Il mare è una risorsa naturale di cui purtroppo abbiamo perso nel tempo la percezione.
Eppure il 50% del nostro respiro viene dal mare ed è prodotto dagli organismi marini che lo abitano. Gli oceani rappresentano il 90% della biosfera, coprono il 71% della superficie terrestre, assorbono il 50% delle emissioni di gas serra e di anidride carbonica e sequestrano gran parte del calore emesso dall’atmosfera.
Tuttavia solo il 5% del fondo oceanico è stato esplorato e solo il 7% viene custodito grazie alle riserve e alle aree marine protette. Troppo poco, se sappiamo che il valore di mercato stimato delle risorse e delle industrie marine e costiere corrisponde a circa il 5% del PIL globale, con più di 3 miliardi di persone che per il loro sostentamento dipendono dalla biodiversità marina e costiera. Di queste persone inoltre, un miliardo e 200 milioni vivono utilizzando esclusivamente le risorse marine. Pesca e acquacoltura danno reddito a più di 58 milioni di lavoratori in tutto il mondo e contribuiscono per un terzo al fabbisogno proteico della nostra dieta. Una percentuale destinata a crescere fino al 50%. Secondo la FAO, infatti, nel 2030 il consumo pro capite di pesce salirà a 21,5 kg rendendo necessaria una riflessione sull’utilizzo di questa risorsa in chiave circolare e rigenerativa.

Gli effetti della distruzione degli habitat marini e costieri (il 70% delle popolazioni ittiche è sovra-sfruttato) si stanno già manifestando attraverso le migrazioni e in alcuni casi la scomparsa di specie conosciute. Perché negli ambienti marini si stima vivano 200.000 specie conosciute, mentre almeno un milione sarebbe ancora da scoprire.

Tutti i problemi del mare vengono dalla terra

La cultura della sostenibilità nell’economia del mare va dunque alimentata quotidianamente e questo perché ogni nostra azione, compiuta anche a decine di chilometri dalle coste, ha un impatto sul mare, a partire dall’utilizzo di pesticidi in agricoltura per arrivare alla dispersione della plastica nell’ambiente: un materiale che rientra nei nostri piatti con il cibo, dal momento che gli organismi marini la assimilano e la accumulano nei loro tessuti. Tutti i problemi del mare vengono dalla terra e gli effetti dell’inquinamento hanno ripercussioni sugli equilibri climatici riducendo la capacità di assorbimento di CO2 e la deossigenazione dell’acqua, sull’aumento della temperatura dei mari e del loro grado di acidità, sullo scioglimento dei ghiacciai artici, del permafrost, provocando l’innalzamento del livello del mare e l’intensificarsi della frequenza di fenomeni estremi, sull’alterazione degli ecosistemi e delle specie che li abitano.

Noi dipendiamo da un mare che non conosciamo, non rispettiamo e non proteggiamo a sufficienza. Abbiamo trasformato una risorsa in una discarica, invece di comprendere come gestire l’impatto del nostro modello economico senza compromettere i rapporti con un prezioso fornitore di materia prima, di energia, di informazioni. Questo numero di Materia Rinnovabile indaga problematiche, competenze e soluzioni che bisognerà attuare nei prossimi anni, sull’onda di un entusiasmo necessario, per evitare di annegare in un mare di rifiuti.

Immagine: Jordan Donaldson (Unsplash)

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