Eleonora Evi, insieme ad Angelo Bonelli è stata eletta come portavoce di Europa Verde-Verdi durante l’assemblea costituente di Chianciano. Sarà una figura chiave per cercare di dare forma alla forza ecologista che dovrà necessariamente entrare in parlamento alle politiche del 2023, cercando di federare sinistra progressista, società civile, mondo della green economy, movimenti per il clima e animalisti.

Intanto complimenti per il ruolo di co-portavoce di Europa Verde. Qual è il nuovo orientamento che avete intenzione di dare al partito?
Con il congresso che si è appena tenuto a Chianciano volevamo rendere manifesto che, come Europa Verde, noi ci posizioniamo all’opposizione del governo corrente, dato che per noi non sta dimostrando né il coraggio né tanto meno l'ambizione che servono per affrontare le sfide che abbiamo davanti. In primis abbiamo segnalato alla stessa Commissione i difetti del PNRR elaborato dal Ministero della transizione ecologica, un PNRR che guarda al passato e non ha il giusto approccio, né la forza per sostenere le sfide del futuro. Il governo attuale è certamente orientato a destra, non solo per la gestione della crisi ecologica e climatica, per noi fondamentale, ma anche per il tema legato ai diritti umani e sociali.
Durante l’assemblea abbiamo comunque chiarito che vogliamo essere una forza politica che sa dialogare con tutti, sia con la società civile che con il mondo imprenditoriale, e soprattutto vogliamo dare maggior voce e maggiore spazio ai giovani, perché è con loro e per loro che oggi bisogna prendere delle decisioni politiche importanti.

I Verdi sono un partito che è rimasto fisso al 2% per molto tempo ed inoltre presenta una compagine di personaggi con una grande storia, ma ormai molto in là con l’età. Come pensa di ristrutturarsi anche nell’ottica di diventare una macchina più efficiente?
Sicuramente l’organizzazione del partito e il ricambio generazionale sono questioni fondamentali e cruciali, ma già alcuni segnali di cambiamento sono ben visibili. Ad esempio il fatto che io stessa sia stata eletta come portavoce, un ruolo di responsabilità e leadership, è segno di grande apertura e fiducia, in quanto ho un passato come attivista nel Movimento 5 stelle. Emblematico è stato anche il passaggio formale di far confluire la Federazione dei Verdi in Europa Verde, un partito che vuole appunto presentarsi come nuovo soggetto europeista, come nuova casa ecologista per tutte le energie verdi del nostro paese.

E come pensate di costruire concretamente questa nuova casa verde? Quali sono i vostri riferimenti per la sua strutturazione?
Ci sono già collaborazioni in corso, ad esempio con il gruppo Facciamo Eco, con Rossella Muroni, con la quale ho collaborato molto sulla riforma della politica agricola comunitaria. Per quanto riguarda i temi, invece, noi già stiamo iniziando il lavoro di costruire, mattoncino su mattoncino, la casa comune ecologista. A fine anno si terrà un momento programmatico di confronto, che coinvolga anche il centrosinistra, senza che questo vada ad inficiare il nostro posizionamento politico. Quello che ripeto sempre è che noi non saremo la “stampella” del PD. Proprio per questo ora abbiamo bisogno di rafforzare la nostra identità e la nostra presenza sulla scena politica e lo stiamo facendo con il sostegno di nuove energie. Per fare questo dovremmo anche prendere spunto dal pragmatismo di altri partiti già fortemente strutturati, come ad esempio quello dei Verdi tedeschi, che riescono a mantenere la radicalità di certe posizioni, ma allo stesso tempo sono aperti a dialogare anche con altri mondi, come quello imprenditoriale.

Come si svolgerà l’alleanza con Giuseppe Sala, sindaco di una città “pesante” come Milano e dettosi aderente agli European Greens?
Giuseppe Sala è sicuramente uno dei soggetti più interessanti con cui stiamo dialogando in questo momento ed ha anche deciso di aderire alla carta dei valori dei Verdi europei. Indubbiamente per una città di grande visibilità come Milano avere un sindaco che abbraccia le battaglie ecologiste è un’opportunità incredibile per raccontare nel modo giusto quali sono le sfide e le possibili soluzioni da mettere in campo per il futuro. Io mi aspetto comunque un cambio di passo su alcune questioni, quali ad esempio il consumo di suolo e la qualità dell’aria, sulle quali già si sta facendo qualcosa, ma non abbastanza per lo sviluppo in chiave ecologista della città.

