Pubblichiamo la prima di una serie di interviste realizzate nell’ambito del progetto GreenX.
Il progetto nasce nel 2019, dalla collaborazione degli attuali membri della squadra (la designer Ivana Bertola, l’innovation manager Jacopo Deidda Gagliardo, il ricercatore Giovanni Venegoni) – incontro propiziato da Daniele Basso, fondatore e CEO di HBI Group. L’obiettivo di GreenX è comunicare alla Generazione Z spunti per l’innovazione green, promuovendone la proattività all’interno delle realtà pubbliche e private in cui operano.
Per la prima intervista, dedicata alla moda sostenibile, GreenX ha coinvolto
Fedora Agosti, sustainability ambassador di Par.co Fashion, e Niccolò Cipriani, fondatore e amministratore di Rifò Lab.

Par.co Denim e Rifò lab: due idee imprenditoriali per la moda sostenibile

La creazione di Par.co Fashion e di Rifò Lab appartiene alla storia recente e simile è la vicenda dei fondatori. “Il brand Par.co Denim - spiega Fedora Agosti - nasce nel 2014, quando i due fondatori, Matteo e Diego Parimbelli, hanno avuto l’intuizione di proporre dei prodotti in denim a filiera corta e prodotti a partire da materie prime in cotone organico, certificato GOTS e GRS. Il tutto è nato da una profonda conoscenza del mondo e della filiera della moda. Il risultato è un catalogo di capi realizzati selezionando tessuti in cotone biologico, prodotti, assemblati, lavati e collaudati in provincia di Bergamo”.
Niccolò Cipriani ha invece sviluppato la sua idea imprenditoriale durante un’esperienza di lavoro nella filiera tessile in Vietnam: “Rifò Lab nasce tre anni fa, nel settembre 2017. Mi ero accorto che esisteva un problema all’interno degli stabilimenti, che era quello della sovrapproduzione. Parlando con mio padre e mio zio avevo capito che c’era la possibilità di riprendere una lavorazione e una tradizione centenaria della città di Prato, quella della rigenerazione delle fibre tessili. Così è nato Rifò, un brand sostenibile che si basa su un processo di produzione a km0. Partendo dalla trasformazione di scarti industriali e vecchi indumenti, realizziamo tessuti che poi utilizziamo per giacche o borse. Rifò nasce soprattutto per promuovere un consumo più consapevole e una produzione più attenta ai propri impatti e una produzione che cerca di avere un impatto positivo sul territorio in cui questa avviene”.

La scelta del km0

Perché la scelta di perseguire la strada della riduzione degli impatti, dell’economica circolare e del km0? Agosti e Cipriani confermano: “è una scelta radicata nella nostra visione imprenditoriale”. Par.co Denim nasce anche per lo stimolo dato al settore moda dalla campagna Detox di Greenpeace, in controtendenza al modello del fast-fashion; Rifò Lab recupera una pratica secolare per abbracciare completamente un modello circolare.
“La produzione di denim avviene entro 35-40 chilometri dalla sede dell’azienda, nella provincia bergamasca. Abbiamo capito quanto sia importante, anche per il B2B, essere sostenibili, a partire da una
filiera corta: significa un processo monitorabile, significa avere un contatto aperto e diretto con i produttori”. Fedora Agosti riporta anche un dato quantitativo importante: “il report del 2018 della ONG OEW, Dalla pianta di cotone ad un paio di jeans, calcolava che la distanza idealmente percorsa da un jeans di una produzione generica era in media di 44mila chilometri: un giro del mondo fra coloranti, cotone e materiali. Secondo il medesimo calcolo, la filiera Par.co si ferma a 8mila”.
“La situazione di Rifò Lab è simile”, riprende Niccolò. “Aggiungerei che il mercato è molto fluido, molto liquido, e ogni giorno cambiano i gusti, cambiano le tendenze. Avere una produzione a km0 ti permette di essere molto agile, di testare nuovi prodotti durante la stagione, di creare produzioni più snelle, più leggere e quindi di arrivare ad avere un magazzino meno oneroso sulla cassa aziendale. Nel nostro caso quando si parlava di processi circolari, l’idea era quella di rispolverare questo processo per l’utilizzo il più efficiente possibile delle risorse che il nostro pianeta ci offre”.

Il rapporto con i clienti, tra filiera corta e digitale

La filiera corta, secondo Par.co e Rifò, è uno strumento che permette la creazione di un rapporto nuovo con il consumatore. “La concezione del ‘cliente al centro’ è importante, perché quando si parla di moda sostenibile bisogna creare dei capi ai quali le persone si possano affezionare. Se riesci a coinvolgerli nella fase di design e di progettazione, i clienti si sentono più coinvolti e quindi si sentono anche più affezionati al capo che lanci successivamente”.
Il
digitale è strumento di comunicazione su molteplici livelli: “I capi denim sono capi iconici, che chiunque ha nell’armadio. Sono dei prodotti estremamente conosciuti e usati. Per Par.co Denim è importantissimo soprattutto riuscire a trasmettere quanto un capo che magari si considera così semplice, così quotidiano e vissuto, nasconda dietro la sua produzione massiva un impatto ambientale e sociale grandissimo”, ci spiega Fedora, che, come sustainability ambassador, partecipa alla definizione di tutte le fasi dei progetti di Par.co Fashion e Denim, dalla comunicazione alla creazione di partnership ai progetti industriali.
“Rifò Lab nasce digitale”, ricorda Niccolò. “Il nostro staff è principalmente marketing e comunicazione, ed è principalmente impegnato in attività digital, quali gestione dei social, sponsorizzazioni, analisi dei risultati. Però allo stesso tempo abbiamo un seguito off-line, perché abbiamo negozi multibrand in Italia e in Europa che vendono i nostri prodotti. Perché abbiamo scelto il digitale? Sicuramente è stata una scelta dovuta al fatto che volevamo comunicare il dietro le quinte della produzione, comunicare le storie dietro un prodotto, una produzione o un processo complesso come il nostro, che è centenario. I social e internet ti permettono di avere un rapporto diretto con le persone, che significa essere trasparenti, e quindi sempre disponibili a rispondere alle domande, alle osservazioni o ai commenti che hanno i nostri utenti; questo allo stesso tempo ci aiuta a capire meglio quali sono i loro gusti, i loro interessi, a fare progetti di co-design, a pensare e progettare dei capi insieme a loro”.