Victor Olgyay ©BompanEmanuele

 

Boulder, Colorado. Le montagne circondano per metà questa piccola cittadina ai piedi delle Montagne Rocciose. Non lontano risplendono le vette più alte, alcune delle quali raggiungono i 4.000 metri di altezza. Questa incredibile catena montuosa e la sua bellezza selvaggia hanno ispirato 30 anni fa la creazione di uno dei più interessanti think-tank americani sulla risoluzione dei problemi nel settore energetico: il Rocky Mountain Institute (Rmi) fondato da Amory Lovins, fisico, scienziato ambientale e scrittore americano. Materia Rinnovabile lo ha visitato per incontrare Victor Olgyay, figlio del famoso e omonimo architetto autore del primo libro sull’architettura bioclimatica. 

Victor è architetto, esperto del Rmi sull’utilizzo di energia negli edifici commerciali, sia nuovi sia esistenti. Ha lavorato a centinaia di progetti, tra cui il retrofit energetico profondo del gigantesco Empire State Building: un esempio di quanto il ruolo degli edifici già esistenti sia estremamente importante nelle pratiche di risparmio energetico. 

Brett Bridgeland, senior staff Rmi, specializzato in smart buildings, si è unito alla nostra piacevole discussione su come l’edilizia possa rientrare in una visione di economia circolare.

 

Brett Bridgeland ©BompanEmanuele

 

Quando guardiamo un edificio non vediamo che cos’è in realtà: una fonte di materiali (le acque di scolo, i materiali da costruzione, i prodotti di scarto come moquette, finestre ecc.), e un’opportunità di ridurre il consumo energetico e di tagliare le emissioni.

“Al Rocky Mountain Institute cerchiamo di considerare gli edifici non come un singolo oggetto, ma come un ecosistema più ampio: consideriamo una costruzione in rapporto alle altre e all’infrastruttura urbana e valutiamo la sua relazione con l’energia elettrica e la mobilità.

Nel libro Reinventare il fuoco, di Amory Lovins, descriviamo il ruolo delle costruzioni rispetto ai servizi energetici, alla mobilità e all’industria. Oggi la maggior parte delle persone non considera un edificio attraverso un approccio integrato, ma vede questi elementi scollegati e in rapporto di dipendenza lineare, invece che sistematicamente interdipendenti. In Reinventare il fuoco dimostriamo che un approccio sistemico offre l’opportunità di eliminare il ricorso a petrolio e carbone, e ci permette di sviluppare una solida economia basata su efficienza ed energia rinnovabile.

Per esempio edifici e automobili dovrebbero essere visti come interconnessi, con le auto elettriche che possono fare da deposito energetico per gli stabili. Oggi abbiamo tantissime costruzioni inefficienti che rappresentano una grande opportunità per risparmiare energia e denaro e possono dar vita a nuovi business che affrontino il problema dell’efficienza con interventi profondi o leggeri.”

 

State dicendo che l’immenso campo dell’edilizia, ora ad alta intensità energetica, può diventare più efficiente anche con interventi di retrofit leggero? 

“Se arriviamo ad aumentare del 20% l’efficienza energetica in un gran numero di edifici, possiamo ricavarne un impatto enorme. Per questo ora Rmi sta cercando di capire come ottenere un ritorno ampio e rapido sugli investimenti nella ristrutturazione in larga scala degli edifici. Devono essere interventi semplici, che non diventino un grattacapo per i proprietari. Progetti poco impegnativi, da realizzarsi con molta facilità e con un rapido rientro dell’investimento compiuto, diventerebbero molto popolari e avrebbero un’ampia diffusione.

Naturalmente consideriamo anche le opportunità offerte dal retrofit profondo. Stiamo lavorando su comunità, reti e campus che stanno diventando altamente efficienti dal punto di vista energetico e indipendenti dalla rete e, in alcuni casi, producono perfino più energia di quanta ne consumano: possono rappresentare una risorsa per la rete elettrica, un diverso nodo nel sistema. Gruppi interconnessi di edifici possono immagazzinare l’energia termica ed elettrica, rispondere al fabbisogno energetico, regolare la frequenza di erogazione e svolgere altri servizi utili per aiutare la rete elettrica a funzionare meglio. 

