Janez Potocnik – Forum for the Future of Agriculture, Bruxelles 2016

 

Il Parlamento europeo ha appena adottato il Pacchetto economia circolare. Come ci siamo arrivati e ora dove dobbiamo andare?

Adottato dal Parlamento europeo il 18 aprile 2018 e approvato dal Consiglio europeo il 21 maggio, il Pacchetto economia circolare non è mai stato così vicino a diventare legge. Quanto è importante questo pacchetto e quale dovrebbe essere il prossimo passo nell’agenda politica? Abbiamo rivolto queste domande all’ex Commissario europeo per l’Ambiente e ideatore del Pacchetto nel 2010, Janez PotoÄ�nik. 

 

Ci può raccontare come è nato il Pacchetto economia circolare? 

“Nel 2010 l’ambiente era diviso in due aree: una riguardava i cambiamenti climatici, l’altra tutto il resto. A prima vista la divisione sembrava piuttosto innaturale, ma essendo valida dal punto di vista operativo, era abbastanza utile. A quel tempo i cambiamenti climatici erano al centro dell’attenzione, mentre il resto dell’ambiente non veniva molto considerato. Ecco perché, quando ho iniziato il mio mandato come Commissario europeo per l’Ambiente nel 2010, ho dovuto trovare un nuovo modo di descrivere l’ambiente che aiutasse a risolverne alcuni dei più spinosi problemi. Ho scelto di evidenziare il collegamento tra l’ambiente e le attività economiche e poi persuadere la gente che, essenzialmente, se lo si guarda nel modo giusto, il portfolio ambientale era probabilmente il più forte portfolio economico della Commissione europea.

Su questa base siamo partiti con un’iniziativa sull’efficienza nell’uso delle risorse. Abbiamo istituito la ‘tavola rotonda sull’efficienza nell’uso delle risorse’ e, successivamente, adottato la ‘Roadmap per l’efficienza nell’uso delle risorse’ che ha rappresentato il primo passo concreto verso il Pacchetto economia circolare. 

Mentre questa iniziativa si stava evolvendo piuttosto bene, durante la seconda parte del mio mandato, abbiamo rivisto il Pacchetto legislativo sui rifiuti. Abbiamo utilizzato questo momento per cercare di cambiare l’iter della gestione dei rifiuti, per considerarli non come un problema ma piuttosto come una soluzione ad alcune sfide economiche dell’Europa, tra le quali la competitività.”

 

Quali sono stati i principali ostacoli per il Pacchetto economia circolare e come sono stati superati?

“L’ostacolo principale da superare è stato il malinteso sul fatto che le misure a difesa dell’ambiente producano sempre impatti più o meno negativi sull’economia, malinteso basato su una supposizione errata. Naturalmente qualsiasi misura ambientale fa aumentare i costi. Ma questi costi esistono già, e noi ne stiamo negando l’esistenza. In qualche modo, questi costi non vengono pagati dai produttori e dai consumatori dei beni, ma sono trasferiti sul sistema sanitario o, più spesso, sulla generazione successiva, perché questa, come sapete, non può lamentarsi.

Il superamento di questo ostacolo ha richiesto un duro e lungo lavoro e molti incontri a tutti i livelli. Per riuscirci – in particolare – è stato necessario produrre numerose prove che dimostravano l’utilità delle misure a non solo per la salute e l’ambiente, ma anche per l’economia.”

 

Il Pacchetto economia circolare si è guadagnato un ampio sostegno da parte del Parlamento europeo e da diversi soggetti coinvolti. Come è stato possibile ottenere tale consenso?

