Il coinvolgimento degli stakeholder presenta diversi aspetti interessanti. In numerosi processi che puntano a ottenere una trasformazione è diventata pratica comune coinvolgere coloro che subiranno impatti dai potenziali risultati del processo.

Spesso mette insieme numerose molteplicità, perché lavora su piani diversi, in modo multilaterale e con molteplici stakeholder, e il suo linguaggio può diventare poco chiaro e burocratico. Ma la sua ragionevole intenzione è quella di coinvolgere tutte le parti, affinché le decisioni siano prese tenendo in considerazione interessi molteplici e vari. 

A livello statale, può assumere la forma del partneriato sociale, quando i governi determinano le proprie politiche dopo essersi consultati con aziende, sindacati e altri gruppi organizzati importanti, quali gli agricoltori, i consumatori o i rappresentanti del settore ambientale. A livello globale costituisce una parte essenziale dei processi delle Nazioni Unite, in particolare il coinvolgimento degli stakeholder nel processo del COP (Conferenza delle Parti) per affrontare la crisi climatica. 

Anche a livello di Unione europea viene comunemente utilizzato un processo che permette di tenere in considerazione interessi molteplici e vari. Durante la stesura del Piano d’azione per l’economia circolare, tutte le istituzioni legislative europee hanno riconosciuto il bisogno di un tale approccio. Dopotutto gli obiettivi per arrivare a un’economia di tipo circolare sono ambiziosi e se pienamente realizzati avrebbero un impatto dirompente su molti modelli di attività economica tradizionale, dalla progettazione, alla manifattura, alle filiere fino ai nuovi modelli di proprietà.

Nel nuovo spirito di uscita dagli schemi tradizionali per lavorare con nuovi partneriati, la Commissione europea (CE) e il Comitato economico e sociale europeo (CESE), quali rappresentanti della società civile all’interno dell’Unione europea, hanno creato una Piattaforma unitaria per attuare questo processo. Primo nel suo genere, è sembrato appropriato creare un modello per coinvolgere gli stakeholder nell’obiettivo di reimpostare uno schema economico che mostra di non funzionare più.

La Piattaforma europea degli stakeholder per l’economia circolare è nata nel marzo del 2017. 

Il Segretariato è gestito dal CESE, la Piattaforma è aperta a tutti ed è nata con l’intenzione di evitare che diventasse un organismo Bruxelles-centrico, con le solite facce e i soliti interessi consolidati. La Piattaforma invece si sarebbe dovuta estendere a tutti gli Stati membri, raccogliendo esempi concreti di quello che effettivamente funziona nel mondo reale. Inoltre avrebbe facilitato il dialogo e condiviso le lezioni apprese fra i membri attivi in una determinata area, favorendo contatti fra i protagonisti. Allo stesso modo avrebbe identificato cosa effettivamente serve ai decisori politici per aiutare chi tenta il passaggio al pensiero circolare, o a modelli circolari di business.

Per arrivare al numero più ampio possibile di persone e organizzazioni è stato creato un sito web che viene visualizzato da circa 7.000 visitatori al mese. Numero che naturalmente aumenta in caso di un evento specifico. 

Il sito rappresenta un enorme successo, perché ha permesso a chiunque abbia una connessione internet di accedere a centinaia di esempi pratici di attività nell’ambito dell’economia circolare. Si tratta di un sito interattivo, in cui ci sono forum di discussione e in più la possibilità per gli attivisti dell’economia circolare di pubblicare le loro azioni per favorire la trasformazione. È uno spazio vivo, in costante crescita e sviluppo, ha un live feed delle conversazioni su twitter, e viene costantemente aggiornato con esempi di buone pratiche. Dopo 60 anni, si tratta del primo sito web interistituzionale dell’Unione europea. 

L’elemento cruciale che lo rende innovativo sta nel fatto che è prodotto dagli stessi stakeholder. Il CESE ospita il sito, ma l’attività online è gestita dalla comunità dell’economia circolare. Ciò significa che le buone pratiche provengono da ogni parte dell’organizzazione, dagli imprenditori, alle grandi aziende, alle imprese sociali. Inoltre lo spazio online offre una piattaforma che permette di relazionarsi e condividere conoscenza e apprendimento. Il sito ospita anche una sezione sulle diverse strategie per l’economia circolare nate in Europa, e questo permette a chi sta creando nuove strategie o sta valutando di mettere in atto strategie esistenti di avvalersi di altre esperienze nello stesso campo, o in ambiti collegati. 

Inoltre il CESE e la Commissione organizzano e ospitano annualmente una conferenza della Piattaforma europea degli stakeholder per l’economia circolare e un’opportunità per costruire reti. Conferenze molto partecipate: lo scorso marzo è stato emozionante vedere i delegati in coda sulla Rue De la Loi a Bruxelles, in attesa di registrarsi all’evento che ha avuto luogo al palazzo Charlemagne. 

