Gli acquisti di seconda mano non sono certo una novità: dai negozietti dell’usato ai mercatini delle pulci, le possibilità per chi vuole trasformare i propri beni materiali in denaro sono sempre state numerose nel corso della storia.
La moda di seconda mano, però, sta davvero vivendo un momento d’oro nell’economia occidentale. Da quando Green Strategy e H&M hanno definito il concetto di
“Moda Circolare nel 2014 , e dalla pubblicazione del rapporto A new textile economy” della Fondazione Ellen McArthur nel 2017, il ruolo di un robusto mercato dell’usato in grado di allungare la vita utile dei vestiti è diventato un principio centrale della moda circolare.

La rotazione dell’abbigliamento prende il posto dell’accumulo

Il mercato della rivendita (noto anche come re-commerce o pre-loved, ovvero “già amati”), è uno dei settori ad alta crescita per il prossimo decennio, per cui GlobalData prevede una crescita da 7 miliardi di dollari nel 2019 a 36 miliardi di dollari nel 2024 (o dal 2% all'8% di quota di mercato), un tasso di crescita annuale composto (CAGR) del 39%, rispetto al tradizionale mercato di seconda mano previsto CAGR del 6%.
I consumatori sono sempre più propensi a fare acquisti di seconda mano o
vintage, spinti dalla crescente consapevolezza dell'impatto ambientale e sociale della filiera dell'abbigliamento. ThredUP, ad esempio, afferma che dare una seconda vita a un vestito riduce il suo impatto di CO2 equivalente del 79%. I consumatori statunitensi sono al momento più aperti che mai all'acquisto di seconda mano: le stime del sondaggio sui consumatori di Global Data mostrano che la percentuale di donne negli Stati Uniti che hanno acquistato o sono aperte all'acquisto di seconda mano è aumentata dal 45% nel 2016 al 70% nel 2019.
La
tecnologia è la chiave del successo del mercato della rivendita. eBay, Facebook Marketplace e Gumtree, tra molti altri, hanno reso la vendita e l'acquisto di oggetti di seconda mano più semplice che mai. Questo mercato peer-to-peer è fiorente, e negli ultimi anni si è vista un'ondata di siti e-commerce focalizzati sulla vendita di abbigliamento usato in ogni parte del mondo. Il mercato della moda di seconda mano, oggi, va a gonfie vele.

Due OPA di alto profilo nel mondo della vendita di moda di seconda mano

Poshmark, un mercato online peer-to-peer per abbigliamento di seconda mano, che è stato lanciato in gennaio con un prezzo di OPA, un’Offerta Pubblica di Acquisto, di 42 dollari, e ha concluso il suo primo giorno di negoziazione a 101,5 dollari, attualmente ha raggiunto un prezo di 40 dollari per azione e una valutazione di 3,1 miliardi di dollari. Nel frattempo, thredUP, un rivenditore di vestiti per il mercato di massa, è stato quotato in marzo con una valutazione di 1,3 miliardi di dollari e oggi viene quotato 1,4 miliardi di dollari.
thredUP funziona in modo leggermente differente rispetto a Poshmark e altri rivenditori peer-to-peer, come
Depop in Gran Bretagna e TheRealReal negli Stati Uniti, un rivenditore di lusso anch’esso quotato in borsa nel 2019. Sebbene il modello operativo base di questo genere di siti funzioni come una piattaforma su cui i venditori sono responsabili della pubblicazione online e spedizione dei loro prodotti, con una tassa trattenuta dal sito su ciascuna vendita, l’obiettivo di thredUP è rendere il commercio più semplice per il venditore: basta spedire gli abiti usati a thredUP in una busta prepagata, la compagnia pagherà il venditore in base al contenuto della busta e si occuperà poi di postare online gli annunci di vendita e spedire i prodotti agli acquirenti. Lo scopo è quello di sbloccare l’offerta rendendo l’esperienza del venditore più semplice possibile: threadUp lo definisce “mercato gestito”. Questo modello è più utilizzato nel mondo di rivendita di lusso, in parte a causa della pervasività di prodotti contraffatti che rendono un’autenticazione da parte di terzi necessaria a guadagnarsi la fiducia degli acquirenti.