“Da quando è stata istituita la Tavola rotonda sull’efficienza nell’uso delle risorse, abbiamo lavorato costantemente sulla costruzione del consenso. Abbiamo messo insieme una decina di business leader, come Paul Polman di Unilever, già attivamente coinvolti nell’economia circolare. Io ho portato alcuni miei colleghi della Commissione, tra cui quelli legati agli aspetti economici, e alcuni membri molto attivi del Parlamento europeo. Abbiamo coinvolto anche ricercatori universitari, rappresentanti di ONG, delegati illustri a livello europeo di sindacati e associazioni dei consumatori. Quindi, in pratica, intorno al tavolo c’erano tutti. I partecipanti hanno nominato degli sherpa (funzionario che prepara incontri politici internazionali ad alto livello, ndr), lavorato molto duramente per circa due anni e hanno dato vita a una proposta che ho tradotto in azioni legali o altre proposte politiche che sono state incluse nel Pacchetto economia circolare.

Quando, più tardi, la nuova Commissione ha revocato il Pacchetto, è stato abbastanza logico che si levassero intense proteste perché tutti quei partecipanti sentivano l’economia circolare come una cosa loro e credevano nel suo sviluppo in Europa.”

 

Il Pacchetto economia circolare è ambizioso, ma lo è abbastanza?

“Come prima cosa dobbiamo comprendere l’essenza che sta alla base del Pacchetto economia circolare. Il nostro attuale modello economico si è dimostrato socialmente, ecologicamente e persino economicamente insostenibile. È responsabile della diseguaglianza nella distribuzione locale della ricchezza, della perdita di biodiversità, dei cambiamenti climatici, e delle crisi economiche, solo per citare alcuni dei danni procurati. In aggiunta, viviamo in un mondo che è un unico sistema socio-ecologico strettamente intrecciato. Siamo più interconnessi e interdipendenti che mai e, per questo motivo, la nostra responsabilità individuale e collettiva è aumentata enormemente. Oltre a tutto questo, abbiamo di fronte le sfide del 21° secolo, come l’incremento demografico, la crescita del consumo pro capite, l’invecchiamento della popolazione, la digitalizzazione o la robotizzazione, che semplicemente non possiamo ignorare. Il cambiamento del nostro modello economico è necessario e, sostanzialmente, inevitabile.

È importante capire che l’economia circolare è uno strumento molto efficiente per la transizione verso questo inevitabile nuovo modello economico e dovrebbe essere abbracciata da tutti. Dovrebbe anche essere vista come una soluzione per aumentare la competitività dell’Unione europea, che – per varie risorse – dipende molto dalle importazioni. 

Non è un segreto che, naturalmente, questo pacchetto dovrebbe andare più velocemente ed essere più ampio ma, indubitabilmente, è un passo importante. Per me è anche chiaro che è necessario un prossimo passo e non c’è tempo da perdere.”

 

L’economia circolare non solo fa risparmiare risorse ma crea anche posti di lavoro. Potrebbe la creazione di occupazione diventare uno dei più importanti propulsori della transizione verso un’economia circolare?

“Sicuramente, la crescita economica che sostiene quella di occupazione, potrebbe dare una spinta importante. Naturalmente, per essere franco, è più facile dimostrare l’esistenza di una correlazione positiva dell’economia circolare con la crescita economica che con l’occupazione. Ma quello che è essenziale è che lo sviluppo di un nuovo modello economico, oggi localizzato in alcune aree come l’Europa o la Cina, si espanda a livello globale. È fondamentale rimuovere alcune barriere, come quelle ai mercati, per evitare di diventare, o essere visti come, un altro modello occidentale che protegge i nostri interessi. È essenziale che l’occupazione arrivi al centro del Pacchetto economia circolare. Nel corso dell’ulteriore sviluppo del modello economico circolare, dobbiamo implementare soluzioni che diano lavoro ad altre persone, che creino occupazione locale e occupazione che non può essere delocalizzata.”

 

Quali dovrebbero essere le prossime priorità della Commissione?

“Prima guardiamo cos’è necessario fare, indipendentemente da chi dovrebbe farlo, che sia la Commissione o un’istituzione a un livello più globale o più locale. Dobbiamo rafforzare le sinergie dell’economia circolare con la dimensione sociale, con i cambiamenti climatici, con la bioeconomia, che sta anche diventando sempre più importante. E con le città, perché dobbiamo essere consapevoli che la prossima ondata di edifici cittadini sarà praticamente finita entro i prossimi 50 anni. Dobbiamo anche lavorare sul mantenimento del valore nell’economia circolare perché a volte ci focalizziamo troppo sulla quantità di rifiuti ma non sul valore che stiamo trattenendo, e questo valore è un importante propulsore economico per l’adozione dell’economia circolare.

