A 23 anni dalla sua messa al bando, l’amianto è ancora diffusissimo, in diverse forme, sul nostro territorio: le stime, per difetto, di Cnr e Inail parlano di ben 32 milioni di tonnellate. Nonostante la legge 257 del 1992 prevedesse Piani regionali amianto da redigere entro 180 giorni dalla sua pubblicazione, a oggi sei Regioni non li hanno ancora approvati. Intanto il censimento, fondamentale per calcolare le quantità da recuperare e realizzato in modo disomogeneo solo in dieci Regioni, ha contato oltre 230.000 strutture interessate. L’altro strumento fondamentale, la mappatura dell’amianto presente sul territorio, è stata conclusa solo da metà delle Regioni, mentre è in fase di ultimazione nelle province autonome di Bolzano e Trento. La Banca dati amianto coordinata dal ministero dell’Ambiente riporta notizie di almeno 38.000 siti su tutto il territorio nazionale, con oltre 300 siti in classe di priorità 1, ovvero a maggior rischio, su cui avviare subito le azioni di risanamento. Ma sono pochi gli interventi di bonifica realizzati a oggi (27.020 edifici tra pubblici e privati), lenti quelli in corso (26.868), molti quelli ancora da iniziare: di questo passo si stimano 85 anni per completare le bonifiche.

Inoltre sarà difficile risolvere il problema amianto se la rete impiantistica per il suo smaltimento resta quella attuale: le regioni dotate di almeno un impianto specifico sono 11, per un totale di 24 impianti (5 in Sardegna, 4 in Piemonte e Toscana, 2 in Emilia, Lombardia e Basilicata, 1 in Abruzzo, Friuli, Liguria, Puglia e la provincia autonoma di Bolzano), con volumetrie residue insufficienti a garantire un corretto smaltimento dei materiali che ancora oggi finiscono al 75% in discariche fuori dai nostri confini.

Il risanamento ambientale, la bonifica e il corretto smaltimento dei materiali contenenti amianto devono essere le priorità per portare a zero il rischio connesso con l’esposizione alla fibra. Per questo però occorre un serio impegno da parte innanzitutto delle Regioni e degli altri enti locali e nazionali competenti. Fino a oggi, purtroppo, i risultati ottenuti sono molto scarsi. È urgente intervenire tanto sui grandi siti industriali quanto sugli edifici pubblici e privati; bisogna completare il censimento e gestire con attenzione i sistemi e gli impianti per il trattamento e lo smaltimento dei materiali contenenti amianto. È poi necessario promuovere una corretta informazione sul problema amianto, su come comportarsi per eseguire interventi corretti e sui rischi derivanti dall’esposizione alle fibre dovuta al deterioramento delle strutture ma anche allo smaltimento illegale dei materiali.

Per affrontare efficacemente il problema, nel marzo del 2013, i ministeri della Salute, del Lavoro e dell’Ambiente hanno approvato il Piano nazionale amianto: un documento complesso che tratta la problematica dal punto di vista sanitario, dell’assistenza e dei risarcimenti ai lavoratori e agli esposti e dal punto di vista ambientale, con misure che, se fossero messe in campo, darebbero una svolta vera alla situazione. Questo Piano purtroppo è ancora oggi fermo in Conferenza Stato Regioni, dove, per mancanza di fondi, continua a essere rimandata la sua discussione.

Il Governo si deve impegnare concretamente nel dare risposte e giustizia alle vittime dell’amianto, come promesso all’indomani dell’assurda sentenza di assoluzione che ha messo la parola fine al processo Eternit nel novembre scorso. Per far questo occorre consentire al più presto l’avvio delle bonifiche dei siti industriali e la rimozione dell’amianto dagli edifici ancora contaminati, attraverso l’attuazione di quanto previsto nel Piano nazionale. Un primo passo utile sarebbe lo stanziamento di circa 20 milioni di euro, da attuare con il sistema degli incentivi per la sostituzione eternit/fotovoltaico, che porterebbe alla bonifica di oltre 10 milioni di metri quadrati di coperture in cemento amianto. È fondamentale anche la rapida approvazione del disegno di legge sugli ecoreati in discussione in questi giorni alla Camera, senza variazioni del testo uscito dal Senato, per consentire la sua immediata applicazione. Solo così si potrà evitare che si consumino altri crimini com’è successo a Casale Monferrato, nella Terra dei Fuochi, nella Valle del Sacco, a Taranto, a Porto Marghera, a Bussi e in tantissime altre realtà. 

Il dossier “Liberi dall’amianto” è consultabile online: tinyurl.com/na6p8nf