Su entrambi i lati dell'Atlantico stiamo assistendo a un numero crescente di aziende tecnologiche che forniscono mercati digitali per la vendita peer-to-peer, consentendo reinventare la vendita di abbigliamento. Dal lato della vendita di lusso, le aziende in crescita includono TheRealReal, Vestiaire Collective e Cudoni così come FarFetch, un sito e-commerce di lusso che ha lanciato una piattaforma di rivendita di borse firmate nel 2019. Altre aziende sono meno focalizzate sul lusso, come Depop nel Regno Unito (tra i preferiti dai fashion influencer che desiderano liberarsi dei loro abiti a malapena indossati), Rebelle dalla Germania e Vinted, una piattaforma peer-to-peer lituana.
Dal 2015,
si stima che quasi 3,5 miliardi di dollari di capitale pubblico e privato siano stati raccolti da questi rivenditori di moda, di cui 2,5 miliardi di dollari solo dal 2019. The RealReal, thredUP e Poshmark hanno raccolto 750 milioni di dollari attraverso le loro recenti OPA.
Altre aziende che hanno raccolto un importo significativo attraverso
vari finanziamenti e potrebbero essere presto rese pubbliche includono il rivenditore di sneaker StockX (690 milioni di dollari), il sito europeo di rivendita di lusso Vestiaire Collective (476 milioni di dollari) e il rivenditore europeo di moda di massa Vinted (261 milioni di dollari).

Anche le grandi firme abbracciano il mercato della rivendita

Nell'aprile 2021, Nike ha annunciato che inizierà a rivendere scarpe da ginnastica restituite nell'ambito del programma Nike Refurbished in 15 dei suoi negozi statunitensi. Sebbene questi non siano che piccoli passi, sono segno di un enorme cambiamento se si pensa che per decenni la politica dell’azienda non ha voluto riconoscere la presenza di Nike nel mercato della rivendita, e non si può fare a meno di chiedersi se ai piani alti non puntino all'enorme mercato della rivendita di sneaker che vale 6 miliardi di dollari.
Anche altri marchi come
Levi's e Cos, di proprietà di H&M, hanno lanciato i loro siti di rivendita. La piattaforma di Cos, Resell è disponibile nel Regno Unito e in Germania. Le piattaforme gestite da grandi firme come queste sono particolarmente attraenti per il pubblico, perché riflettono un'esperienza online più tipica per il consumatore.
Infatti, le
aziende tecnologiche come Reflaunt stanno capitalizzando questa tendenza offrendo il resale-as-a-service (RaaS) per firme e rivenditori così che possano usufruire di meccanismi di rivendita o riciclaggio sulle loro piattaforme e-commerce. Cos, per esempio, utilizza la tecnologia di Reflaunt a Resell.

I rivenditori non lavorano solo con prodotti finiti. C’è stata una recente ondata di start-up che si occupano di rendere più semplice per i brand comprare e vendere materiali di scartocioè tessuto mai trasformato in abito – utilizzando la tecnologia. Aziende come Queen of Raw e AmoThreads hanno reso possibile l'approvvigionamento di materiali di scarto a imprese e consumatori.

I problemi e il futuro della rivendita

La rivendita è certamente qui per restare e non possiamo che aspettarci che sempre più marchi cerchino attivamente delle opportunità, sia collaborando con i siti di rivendita (come Madewell con thredUp, Alexander McQueen con Vestiaire Collective, o Gucci con The RealReal) o creando le proprie operazioni come Nike. Tuttavia, le relazioni tra i siti di rivendita e i marchi di lusso possono essere complicate, con le firme che prendono di mira i siti che ritengono colpevoli di vendere articoli contraffatti.
La rivendita ha anche altri lati negativi: perché sia un’opzione praticabile,
gli abiti devono essere prodotti per durare, un problema particolarmente sentito nell’industria del fast fashion, in cui le polemiche sulla durabilità dei capi non mancano.
In più, sebbene prolunghi l’utilizzo dei capi,
la rivendita non risolve il problema del fine vita dell’abbigliamento, una sfida continua per chi cerca di ottenere la vera circolarità nell’industria tessile.
Quindi, chi saranno i vincitori del boom delle rivendite? Saranno i marchi che assorbiranno il mercato lanciando le proprie piattaforme? O saranno le nuove aziende a vincere sulla tecnologia?
In ogni caso, visto che i brand della moda continuano a concentrarsi sulla circolarità, questa tendenza non può che continuare a crescere.

[1] Il valore OPA (offerta pubblica d’acquisto) definisce il capitale ottenuto dalle azioni presentate in pubblico per la prima volta.

Questo articolo è stato pubblicato su Planet-tracker.org

Immagine: Portobello Road, London - Second-hand market (ph Max Williams, Unsplash)