Prima accennavi ad un approccio alla tedesca, più pragmatico con il mondo dell’industria, più aperto al dialogo. Secondo te come può aiutarvi questo mondo in crescita dell’economia circolare?
A differenza di quanto è stato detto dal ministro Cingolani, ovvero che la transizione ecologica sarà un “bagno di sangue” (a sottolineare quanto lui ci creda...), ci sono certezze che il cambio di paradigma potrà portare alla creazione di moltissimi posti di lavoro. Dunque per noi dialogare con il mondo dell’economia sarà importante.

Il mondo delle imprese dell’economia circolare, delle rinnovabili, della sostenibilità cosa può trovare nei nuovi Verdi europei?
Sicuramente un interlocutore capace di ascoltare i bisogni e le problematiche che continuano ad esserci nel nostro Paese: penso ad esempio alle enormi difficoltà nell’affrontare la burocrazia italiana. Io vorrei poi tradurre in pratica le proposte che possono essere di ulteriore aiuto e sostegno a chi ha già abbracciato il modello green, come ad esempio approvare una nuova riforma fiscale, rimodulare l’Iva o sgravare dalle tasse appunto tutti coloro che stanno andando in questa direzione ecologista.

C’è ancora un tema culturale che interessa sia l’ambito delle rinnovabili che quello dell’economia circolare, che riguarda le opposizioni territoriali, anche da parte dello stesso partito dei Verdi, alla costruzione di impianti green. C’è possibilità di costruire dei tavoli di dialogo o una migliore negoziazione tra i cittadini e il mondo delle imprese, per far capire la necessità di questi impianti?
Ciò che dici è vero: oggi c’è bisogno di trovare un nuovo modo di affrontare queste questioni perché fare opposizione agli strumenti che ci servono per abbandonare le fonti fossili diventa altrimenti un controsenso. La cosa su cui voglio essere ferma è che per questi impianti, dagli eolici, ai fotovoltaici, ai biodigestori, vanno fatte delle valutazioni di impatto ambientale e delle analisi su dove collocarli che siano serie ed adeguate. Perché nel momento in cui un impianto non venga costruito nel sito più idoneo e definito per esso dalle normative, ma nel luogo in cui costa meno costruirlo, allora i cittadini hanno tutto il diritto di lamentarsi. In altre circostanze, comunque, è sicuramente necessario maggiore dialogo con i portatori di interesse e con i cittadini. Ecco, quindi confronto e dialogo saranno sicuramente la base per operare concretamente sul territorio, tenendo però sempre presente le necessità e i processi che questa transizione ecologica richiede.

Quali sono le nuove figure che cercate per dare più visibilità e fiducia nel partito e per ampliare la platea di elettori?
Io naturalmente spero che molte persone dai più svariati campi di provenienza abbiano voglia di unirsi a noi in questo percorso. Noi sicuramente daremo molta attenzione al mondo tecnico e scientifico e proprio per questo abbiamo costituito un comitato scientifico che sarà presieduto dal climatologo Luca Mercalli, persona che ha saputo raccontare la sfida climatica e portarla all’interno delle case degli italiani. E così anche gli altri personaggi che faranno parte del comitato scientifico saranno il primo passo che Europa Verde sta facendo per aprirsi ancora di più al mondo e per fare ancora più strada.

Un’ultima domanda: come sarà strutturato e cosa c’è da aspettarsi dal momento programmatico di cui prima hai accennato?
Per questo confronto programmatico non abbiamo ancora una data certa: sicuramente sarà questo autunno/inverno, ma ancora non sappiamo chi parteciperà, per quanto noi invitiamo tutti a farlo. Infatti le sfide che dobbiamo affrontare da qui in avanti impongono di unire le forze e lavorare insieme e io spero che Europa Verde possa essere quel soggetto che si mette al servizio di questo grande progetto di collaborazione.