Che impatto ha la rigenerazione degli habitat naturali? Lo rivela oggi al summit sulla Biodiversità, COP15, a Montreal il , il primo rapporto dell’Restoration Barometer sulla misurazione dell’impatto degli investimenti sul ripristino delle aree naturali degradate.
Secondo le stime dell’analisi,
26 miliardi di dollari investiti in 18 paesi sono serviti a ripristinare efficacemente 14 milioni di ettari di paesaggi degradati, un'area delle dimensioni della Grecia.

Come funziona il Restoration Barometer

Il Restoration Barometer è uno strumento di reportistica creato per monitorare i progressi degli impegni nell'ambito degli accordi globali sulla rigenerazione ambientale. Tali impegni prevedono attualmente di ripristinare almeno 48 milioni di ettari entro il 2030, che potrebbero essere molti di più qualora venisse approvato il Global Biodiversity Framework, l’accordo che definirà gli impegni globali sulla natura fino al 2030. Lo strumento valuta l’impatto di ogni dollaro investito in finanza per la biodiversità. Una buona pratica di trasparenza e misurazione di impatto che può servire da riferimento per i negoziatori, che in queste ore stanno lavorando attivamente per definire meccanismi di verifica e trasparenza sull’implementazione degli obiettivi del Global Biodiversity Framework.

I 26 miliardi di dollari analizzati nel report sono risorse pubbliche e private sborsate per progetti di ripristino ambientale da quando sono stati implementati gli Aichi Target sulla biodiversità, ovvero dal 2017, spiega a Materia Rinnovabile un portavoce di IUCN. La valutazione del buono stato di salute degli ecosistemi ripristinati è realizzata con l’uso di satelliti e tecnologie avanzate, come i sistemi di monitoraggio Restor, Collect Earth, Trends.earth. Il sistema tiene anche traccia degli effetti positivi sull’economia derivanti dal ripristino ambientale: secondo il Barometro in questi 18 paesi, sono stati creati 12 milioni di posti di lavoro grazie ai vari progetti, con un sequestro di 145 milioni di tonnellate di CO2 nel solo 2022.

Rigenerazione ambientale dalla terra al mare

Per sostenere l'ambizione e l'azione di ripristino della natura ad una scala che renda il Global Biodiversity Framework un successo, sono necessarie informazioni solide e credibili su come il ripristino sta progredendo sul campo e quali impatti si stanno realizzando per la biodiversità, per il clima e per l’economia - commenta Stewart Maginnis, vicedirettore generale dell’IUCN -Il Restoration Barometer colma questa lacuna”.

Nello strumento di reportistica e misurazione i paesi possono registrare le loro politiche di ripristino, le modalità di pianificazione, i sistemi di monitoraggio e le strutture di finanziamento che rendono possibili i loro sforzi e ne assicurano la continuazione. Chiunque poi può monitorare le dimensioni delle aree in restauro, oltre ai corrispondenti benefici climatici, biodiversità e socio-economici che derivano dai programmi di ripristino in corso di attuazione.
Al momento il Barometro analizza solamente le aree terrestri, ma dal prossimo anno sarà ulteriormente esteso per includere gli sforzi di ripristino di barriere coralline, piante marine fanerogame (come la Posidonia) e scogliere poco profonde, consentendo agli utenti di rendicontare e monitorare la rigenerazione delle aree costiere.

Da fine 2023 poi il Restoration Barometer sarà reso disponibile anche per l'uso da parte delle aziende che cercano di definire e monitorare obiettivi di rigenerazione degli ecosistemi. Attualmente 34 aziende stanno testando lo strumento in collaborazione con il World Economic Forum e 1t.org. Un sistema trasparente per monitorare e riportare gli impegni di rigenerazione ambientale a livello aziendale.

Immagine: Colin Watts (Unsplash)