Se si guarda dal punto di vista della Commissione, io credo che l’attenzione dovrebbe essere rivolta all’implementazione del pacchetto normativo sulla plastica, che ritengo importante, alla progettazione dei prodotti, con direttive sull’eco-progettazione, alla rimozione delle barriere per i nuovi modelli di business, come quelli basati sui prodotti come servizi, e all’estensione della responsabilità del produttore. La Commissione dovrebbe anche lavorare su alcuni punti, in cui ha meno potere ma ai quali dovrebbe assolutamente contribuire, come gli incentivi di mercato che, oggi, ci hanno intrappolato nel nostro attuale modello economico. La Commissione dovrebbe contribuire a cambiare il segnale che viene mandato ai mercati, valutare maggiormente il capitale naturale, aggiornare opportunamente la struttura fiscale e fare leva sugli appalti pubblici. Praticamente, c’è un sacco di lavoro che ci attende e dovremo lavorare sistematicamente a 360 gradi.”

 

Avendo adottato il Pacchetto, l’Europa può guidare l’economia globale verso un’economia più circolare?

“Io penso che non solo possa, ma che fondamentalmente dovrebbe. Vorrei spiegarle perché. Oggi c’è una seria richiesta di ridefinire la sovranità perché molti dei nostri problemi, come il cambiamento del modello economico, possono essere risolti solo a livello globale. Un esempio di ridefinizione della sovranità è l’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici in cui tutti noi conveniamo sulla necessità di introdurre soluzioni sul miglior modo possibile per proteggere l’ambiente.

Perché l’Unione europea è così importante in questo ambito? Perché 70 anni fa l’Ue ha ridefinito la sovranità per raggiungere un unico scopo: evitare conflitti e guerre sul suolo europeo. Ha incontrato diversi problemi ma, alla fine, ha raggiunto il suo obiettivo. E tutte le sfide che abbiamo di fronte oggi sono più o meno le stesse che l’Europa aveva di fronte allora. 

Per ridefinire la sovranità, penso fondamentalmente che, oltre alle tre convenzioni che già esistono dal 1992, la Convenzione sui cambiamenti climatici, la Convenzione sulla biodiversità (Cbd) e la Convenzione contro la desertificazione (Ccd), ci potrebbe essere bisogno di un’altra convenzione che potremmo chiamare ‘Convenzione sulla gestione delle risorse naturali’. Questa nuova convenzione dovrebbe fondamentalmente connettere le tre già esistenti, collegherebbe le storie della biodiversità o dei cambiamenti climatici con quella di un nuovo modello economico, creerebbe le condizioni necessarie e rimuoverebbe delle barriere, come quelle dei mercati, che attualmente ci impediscono di andare oltre a livello globale.”

 

Ora che il Pacchetto sta per diventare legge, come può l’economia circolare rimanere tra le priorità dell’agenda politica?

“Sono assolutamente convinto che l’economia circolare dovrebbe rimanere tra le priorità dell’agenda politica. È essenziale per la transizione verso un’economia più responsabile e sostenibile. È una parte estremamente importante della risposta nella battaglia ai cambiamenti climatici. Non è assolutamente sufficiente concentrarsi su energia e offerta. Dobbiamo guardare anche al lato della domanda: i modelli di produzione e consumo, il consumo di altre risorse come terreni, acqua e particolari materiali che non vengono gestiti appropriatamente. Una gestione inefficiente delle risorse potrebbe diventare un’ulteriore propulsore alle emissioni di CO2 e non risolveremmo adeguatamente il problema del clima. E, infine, l’economia circolare è una risposta importante, se non la risposta, per la competitività dell’economia dell’Unione europea che, come ho già detto, è estremamente dipendente dalle importazioni. Un politico che non lo capisce non dovrebbe fare politica.”