Le catene di negozi Zero Waste, le botteghe indipendenti e i reparti no packaging stanno cambiando il modo di fare la spesa degli italiani.

Consumare meno risorse naturali, sprecare meno alimenti, generare meno rifiuti e risparmiare, sono i quattro pilastri del mercato dei prodotti senza imballaggio. Un settore economico che continua a crescere e che dallo scorso 23 novembre, grazie all’incentivo promosso dal Ministero della Transizione ecologica con il decreto “Prodotti Sfusi”, può contare su un contributo retroattivo di 5000 euro a sostegno delle attività degli anni 2020 e 2021.

Plastica e over-packaging

Secondo un recente report dell’UE, la quota annua pro capite di rifiuti di plastica generata dai cittadini europei è di 177,4 kg. In Italia i numeri non sono per niente confortanti: nel nostro paese la quota media di rifiuti plastici è di 215,64 kg l’anno, un peso che ci colloca al quarto posto dell’Unione Europea, dietro a Irlanda, Germania e Lussemburgo, ma, soprattutto, con una massa tripla rispetto alla Croazia che con i suoi 74,03 kg è il paese più virtuoso del Vecchio Continente.
Nell’era dell’over-packaging, con mandarini presbucciati e conservati nella plastica all’interno dei frigoriferi, acquistare prodotti sfusi è un atto di resistenza, un modo per opporsi alle leggi di un mercato in cui non sono più le materie prime e la loro lavorazione a determinare il costo di un prodotto, ma la loro movimentazione e conservazione.

Tutte le catene e i negozi no packaging in Italia

Nata nel 2018, la piattaforma Sfusitalia propone una mappatura vettoriale che evidenzia una forte concentrazione di store di prodotti senza imballaggio nel nord Italia, con una densità che si attenua scendendo lo Stivale. Fra le grandi metropoli Roma fa la parte del leone con 74 punti vendita di prodotti sfusi all’interno del GRA e un'altra quindicina negli altri municipi. La situazione è buona a Milano (30) e a Torino (23), discreta a Napoli (13).
La maggior parte dei 727 store censiti a oggi è rappresentata da botteghe indipendenti, ma esistono anche catene che hanno scelto di scommettere sui prodotti non imballati. Negozio Leggero, ad esempio, è presente con 18 punti vendita Zero Waste sul territorio italiano; mentre sono 220 i supermercati di Natura Sì nei quali, oltre ai prodotti imballati, è possibile acquistare cereali, legumi, semi, frutta secca e prodotti per la prima colazione venduti sfusi. Sono poi 250 i negozi che erogano prodotti per l’igiene del corpo e della casa.

Prodotti sfusi tra abitudini e pregiudizi da scardinare

La localizzazione è fondamentale per una pratica che mira, ovviamente, a ridurre anche gli spostamenti superflui: “Molto spesso la scelta dell’acquisto di prodotti sfusi è determinata dalla vicinanza del punto vendita – spiega Ottavia Belli, fondatrice di Sfusitalia -. Nelle grandi città la lontananza è spesso una barriera, mentre nei piccoli centri la pratica di acquistare prodotti sfusi è sicuramente favorita dalla prossimità, penso, per esempio, alla Desi di Colombare di Sirmione (BS)”.
Alcuni timori radicati fra i consumatori stanno capitolando con l’abitudine all’acquisto e la conoscenza: “La credenza erronea secondo la quale ciò che è imballato e inscatolato è più sicuro di ciò che è sfuso sta progressivamente lasciando il posto a una maggiore consapevolezza, così come l’opinione che i prodotti venduti sfusi siano più cari. - continua Belli - Una comparazione fra i prezzi di quest’ultimi e quelli della Grande Distribuzione è insostenibile: è chiaro che non si può paragonare un chilogrammo di pasta sfusa prodotta da aziende che lavorano solamente con grani italiani con un chilogrammo di pasta imballato da uno dei grandi marchi nazionali. Per riequilibrare il confronto bisognerebbe considerare sempre l’origine geografica del prodotto e gli impatti sociali e ambientali della sua produzione, distribuzione e vendita. Io capovolgerei i termini e inizierei a chiedermi non tanto perché i prodotti sfusi siano più costosi, ma perché le grandi marche siano così economiche”.

Leggi o incentivi economici?