Paradossalmente, però, il retrofit leggero è abbastanza complesso. Non è facile arrivare a un intervento ampio, veloce e facile da realizzare. Bisogna convincere molte persone, con una varietà di edifici che hanno schemi di utilizzo energetico differenti. Crediamo, però, che vi sia una reale opportunità di realizzare retrofit su larga scala attraverso l’ottimizzazione e il potenziamento della infrastruttura informatica degli edifici. Ci stiamo concentrando su sistemi informatici che ci permettano di comprendere meglio come far funzionare gli edifici in modo efficiente.

Oggi ci sono molti processi automatizzati, ma spesso non sono correttamente gestiti o manutenuti. Dobbiamo imparare a far funzionare bene le nostre costruzioni. Invece di spendere molto denaro in materiali innovativi o in costose ristrutturazioni dell’involucro esterno degli edifici, dobbiamo capire come utilizzare in modo intelligente dati e computer.”

 

Perciò suggerite di innovare la gestione degli edifici piuttosto che innovare i materiali? 

“Assolutamente sì per quanto riguarda gli edifici già esistenti. La gestione corretta degli immobili è la chiave del risparmio energetico operativo. Per le nuove costruzioni, invece, è necessario innovare il design. Le nostre case possono essere più funzionali grazie a un design migliore. Progettare sulla base del clima può far risparmiare molta energia. Per ottenere una significativa riduzione dei consumi energetici basta costruire semplici murature ben isolate e funzionali, pensare alla circolazione dell’aria, utilizzare infissi di qualità che siano in ombra d’estate e che lascino passare il calore del sole quando lo si desidera. Tutte queste cose sono a costo zero: è una questione di progettazione smart. Già con i materiali che abbiamo oggi a disposizione possiamo costruire case a consumo energetico zero, non abbiamo bisogno di materiali super-efficienti. 

Naturalmente alcuni prodotti come i pannelli fotovoltaici hanno portato a impressionanti miglioramenti nell’efficienza energetica e hanno subito un auspicata riduzione di costo. Sono materiali ottimi, e vi è una certa quantità di altri buoni prodotti in arrivo sul mercato che possono rendere l’efficienza energetica più semplice ed economica.” 

 

Noi esseri umani siamo essenziali per una buona gestione dei nostri edifici, che permetta di farli vivere più a lungo e in modo efficiente.

“Il nostro comportamento è fondamentale. La cosa interessante è che di solito le persone non sono consapevoli dell’energia utilizzata dagli edifici. Sanno quanto consuma la propria automobile, ma non conoscono il consumo energetico delle proprie case. Senza un qualche tipo di indicazione visibile di quanta energia utilizziamo, non siamo incentivati ad adottare comportamenti efficienti. E questo è un peccato, perché l’efficienza energetica si conteggia in Negawatt (o energia risparmiata), una potente e invisibile soluzione che può ampiamente ridurre le emissioni di gas a effetto serra.” 

 

Che cosa si può fare?

“Abbiamo un progetto chiamato Residential Energy+, un’iniziativa del Rocky Mountain Institute che permette ai protagonisti del settore di intercettare opportunità di mercato nel campo della riqualificazione energetica residenziale per 150 miliardi di dollari, e rispondere a quello che è il principale bisogno – ancora insoddisfatto – dei proprietari di case: migliorare la performance energetica domestica. L’edilizia residenziale rappresenta circa un quinto delle emissioni di gas a effetto serra negli Stati Uniti, con un potenziale di riduzione pari a più di 300 milioni tonnellate di CO2 l’anno. Nonostante i progressi e gli sforzi significativi da parte di diversi protagonisti del settore, il mercato dell’efficienza energetica residenziale non ha ancora raggiunto la scala necessaria per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici. Perciò Rmi cerca di motivare i proprietari di case in tutti gli Stati Uniti e metterli così in condizione di investire nella riqualificazione energetica delle proprie abitazioni – grazie all’uso delle rinnovabili e a interventi di efficientamento – come parte della ristrutturazione delle loro proprietà.

