“Ancora per un certo periodo di tempo ci rimane la possibilità di venire liberamente a una decisione, la decisione di prendere un corso che sia diverso  da quello che abbiamo percorso nel passato. Possiamo ancora decidere di allineare la nostra intelligenza a quella della natura.”

Joseph Beuys

 

Ombrello, 1984. Multiplo

Per tutte le immagini del presente articolo ©Buby Durini – Courtesy Archivio storico De Domizio Durini

 

A distanza di trent’anni dalla sua morte, le parole di Joseph Beuys indicano come l’artista tedesco, avesse incorporato nella sua filosofia estetica un rapporto molto stretto e sistemico con la materia vivente. 

Beuys è considerato uno dei maggiori artisti del secondo dopoguerra: le sue opere sono presenti nei più importanti musei del mondo. Beuys nasce in Germania nel 1921; durante la Seconda guerra mondiale nel corso di una missione in Crimea il suo aereo viene abbattuto. Beuys viene miracolosamente salvato da un gruppo di nomadi tartari, che lo trovano semiassiderato, lo avvolgono nel grasso animale e nel feltro, e lo curano. Ricordando quell’episodio vent’anni dopo Beuys si presenta al pubblico, nella performance “Der Chef”, arrotolato per 8 ore in un panno di feltro nero. 

Già dagli anni ’50 la sua produzione artistica si distingue per l’uso dei materiali utilizzati: il legno, rugoso e non levigato, le saldature del metallo lasciate in vista. Nel 1961 è chiamato alla cattedra di scultura monumentale all’Accademia di Dusseldorf.

Il suo impegno politico e sociale lo porta a fondare nel 1967 il Partito studentesco tedesco e a dare vita a un’innovativa Free International University per la creatività e la ricerca interdisciplinare, insieme a Heinrich Böll, premio Nobel per la letteratura e creatore a sua volta dell’importante fondazione ecologista che porta il suo nome.

Alla fine degli anni ’70, sviluppa in Italia l’azione artistica, centrale nella sua opera, denominata “Difesa della Natura”. Per ripercorrere le tappe principali di questa operazione e ricordarne l’attualità, abbiamo parlato con Lucrezia De Domizio, operatrice culturale italiana che insieme a suo marito Buby Durini (che Beuys chiamava “il fratello italiano”), ha collaborato e seguito il maestro tedesco negli ultimi quindici anni della sua vita in molti paesi del mondo. 

 

Zappa, 1978. Oggetto in legno di olivo e ferro forgiato

 

Beuys firma Le Pale, Düsseldorf, 1983

 

Chi era Joseph Beuys? 

“Joseph Beuys è la figura che meglio rappresenta con la sua vita e la sua opera l’energia centrifuga e anti-tradizionale che l’arte contemporanea ha prodotto negli ultimi decenni. 

Personaggio atipico rispetto le correnti artistiche – invano si è cercato di inserirlo ora nel minimalismo, ora nell’arte povera, prima tra i performers, poi tra i concettuali – Beuys è riuscito a rivestire la sua stessa persona di arte, e l’arte della sua persona. 

Questo significa molto di più della mai sopita idea di unità tra arte e vita. Beuys, ponendo se stesso all’interno dell’opera d’arte, intende sottolineare il potere antropologico di tutta l’arte. Il bisogno di parlare, di comunicare, di esprimersi con qualsiasi mezzo, ha trovato piena risposta nel lavoro della sua intera vita. Essere un artista significava per Beuys condurre un’esistenza insieme agli altri, ricercando in un rapporto di fraterna collaborazione quella ‘elementare e profonda comprensione per ciò che avviene sulla Terra’ perché ciò che avviene nel mondo avviene anche dentro di noi. Non possiamo fare a meno di parlare gli uni con gli altri. E Beuys non può fare a meno di risorgere e di continuare a vivere.”

 

Un momento importante dell’esperienza artistica di Beuys è il lavoro con la materia viva naturale. Che cosa rappresenta per lui?

“Innanzitutto non possiamo dimenticare che la Terra è una sola. Nutre tutti gli esseri del pianeta, ed è la nostra Casa comune dove abitiamo, viviamo e moriamo.

‘Difesa della Natura’ è l’ultimo grande capolavoro di Joseph Beuys, il quarto slogan del maestro tedesco, un unicum fenomenologico nell’arte mondiale. Una colossale operazione svolta in Italia negli ultimi quindici anni della sua vita in cui ha sedimentato un ricco percorso operativo e spirituale con la mia costante collaborazione e con l’obiettivo magico di Buby Durini in un contesto nel quale il senza limite gioca un ruolo primario di indagine tra espansione di pensiero ed energia umana. 

In Beuys il rapporto con la natura è sempre stato un tema costante. In questa direzione va ricordata la discussione ‘Una Fondazione per la Rinascita dell’Agricoltura’, avvenuta a Pescara nel febbraio 1978. 

Per Beuys l’amore per la terra iniziò quando a causa di una forte depressione, dovuta alla guerra, fu ospite di suoi amici collezionisti, i baroni Hans e Franz Joseph van der Grinten, nella fattoria di Kranenburg. Fu qui che lavorando la terra – elemento di generazione e rigenerazione per ogni essere vivente – iniziò la sua vera carriera tracciando archetipi disegni di uomini, animali e piante. Questa esperienza dei suoi primi anni di artista fu ripresa in Italia negli ultimi quindici anni della sua vita lavorando la terra nella tenuta agraria dei baroni Durini in Difesa dell’Uomo e a Salvaguardia della Natura. 

