Ci sono diverse tecniche. Una si basa sul congelamento della salma in azoto liquido, con una attrezzatura che realizza questo passaggio con una erogazione della sostanza attraverso ugelli che spruzzano sul corpo disteso su una piattaforma metallica. Il risultato è una struttura che di fatto è un “ghiacciato” abbastanza fragile. A questo punto il piano metallico si mette in movimento, con rapidi scossoni. Il corpo si “granitizza”, diciamo così. Poi sul materiale granulato si interviene con un processo che elimina ogni traccia di umidità, una specie di liofilizzazione. Ciò che rimane viene compattato, ottenendo una piastrella di circa cinque centimetri di spessore, piastrella che si può interrare a una profondità di venticinque centimetri circa. Dopo sei mesi la piastrella subisce un normale processo di decomposizione dal quale, però, si liberano sostanze molto nutrienti per il mondo vegetale. Ecco quindi che in quel preciso punto del terreno si potrà impiantare un alberello che, per la propria crescita, usufruirà di un acceleratore particolarmente valido. Quindi i cimiteri potrebbero trasformarsi in parchi, con alberi che portano una piccola targhetta di riconoscimento per i parenti. Ma anche, perché no?, parchi cittadini potrebbero essere popolati da ex cittadini.

C’è poi l’idrolisi alcalina. Si fa così: ci vuole una macchina – già esistono negli Stati Uniti – nella quale il corpo viene immerso in una miscela di acqua e idrossido di potassio, portata a 160° e in una condizione di forte pressione. Questo evita il passaggio attraverso lo stato di bollitura (è la pressione che lo bypassa) e il risultato è una completa scomposizione del corpo in tutte le sue componenti chimiche, come peptidi, aminoacidi, zuccheri e sali vari. Siamo sempre lì, quindi: ingredienti molto utili per nutrire i vegetali. Wikipedia ci informa che in Colorado, Florida, Georgia, Idaho, Illinois, Kansas, Maine, Maryland, Minnesota, Missouri, Oregon, Vermont e Wyoming la tecnologia è operativa. In altri stati sono emerse proteste da parte di comunità religiose e non. Ma in genere dubbi ci sono un po’ ovunque. Questo probabilmente è dipeso da un’incauta modalità di promozione dei venditori dei macchinari, i quali hanno dichiarato che il “prodotto” finale del processo è un liquido che può essere usato per irrigare le piante di un giardino (non so se hanno anche suggerito l’uso di un sottovaso), e che tutta l’operazione è anche molto valida perché la produzione di CO2 è nettamente inferiore a quella emessa dalla normale cremazione. Ma – è qui l’errore – se si vuole il liquido si può anche liberare nei dispositivi di scarico della casa. È una immagine brutta.

Questi gli scenari più interessanti per la sostenibilità finale.Se restiamo negli Stati Uniti, c’è un coté di pubblico che sta creando un problema a queste nuove tecniche. Stanno infatti aumentando le richieste, da parte di motociclisti, di essere sepolti con la loro moto. Ma l’Harley Davidson, anche dissolta, fa male alle piante.