Ci si pensa di rado, ma la sabbia è la seconda risorsa al mondo più sfruttata dopo l’acqua. E non è infinita. Elemento insostituibile nella produzione del calcestruzzo (che ne è composto all’80%) e dell’asfalto (al 94%), sta diventando sempre più rara e preziosa a causa dell’incremento del tasso di urbanizzazione. In più, l’estrazione da miniere e soprattutto dai letti dei fiumi, dai laghi o dai fondali marini è devastante per l’ambiente.
È bene quindi cominciare a
recuperarla e riciclarla dove possibile. Come ha in programma di fare il Gruppo CAP, gestore del servizio idrico integrato della Città metropolitana di Milano. Ormai da alcuni anni, sotto la presidenza di Alessandro Russo, il Gruppo sta sviluppando una serie di progetti di economia circolare per recuperare i materiali di scarto dei propri processi produttivi. Se il riciclo dei fanghi di depurazione per la produzione di biometano e bio-fertilizzanti e il riuso dell’acqua depurata in agricoltura sono progetti già avviati, ora è il momento della sabbia, che verrà riutilizzata come materia prima nei cantieri.

Dai reflui al cantiere

Il progetto “sabbia” partirà sulla spinta della nuova legge End of Waste e avrà come epicentro l’impianto del Gruppo CAP a Robecco sul Naviglio. La Città Metropolitana di Milano ha dato l’approvazione – prima in Italia - per il recupero delle sabbie estratte nel processo di depurazione, materiale che solitamente viene smaltito in discarica con costi elevati. Si potranno dunque recuperare più di 2500 tonnellate di sabbia (9,8 tonnellate al giorno), derivanti sia dal ciclo di depurazione dei reflui, sia dai rifiuti della pulizia delle acque di scarico, frutto dei lavori di manutenzione su caditoie e tombini nei Comuni del territorio.
Le sabbie saranno trattate e disinfettate attraverso un processo di separazione dai rifiuti organici chiamato “effetto Coanda”, per poi essere
utilizzate nei cantieri gestiti da CAP per il rinnovo di fognature e acquedotti. Per evitare di estrarre nuova materia prima dalle cave, il Gruppo cederà le sabbie di recupero alle ditte che lavorano sui cantieri a un costo inferiore a quello di mercato, così da premiare i fornitori più attenti alla sostenibilità.

La sostenibilità anche in un granello di sabbia

L’iniziativa, che sarà avviata concretamente nei prossimi mesi, rientra nei progetti di economia circolare contenuti nel nuovo Piano Sostenibilità del Gruppo CAP. “Il nostro ambizioso benchmark è recuperare in nome della circolarità della produzione la maggior quantità possibile di energia e materiali, per arrivare a ridurre del 40% le emissioni di CO2 entro il 2033”, spiega Alessandro Russo, presidente e amministratore delegato di Gruppo CAP, da poco riconfermato per un nuovo triennio. “Le acque reflue rappresentano un prezioso patrimonio, da cui si possono estrarre materiali come cellulosa, biogas e biometano, fosforo e azoto, da reimpiegare nei settori industriali più avanzati. Da tempo pensavamo a una seconda vita anche per le sabbie, che in grande quantità si ritrovano nelle acque di scarto. La cultura della sostenibilità passa anche da un granello di sabbia”.