Questi eventi hanno evidenziato il beneficio sinergico della collaborazione fra CESE e CE nel facilitare questo tipo di coinvolgimento degli stakeholder. La Commissione assume titolarità ai livelli più alti, e può comunicare con chiarezza le ultime iniziative e le tendenze future delle proprie proposte legislative e piani di lavoro. Gli stakeholder possono offrire feedback attraverso workshop interattivi. 

La CESE si occupa di mettere in rete coloro che stanno lavorando attivamente al cambiamento. Segue poi una seconda giornata di gruppi di lavoro mirati. Quest’anno è stato creato un Networking Village in forma di pop-up, rendendo possibili queste importanti interazioni dirette.

Avvicinandosi a mille il numero dei partecipanti a questa conferenza, non è facile far sì che tutte le diverse voci possano essere ascoltate e tutta la conoscenza accumulata possa essere utilizzata.

Con questo obiettivo il CESE e la Commissione hanno deciso di creare un Gruppo di coordinamento per facilitare il funzionamento della Piattaforma. Il Gruppo è composto da 24 rappresentanti di stakeholder dei diversi settori – governo locale, società civile, network nazionali o di settore e modo accademico. 

La creazione di questo Gruppo riflette ancora una volta l’interesse per l’economia circolare che attraversa tutta Europa: i membri sono 24 anche se le domande per farne parte sono state 200. Ovviamente il Gruppo non riesce a includere tutti i protagonisti più importanti e validi del settore, ma cerca comunque di rappresentarne una sezione trasversale e include 13 diversi Stati membri. 

Un altro approccio innovativo per il coinvolgimento degli stakeholder consiste nel fatto che la presidenza di questo gruppo viene assegnata a rotazione agli stessi stakeholder. Attualmente è presidente del gruppo per l’anno 2019 Ladeja Godina Košir, punto di forza del network del cambiamento circolare in Slovenia.

I suoi membri si incontrano una volta all’anno tra una conferenza e l’altra, ma vi sono anche incontri informali durante i vari eventi sull’economia circolare che hanno luogo in l’Europa. L’enfasi non è sugli incontri in sé, ma sull’azione, e il gruppo ha progettato e sta attuando un piano di lavoro costruttivo per fa sì che la piattaforma più ampia continui a funzionare efficacemente e aggiunga valore alla creazione dell’economia circolare in Europa, e in definitiva alle filiere che si spingono al di là della UE. 

La Piattaforma è riuscita a superare alcuni dei normali limiti al coinvolgimento degli stakeholder, limiti che spesso riguardano il fatto che sono i gruppi più organizzati ad avere la massima rappresentatività. Il cittadino medio riveste molti ruoli: è consumatore, capofamiglia, uomo d’affari, lavoratore, imprenditore; è autista, noleggiatore, utilizzatore di servizi e così via. Ma il cittadino medio non è sempre organizzato in modo da sentirsi rappresentato in questi ruoli vari e complessi. Gli stakeholder sono spesso gruppi organizzati di poteri forti, con un obiettivo molto specifico. Per progettare un futuro equo, che sia funzionale alla società nel suo insieme è importante essere aperti a tutti i punti di vista. 

Interessante notare che un nuovo paradigma, o un nuovo modello economico come quello dell’economia circolare, darà origine a nuovi modelli di business e modi di interagire come consumatori con beni e i servizi. Questi futuri gruppi di stakeholder naturalmente non esistono ancora, e questo costituisce un limite quando si tratta di progettare nuovi ambiziosi futuri, coinvolgendo i portatori di interesse. Spesso inoltre ciascun gruppo ha aspetti molto specifici del nuovo paradigma da tutelare. 

Il modello sperimentale di coinvolgimento degli stakeholder utilizzato per strutturare la piattaforma ha fornito utili lezioni. Il coinvolgimento rende al meglio quando è aperto a tutti. Le istituzioni e i decisori politici possono fornire strutture e supporto preziosi, ma non dovrebbero assumere un ruolo guida quando si tratta di definirne il messaggio. Inoltre la visione del futuro dovrebbe essere comunicata con chiarezza, affinché tutta la società possa aver chiaro quale i benefici che ne ricava, quale che sia il ruolo che i singoli rivestono in quel momento.

Il modello economico lineare ha fallito in tutti i modi quantificabili. Abbiamo vissuto attraverso un periodo di collasso economico, degrado ambientale, perdita di biodiversità, ineguaglianza sociale e paralisi dell’azione. Il pensiero circolare offre un piccolo ma importante strumento per realizzare un futuro più luminoso, equo e prospero per tutti noi. La Piattaforma europea degli stakeholder per l’economia circolare deve restare dinamica e reattiva per ottenere dei risultati. Resta da vedere se ciò sarà possibile, ma il messaggio sicuramente è: finora tutto bene. Molto fatto, ancora molto da fare.  

 

European Circular Economy Stakeholder Platform, https://circulareconomy.europa.eu/platform/en