Mentre la Spagna ha deciso di proibire, a partire dal 2023, gli imballaggi in plastica per frutta e verdura e in Francia è stata approvata una legge che impone a tutti i supermercati con una superficie maggiore di 400 mq di mettere a disposizione dispenser di prodotti sfusi nel 25% dell’area di vendita, in Italia la politica continua a pensare in termini di incentivi. “La somma di 5000 euro erogata retroattivamente per il 2020 e il 2021 è chiaramente inadeguata – spiega Belli -, ed evidenzia, in maniera piuttosto palese, come nessuno del settore sia stato contattato. Una delle lacune del provvedimento è concentrarsi sui prodotti sfusi tralasciando la restante produzione Zero Waste: lo shampoo solido, i dischi struccanti, i pannolini lavabili, le coppette mestruali e tutti quei prodotti che hanno una vita lunga e sono riutilizzabili per molti anni”.
Alcune catene della Grande Distribuzione hanno provato a battere la strada dei prodotti sfusi, ma una tiepida risposta del pubblico le ha fatte tornare sui propri passi: “Sicuramente la GDO tornerà a proporre i prodotti non imballati, ma andare ad acquistare in un negozio di quartiere che seleziona con cura la propria offerta avrà sempre un valore aggiunto”, conclude Ottavia Belli.

La bottega di quartiere

Da cinque anni e mezzo Giuseppe Brescia gestisce Antica Spesa, una bottega indipendente che è diventata uno dei punti di riferimento per chi vuole alleggerire l’impatto dei propri consumi nella zona ovest di Torino: “Quando ho aperto nel 2016 la mia offerta era concentrata sui legumi, le spezie, gli infusi, la frutta secca e le farine, progressivamente ho aggiunto vini, mieli e prodotti di cosmetica naturale”. Parallelamente all’ampliamento della gamma di prodotti sono cambiate anche le abitudini dei consumatori: “La pratica del riuso è sempre più frequente fra i miei clienti che portano da casa i loro barattoli, riutilizzano i sacchetti e cercano di eliminare la plastica dai loro acquisti”.

Un catena da primato: Negozio leggero

La catena Negozio leggero, forte di 20 punti vendita (18 in Italia e 2 nelle sedi estere di Parigi e Lugano) vanta un primato imbattibile: la bottega aperta nel 2009 a Torino è stata la prima a livello internazionale ed è diventata fonte d’ispirazione per gli store Zero Waste di tutto il mondo. “All’inizio – ci racconta l’amministratore delegato Cinzia Vaccaneo – le persone entravano nel nostro shop e, vedendo i dispenser, si comportavano come se fossero al cospetto di un’installazione artistica. Col passare del tempo, però, l’emozione estetica è stata progressivamente sostituita dalla consapevolezza della concretizzazione di un bisogno. La clientela ha preso coscienza dell’importanza di disimballare i prodotti e così in questi 12 anni sono stati inaugurati altri punti vendita, in parte gestiti dai nostri dipendenti, in parte con la soluzione del contratto di franchising”.
Attualmente sono circa 1500 i prodotti presenti nei punti vendita di Negozio Leggero, un’offerta che ha visto moltiplicarsi anche le tipologie dei singoli prodotti: dalle iniziali 8 tipologie di riso si è giunti alle 15 di oggi, mentre i prodotti per l’igiene del corpo sono circa 100, interamente prodotti in laboratori collegati al gruppo.
Per quanto riguarda i detergenti per la persona e alcuni prodotti alimentari come il miele, Negozio leggero ha ideato un interessante sistema circolare dei contenitori in vetro che passa attraverso la riconsegna del vuoto a rendere, la sterilizzazione e l’igienizzazione del medesimo e il suo riuso: “Il nostro obiettivo è sempre stato creare le condizioni per una responsabilità condivisa fra azienda e consumatori sull’imballaggio. La circolarità resa possibile da questo lavoro condiviso evita che l’imballaggio sia un peso sociale e non posso nascondere che vedere le persone applicare questo ‘patto’ in modo impeccabile sia per noi di Negozio leggero un grande motivo d’orgoglio”.
La logica dello Zero Waste viene applicata anche allo shopping online: “Per quanto riguarda i detergenti per la casa e per la persona abbiamo ideato un percorso che prevede il ritiro gratuito dei vuoti a rendere quando si raggiunge una quota di 20 contenitori e l’imballaggio con tappi in sughero che vengono riciclati a fine ciclo, diventando la materia prima di pannelli fonoassorbenti e isolanti. Per quanto riguarda gli sfusi, invece, utilizziamo esclusivamente sacchetti di carta. In un caso e nell’altro, dunque, le nostre spedizioni sono plastic free”.

Immagine: uno dei punti vendita Negozio Leggero