La FAO e le organizzazioni internazionali per la tutela dell’ambiente stanno incrementando la ricerca e la pubblicistica sull’elaborazione di nuovi modelli di economia circolare e sul riutilizzo sostenibile degli scarti provenienti dalla filiera ittica.
In una fase economica e geopolitica caratterizzata dalla mancanza di materie prime per i tessuti vitali dell’economia internazionale, quali la meccanica, l’elettronica e l’informatica, una ricerca interessantissima potrebbe riscrivere il rapporto tra la filiera ittica e le industrie dell’automotive.

Dai crostacei alle batterie

Gli scarti della filiera ittica potrebbero trasformarsi in un importante tassello sostenibile per la fabbricazione delle auto elettriche. Un gruppo di ricercatori e studenti dell’Università del Maryland, in sinergia con l’Università di Houston, ha elaborato un modello di batteria per automobile realizzata con zinco e chitosano.
Il chitosano è un derivato della chitina, tra i principali componenti degli esoscheletri di granchi, aragoste, gamberi e altri crostacei. I ricercatori sono riusciti a realizzare un gel che assolve il ruolo di elettrolita all’interno della batteria.

La rivoluzione consiste nella biodegradabilità del composto, che impiega solo cinque mesi per decomporsi, riuscendo a semplificare il riciclo anche del materiale metallico e agevolando finanziariamente i produttori e i protagonisti dell’industria automobilistica. “In futuro, spero che tutti i componenti delle batterie siano biodegradabili. Non solo il materiale stesso, ma anche il processo di fabbricazione dei biomateriali”, ha dichiarato Liangbing Hu, direttore del Center for Materials Innovation dell'Università del Maryland.

Applicazioni nel settore delle energie rinnovabili

L’innovativo prototipo di batteria, presentato ad una incuriosita comunità di investitori internazionali, può essere utilizzato sia per i motori a combustione interna che per lo stoccaggio dell’energia generata dai pannelli solari ed eolici.
La progettualità intrapresa con la chitina potrebbe divenire utile anche per il trasferimento energetico della rete elettrica urbana. L’elettrolita ricavato dagli scarti della filiera ittica non risulta infiammabile ed è completamente biodegradabile, rendendo la batteria estremamente efficace ed efficiente, in termini di sicurezza e sostenibilità.

Tra le grandi problematiche dell’industria automobilistica innovativa ed elettrica vi è quello della seconda vita delle batterie e numerosi produttori stanno investendo in termini di sostenibilità. Riuscire a sviluppare sistemi a “circuito chiuso e circolare” che consentano di tracciare e monitorare l’intera vita delle batterie dei veicoli è la grande sfida industriale che la ricerca sugli scarti della filiera ittica potrebbe aiutare a superare, rendendo l’intera produzione più ecosostenibile e consentendo all’industria dell’auto elettrica di poter divenire autenticamente green e affermarsi nel mercato globale.

Immagine: Mike Bergmann (Unsplash)