Gli incendi che anche questa estate stanno devastando vaste aree dell’emisfero settentrionale causano non solo danni immediati (come il consumo di suolo o la perdita di fauna, patrimonio arboreo e biodiversità) ma anche una quantità di emissioni di carbonio altamente impattante, alimentando un circolo vizioso di surriscaldamento climatico.

A dimostrarlo sono i dati diffusi dal Servizio di monitoraggio dell’atmosfera Copernicus (Copernicus Atmosphere Monitoring Service, Cams) dell’Unione Europea, che mostrano in particolare gli effetti degli incendi attivi alle latitudini più settentrionali del globo, anche all'interno del Circolo Polare Artico.

La situazione in Canada

Gli incendi in Canada in particolare, gli stessi i cui fumi hanno coperto di una patina arancione le città statunitensi negli scorsi mesi, fanno registrare un’emissione di carbonio per l’anno in corso doppia rispetto a quella record del 2014.

Gli incendi diffusi su larga scala nelle province occidentali e orientali del Canada causano un aumento delle emissioni totali di carbonio a livello nazionale che superano di molto i valori totali annui stimati per il Canada in base al set di dati del Global Fire Assimilation System v1.2 (GFASv1.2) con riferimento al periodo che va dal 1° gennaio 2003 a oggi. Attualmente, le emissioni totali di carbonio causate da incendi boschivi in Canada si attestano a circa 290 megatonnellate, contro il record precedente registrato nel 2014 di 138 megatonnellate.

Mark Parrington, Senior Scientist del Cams, ha dichiarato che “l'attività degli incendi di quest'anno in Canada è molto insolita. Il clima ha avuto un ruolo importante, con periodi caldi e secchi che hanno aumentato l'infiammabilità della vegetazione e il rischio di incendi su larga scala. […] Monitoriamo le emissioni degli incendi boschivi in Canada da tre mesi, dall'inizio di maggio. Hanno continuato ad aumentare quasi ininterrottamente fino a raggiungere un livello che è già considerevolmente superiore ai valori delle emissioni totali annue stimate per il Canada presenti nel nostro set di dati. Poiché le emissioni da incendi nelle regioni boreali raggiungono tipicamente il picco alla fine del mese di luglio e all'inizio di agosto, è probabile che continuino a crescere ancora per qualche settimana; noi proseguiremo la nostra attività di monitoraggio."

Incendi e cambiamento climatico: un circolo vizioso

Cambiamento climatico e incendi hanno un rapporto di causa ed effetto reciproco. L’innalzarsi delle temperature favorisce lo sviluppo di incendi su larga scala, che a loro volta immettono nell’atmosfera un quantitativo di gas serra in grado di aggravare il cambiamento climatico e il riscaldamento globale, creando condizioni sempre più favorevoli al propagarsi di roghi.

Gli incendi nei paesi nordici, come il Canada o la Russia, in particolare, favoriscono anche lo scongelamento del permafrost, una sorta di isolamento per materiale organico che, esposto alle elevate temperature dei roghi, rilascia gas serra come il metano.

Un altro problema è quello dei fumi provocati dagli incendi, che vengono dispersi nell’aria, diminuendone la qualità anche a chilometri di distanza. Il Cams ne monitora gli spostamenti: per esempio, il monossido di carbonio (CO) resta nell'atmosfera per settimane, quindi è un buon indicatore del raggio d’azione dell'inquinamento, anche tra continenti diversi.

I roghi in Grecia

I dati del Global Fire Assimilation System (GFAS) sono stati inoltre utilizzati per monitorare le emissioni degli incendi boschivi nelle regioni più orientali della Russia e in quelle del Mediterraneo dove, nelle ultime settimane, si è verificata un’attività significativa di incendi, con episodi rilevanti in Grecia, Algeria e Italia.

Proprio in Grecia, il Copernicus Atmosphere Monitoring Service dell'Unione Europea ha rilevato che i roghi sviluppatisi a luglio 2023 hanno provocato la dispersione di gas climalteranti più alta degli ultimi 21 anni del Paese, con un’emissioni di CO2 pari a 1 milione di tonnellate. Una quantità che, secondo l'Agenzia statunitense per la protezione dell'ambiente (Environmental Protection Agency, Epa) equivale a quella immesse nell'atmosfera da 222.500 automobili in un anno.

 

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