.
Un’idea di marketing tanto geniale quanto malefica, che fino a oggi ha portato alla realizzazione di oltre 18.000 versioni diverse di mini figure. Ciascuna delle quali è stata prodotta in serie per centinaia di migliaia di copie in vinile, a cui vanno aggiunti centinaia di migliaia di imballaggi e sistemi di packaging in plastica e cartone.
Una macchina in continuo movimento – alimentata dal numero vertiginoso di licenze che Funko è riuscita ad acquisire (ovvero quasi tutte le proprietà intellettuali della cultura pop) – che produce in eccesso, andando ben oltre la domanda di mercato. Il gioco dell’esagerazione diventa palese nel momento in cui, per ciascun personaggio esistente, si sceglie di realizzare varianti motivate da un cambio d’abito, un taglio di capelli o un nuovo accessorio. Per la gioia dei collezionisti che, probabilmente, ignorano i costi che produzioni così esagerate hanno sul Pianeta.

Immagine: Antonio Scalogna (Unsplash)