Dal momento in cui molte aziende iniziano a esplorare alternative al modello lineare di business “vendilo e dimenticatene”, prende sempre più piede il modello di prodotto come servizio (PaaS).

Considerato da Accenture come uno dei cinque modelli di business fondamentali per rendere possibile la circolarità, il PaaS include modelli di affitto, leasing, pagamento per utilizzo e pagamento per servizio per oggetti che di solito venivano semplicemente acquistati e gettati via quando non servivano più.

Quando un’azienda mantiene la proprietà di un prodotto – che si tratti di un divano, una maglia o un container per spedizioni – è incentivata a estendere il ciclo di vita del prodotto attraverso la riparazione o l’upgrade, ed è responsabile della gestione del prodotto al termine del suo ciclo di vita.

Gli utilizzatori – non più chiamati consumatori – in teoria compreranno meno cose, specialmente quando non hanno in programma di esserne proprietari indefinitamente, portando a un maggiore utilizzo del bene e a un minore bisogno di risorse vergini. Per esempio, dato che in media un trapano viene utilizzato solo per un periodo limitato della propria vita utile, è difficile ignorarne il potenziale di prestazione di acquisto piuttosto che di proprietà.

Ma il fatto che un prodotto sia offerto come servizio non lo rende in sé circolare.

Secondo un recente rapporto di Bcg (Boston Consulting Group, ndr) la vita media di uno scooter elettrico in sharing è di soli tre mesi. Ciò significa un aumento significativo delle emissioni medie di gas a effetto serra per ciascun viaggio, e una diminuzione dei benefici ambientali complessivi del suo essere alternativa ai viaggi in auto. Similmente, la popolarità dei servizi di passaggi a chiamata – come Uber e Lift – ha portato a un aumento della congestione urbana, e nella sola San Francisco è responsabile di un aumento del 50% del traffico tra il 2010 e il 2016. E non dimentichiamo le allarmanti fotografie dei cimiteri cinesi di biciclette del bike-sharing.

Se l’economia circolare aspira a eliminare rifiuti e inquinamento, a mantenere i materiali al loro più alto standard di utilizzo e rigenerare i sistemi naturali, quelli illustrati non sono certo i migliori esempi di circolarità.

Per superare la prova del nove della circolarità è necessaria una comprensione olistica delle risorse e dei flussi materiali. Non si tratta solo di passare da un tipo di relazione con i clienti a un altro, o di concentrarsi sulla gestione del fine vita di un prodotto. Piuttosto si tratta di applicare questi principi in tutte le attività industriali e le catene di valore, considerando l’impatto effettivo dei nuovi modelli di business e non la mera attrattiva del cambiamento.

Questo editoriale è un adattamento della newsletter di GreenBiz Circular Weekly che ogni venerdì propone le ultime notizie sull’economia circolare.