©BUSINESSEUROPE / Foto: Erik Luntang

 

“Il mondo imprenditoriale è pienamente coinvolto nella rivoluzione dell’economia circolare. Non solo perché risparmiare risorse è un buon affare, ma anche per il suo forte impatto positivo sia sul mercato del lavoro sia sulla sostenibilità.” La posizione ufficiale di BusinessEurope, espressa dal direttore di Industrial Affairs Alexandre Affre, offre un’immagine chiarissima dell’opinione del mondo imprenditoriale riguardo alle riforme contenute nel Pacchetto per l’economia circolare, e alle future direttive dell’Unione europea sullo stesso tema. 

L’anno scorso BusinessEurope (abbreviazione di The Confederation of European Business, lobby che rappresenta aziende di tutte le dimensioni nell’Unione europea) ha lanciato una nuova piattaforma per offrire una vetrina alle imprese circolari. L’ha fatto durante la sessione conclusiva di EU Green Jobs Summit 2017, e quest’anno si impegnerà ulteriormente nella promozione della sua agenda per l’economia circolare, esercitando forti pressioni per convertire all’economia circolare il modo europeo di fare business.

Materia Rinnovabile ha incontrato Alexandre Affre nel corso del Circular Economy Stakeholders Event, un importante evento organizzato dal Comitato economico e sociale europeo a Bruxelles. 

 

Qual è la prospettiva di BusinessEurope sull’economia circolare in Europa? Quanto sta crescendo, e a che velocità?

“Come BusinessEurope siamo coinvolti nell’economia circolare perché osserviamo che un numero crescente dei nostri membri e aziende ne sono interessati, quando non stanno già portando avanti qualche attività riconducibile all’economia circolare. Per loro non si tratta di una moda, ma di una strategia industriale per rafforzare la propria attività. Si tratta di un processo dal basso, che arriva dal settore industriale e sta lentamente trasformando il modo di operare dell’economia europea, delle aziende e delle imprese. Offriamo una vetrina delle iniziative imprenditoriali di economia circolare per aiutare i nostri membri a diventare veramente circolari o a migliorare le proprie attività nel contesto dell’economia circolare.”

 

Il Pacchetto per l’economia circolare può accelerare la transizione delle imprese verso questo modello?

“Il Pacchetto che è stato adottato costituisce un passo positivo, e ci aspettiamo che incrementi parecchio questa tendenza. Quello che ci piace del Pacchetto è l’approccio dal basso che ha aiutato a risolvere le difficoltà concrete che le aziende si sono trovate ad affrontare.” 

 

Qual è il suo risultato più importante? 

“Che oggi le aziende abbiano molto più accesso a materiali riciclati. Dato che si stanno impegnando in modo crescente a utilizzare materiali riciclati nei loro prodotti, la sfida risiede nella quantità e nella qualità dei materiali a disposizione. È necessario raggiungere questi obiettivi in modo progressivo, impegnandosi a raggiungere livelli intermedi attraverso i quali nel giro dei prossimi due anni un’azienda potrà raggiungere una percentuale del 30 o 40% di materiale riciclato nel proprio processo produttivo. Penso che non dovremmo solo creare un flusso di materiali a livello nazionale, ma cercare fornitori in tutta Europa. Ci sono difficoltà sulla fornitura di alcuni materiali, ma sono sicuro che riusciremo a superarle.” 

 

Parlando di economia circolare in Europa, quali settori vedete svilupparsi con maggiore rapidità? 

“Sicuramente quello delle aziende che si occupano di gestione dei rifiuti nell’Europa occidentale. La situazione è più complicata nei paesi dell’Europa centrale e orientale per questioni culturali, e questo è un aspetto che dobbiamo rispettare e accettare, come a mio parere fa il Pacchetto. Le cose stanno cambiando, ma non tutti i paesi si stanno muovendo alla stessa velocità. Questa è la ragione per la quale come BusinessEurope stiamo cercando di impegnarci in quei paesi in cui la velocità di cambiamento è inferiore. Stiamo pianificando gli eventi e i workshop di quest’anno proprio in quei paesi, suggerendo soluzioni possibili per attività e aziende.”

 

Le istituzioni finanziarie mostrano interesse per l’economia circolare? 

“Gli investitori sono sempre più interessati, e la finanza etica sta diventando di tendenza. Questo sta già accadendo, e ci aspettiamo che questo fenomeno continui a crescere.”

 

Per dare una spinta all’innovazione servono più investitori o più tasse? 

“Bisogna stare attenti alle soluzioni politiche (comprese le tasse) che possono creare più problemi di quanti ne risolvono.”

 

Le aziende mostrano interesse per marchi, certificazioni o strategie di misurazione che valutino la loro circolarità e promuovano gli investimenti circolari? 

“Non ho dati da fornire al proposito, ma da conversazioni, discussioni e feedback ricevuti posso dire che molte aziende valutano da sé il proprio grado di circolarità. Per le aziende ha molto senso essere più efficienti, utilizzare le risorse in modo più efficace ed essere meno dipendenti da prezzi volatili. Quindi le aziende valutano la propria circolarità, magari senza condividerne i dati, ma sicuramente lo stanno facendo.”

 

Dovremmo accantonare l’idea di un marchio per l’economia circolare? 

“Attualmente il modo in cui le aziende comunicano il proprio operato al mondo esterno, che sia ai clienti e ai consumatori o ai legislatori attraverso informazioni, siti web o altri mezzi di comunicazione, dipende dalla strategia commerciale di ogni singola azienda. Alcuni utilizzano l’etichettatura, altri utilizzano gli strumenti informatici per offrire informazioni sui prodotti che immettono sul mercato. Perciò non penso che ci sia un’unica soluzione adatta a tutti i casi. Dobbiamo essere cauti sulle nuove etichettature e flessibili con le aziende.”

 

Le aziende stanno investendo negli incubatori di economia circolare?

“Il World Economic Forum ha un progetto dedicato a questo tipo di attività. Gli incubatori esistono grazie al supporto della comunità finanziaria; hanno lo scopo di mettere insieme gli investitori per ottenere le risorse necessarie a nuovi progetti e iniziative.”

 

Il mondo economico del Nord America è attento a quanto accade nell’Unione europea? 

“Per quello che ne so io è un argomento di attualità anche negli Stati Uniti, anche se con un accento un po’ diverso, perché lì l’interesse è molto più rivolto alla questione dell’efficienza energetica. Non sono sicuro che il termine economia circolare sia visibile negli Stati Uniti quanto lo è in Europa; ma comunque numerosi investimenti vengono orientati all’efficienza delle risorse, all’utilizzo dei materiali e al riciclaggio. Spesso ne parliamo con i colleghi nordamericani, e la Camera di Commercio statunitense, che è la controparte del nostro BusinessEurope, è abbastanza attiva su questo tema. Discutiamo con loro su questioni di commercio, clima ed efficienza delle risorse. Vedo sicuramente un gran potenziale di collaborazione fra queste due aree del mondo.” 

 

Circular economy industry platform, www.circulary.eu (immagine inalto: homapage)

BusinessEurope, www.businesseurope.eu