Il 13 febbraio scorso la Commissione Ue ha adottato due proposte di Regolamento che stabiliscono la definizione di idrogeno rinnovabile. Stando ai criteri tecnici contenuti nei due atti, che discendono dalla Direttiva sull'energia da fonti rinnovabili, sarà idrogeno verde anche quello ricavato da fonti non rinnovabili – quindi generato anche attraverso energia nucleare – a patto che durante l'intero ciclo di vita produca emissioni di gas a effetto serra inferiori di almeno il 70% a quelle del gas naturale fossile.

Le due proposte saranno ora sottoposte all'esame del Parlamento europeo e del Consiglio, che avranno due mesi di tempo per approvarle od opporvisi.

L’importanza di decarbonizzare la produzione di idrogeno

L’idrogeno è un vettore energetico e non una fonte di energia rinnovabile di per sé. Questo spiega perché, all’interno del dibattito sulla decarbonizzazione dell’economia europea derivante dagli obiettivi del pacchetto "Pronti per il 55%" e di REPowerEU, è importante scegliere quali tecnologie utilizzare per produrre questo carburante. L’idrogeno, trasparente e invisibile allo stato gassoso, può infatti essere prodotto a partire da fonti fossili altamente inquinanti come gas naturale e carbone (cosiddetto idrogeno grigio, detto invece idrogeno blu se è previsto un sistema di cattura e stoccaggio permanente della CO2 prodotta nel processo), oppure attraverso energia rinnovabile come solare ed eolico (idrogeno verde) o attraverso energia nucleare (idrogeno viola).

Come ricorda la Commissione, a meno che il sistema elettrico sia già decarbonizzato in vaste proporzioni, infatti, è essenziale che alla domanda di energia elettrica per la produzione di idrogeno sia associata una generazione “addizionale” di energia elettrica da fonti rinnovabili. In caso contrario, la domanda supplementare di energia elettrica per gli elettrolizzatori potrebbe rischiare di determinare un incremento della produzione di energia a partire da combustibili fossili. Un rischio che l’Esecutivo Ue, tuttavia, ha voluto evitare allargando al nucleare la definizione di idrogeno verde.

“Il nucleare non danneggia il clima ma ha i difetti delle altre fonti non rinnovabili: dipende da una risorsa non riproducibile. Inoltre, ha sinergie con l’industria bellica che vanno gestite”, commenta a Materia Rinnovabile Michele Governatori, Responsabile Programma Elettricità e Gas di ECCO, il think tank italiano per il clima “Favorire il clima non è la stessa cosa che essere rinnovabile. I sistemi di disincentivo alle emissioni-serra dovrebbero essere sufficienti a discriminare l’idrogeno da nucleare da quello da fossili. Assimilare invece l’idrogeno da nucleare alle rinnovabili sembra invece una distorsione.”

Cosa prevedono le due proposte di Regolamento

Il primo atto delegato adottato dalla Commissione Ue stabilisce le condizioni a cui l'idrogeno, i carburanti a base di idrogeno e altri vettori energetici possono essere considerati carburanti rinnovabili di origine non biologica. Le norme intendono assicurare che i carburanti possano essere prodotti soltanto a partire da energia elettrica rinnovabile "supplementare" generata allo stesso momento e nella stessa zona in cui avviene la produzione del carburante.

Il secondo atto delegato stabilisce invece la metodologia – da adottare entro il 31 dicembre 2024 - per calcolare le riduzioni delle emissioni di gas a effetto serra derivanti dai carburanti rinnovabili di origine non biologica e dai carburanti derivanti da carbonio riciclato. La metodologia calcola le emissioni e le relative riduzioni considerando l'intero ciclo di vita dei carburanti. Stabilisce che l'impiego di carburanti derivanti da carbonio riciclato debba ridurre le emissioni di gas a effetto serra di almeno il 70% rispetto ai combustibili che vengono a sostituire.

Image: Nicolas HIPPERT (Unsplash)