Quando le persone hanno accesso alle informazioni diventano consapevoli e agiscono. Lo chiamiamo ‘effetto Prius’, dal nome della famosa autovettura ibrida: quando osservi gli effetti del tuo stile di guida cambi automaticamente il tuo comportamento. Nel settore residenziale in particolar modo è necessario che la visualizzazione del consumo energetico divenga altrettanto semplice. Forse attraverso un’app: a noi piacciono i giochi e i gadget, quindi perché no?”

 

I sensori e l’automazione possono evitare gli sprechi energetici dovuti ai nostri comportamenti scorretti?

“Non sempre. Il sistema di riscaldamento programmato via computer non sempre soddisfa i reali bisogni. Non sempre i sensori di luce funzionano bene: a volte si rompono oppure non vengono sottoposti ad adeguata manutenzione. Quindi anche nel caso di edifici automatizzati ci sarà comunque una componente umana. Stiamo raccogliendo sempre più dati: sugli edifici dobbiamo ottenerne sempre di più e in una forma che li renda facilmente utilizzabili dalle persone.”

 

Concentriamoci sugli Stati Uniti. L’interesse per il retrofit leggero è in aumento?

“Sì. E cresce quando le persone scoprono come gli altri stanno risparmiando energia. A Chicago stiamo lavorando con la Chicago Retrofit Initiative che ha l’obiettivo di arrivare in 5 anni a un risparmio energetico del 20%. Il proprietario di un edificio ha installato un sistema di controllo energetico smart riuscendo a risparmiare il 18% di energia nel primo anno. ‘Se l’avessi saputo prima – ha dichiarato – l’avrei fatto molto tempo fa’. E quando si è sparsa la voce, molti altri proprietari di immobili lo hanno immediatamente imitato.”

 

In che modo l’edilizia può rientrare nel modello di economia circolare?

“Come ho scritto in una pubblicazione del Rmi, noi cataloghiamo gli edifici secondo tre componenti: struttura (cemento, acciaio, legno); prodotti (mobili, finiture, moquette) e funzionamento. Vogliamo che ciascuno di questi componenti diventi circolare.

Partiamo dalla struttura. Già il design dovrebbe includere il potenziale riutilizzo della struttura dell’edificio, anziché la sua demolizione. Per esempio, il parcheggio del Boston Convention Center è stato progettato in modo da poter essere eventualmente trasformato in uffici. Chi progetta deve pensare prima a come sarà possibile riutilizzare la struttura mantenendola intatta. A Boston sanno che il Centro Conferenze potrebbe rivitalizzare il quartiere, quindi utilizzare in modo diverso il parcheggio potrebbe costituire un’opportunità economicamente valida di adattarlo a un utilizzo con un valore commerciale maggiore. 

Per quanto riguarda i prodotti, pensate per esempio alla moquette: nel tempo si logora e deve essere sostituita. Quindi è fondamentale scegliere un materiale che possa essere facilmente rimosso, smontato e riutilizzato per produrre nuovi materiali, in questo caso nuova moquette. Ma ci sono tanti altri esempi possibili. Per quanto riguarda il funzionamento dell’edificio, è necessario che l’immobile resti “al passo con i tempi”, che funzioni in maniera efficiente e che il software e i componenti del sistema siano aggiornati per ridurre i consumi il più possibile.” 

 

La lungimiranza è fondamentale…

“E pensare in modo circolare. Per esempio la possibilità di utilizzare componenti prefabbricati nell’edilizia può dare una forte spinta al flusso circolare dei materiali. Quando industrializziamo il modo in cui produciamo i sistemi murari, possiamo costruire componenti standard (migliorando la qualità della costruzione) che contribuiscono a ridurre il consumo di materiali e promuoverne il riutilizzo. Così risparmiamo materiali ed energia. C’è un mondo nuovo che ci aspetta.”

 

 

Rocky Mountain Institute, www.rmi.org

Amory Lovins, Reinventare il fuoco, Edizioni Ambiente 2012; tinyurl.com/hphbae7

Progetto Residential Energy+www.rmi.org/residentialenergyplus