I disegni di Beuys realizzati a Kranenburg sono un regale progetto antropologico completato in terra italiana.”

 

Beuys alla tenuta agraria del Barone Durini, 1976

 

Tavolo für direkte Demokratie, 1976 

 

Diary of Seychelles, Tavolo Charpentier, 1980

 

 In “Difesa della Natura” Beuys mette l’accento sulla necessità di inserire l’attività dell’uomo all’interno del contesto ambientale in cui vive. La natura va custodita perché è parte integrante dell’uomo.

“La ‘Difesa della Natura’ di Beuys non va intesa solo dal punto di vista ecologico, ma principalmente va letta in senso antropologico: difesa dell’uomo, dell’individuo, della creatività e dei valori umani, temi oggi attuali in tutto il pianeta Terra. Sarebbe interessante rileggere la famosa discussione ‘Difesa della Natura’ avvenuta il 13 maggio 1984 nel piccolo paese di Bolognano dove Beuys piantò la Prima Quercia italiana di fronte al suo studio ubicato nella famosa Piantagione Paradise. 

Nella parte finale di questa famosa discussione emerge un concetto veramente basilare: il concepire l’intelligenza della natura come corrispettivo che l’uomo ha il dovere di riconoscere e rispettare, corrisponde infatti all’intelligenza umana: nella natura l’uomo è uguale alla natura (vedi box, ndr).

È chiaro che l’attività creativa dell’uomo, la sua capacità produttiva a ogni livello, non potrà mai prescindere dal fatto che ha nella natura un che di omologo. Mentre noi lavoriamo con/nella natura, la natura lavora con/per la nostra anima.”

 

Nel lavoro alle Seychelles condotto insieme a lei e a suo marito, Beuys pianta due alberi che crescono nel tempo. Che significato assume oggi questo gesto?

“È in Italia che il suo concetto di utopia concreta, attraverso la triade delle Piantagioni Seychelles – Bolognano – Kassel, si realizza in ‘Utopia della Terra’. Il lavoro di Beuys alle Seychelles è l’inizio di un’era ciclonica per l’arte. L’arte si spoglia di ogni ciclo tradizionale e inizia a generare una nuova personale storiografia. L’individuale diviene humus fertile per far germogliare una specie di struttura sociale dove esiste una sedimentazione antropologica che ha la necessità di un confronto con realtà temporali della vita e dell’uomo a beneficio dell’intera umanità.”

 

Aratura biologica dei terreni agrari del Barone Durini, 1975

 

Vino F.I.U. (Difesa della Natura), 1983. Scultura

 

Beuys a Bolognano firma le grafiche e i poster “Difesa della Natura”, 1984

 

 Lei vive da anni a Parigi. Perché questa scelta?

“Il 13 maggio 2011, avendo lo stato e i musei italiani rifiutato la mia collezione privata composta da 300 lavori di Beuys, ho fatto donazione con una grandiosa mostra dell’intero corpo dell’operazione ‘Difesa della Natura’ alla Kunsthaus di Zurigo (già nel 1993 avevo donato alla stessa Kunsthaus la regale scultura ‘Olivestone’). Per l’occasione Electa Mondadori ha pubblicato un importante libro: Beuys Voice, che racchiude la totalità dell’opera e del pensiero del maestro tedesco e il post Beuys. 

Recentemente sono stata nominata curatrice ufficiale per l’arte contemporanea internazionale della Biennale Arte & Industria 2016 di Labin, in Croazia, che si terrà dal 2 marzo al 30 settembre. Contiene un progetto futuro: la Città sotterranea della cultura. Sarà legata al rispetto dell’ambiente e coinvolgerà l’intero habitat della città di Labin, con una visione anti tradizionale, mettendo in pratica i concetti beuysiani. Ho invitato 70 artisti di tutto il mondo di diverse generazioni, nazionalità e ricerche. 

Il focus è Beuys. Sono certa che sarà un successo.”

 

Dall’ultima discussione “Difesa della Natura” avvenuta tra l’artista Marco Bagnoli e il maestro Beuys a Bolognano, 13 maggio 1984

Marco Bagnoli: Quindi, noi pensiamo di avere coscienza dell’albero. Anzi, forse esso è il simbolo di tale coscienza. Allora io domando a Beuys: ma questo albero è cosciente di noi? Se lo è, è lui che ci pianta, materialmente, assorbendo la nostra coscienza. Se non lo è, sarà forse quel dio morto che rinasce nella nostra coscienza?

Joseph Beuys: Ti ringrazio moltissimo, Marco. Mi trovo in perfetta sintonia con le parole che tu hai detto. Facendo questo lavoro noi piantiamo gli alberi, e gli alberi piantano noi, poiché apparteniamo l’uno all’altro e dobbiamo esistere insieme. È qualcosa che accade all’interno di un processo che si muove in due direzioni diverse allo stesso momento. L’albero dunque ha coscienza di noi, così come noi abbiamo coscienza dell’albero. È dunque di enorme importanza che si tenti di creare o stimolare un interesse per questo tipo di interdipendenza. Se noi non abbiamo rispetto per l’autorità dell’albero, o per il genio, o per l’intelligenza dell’albero, troveremo che l’intelligenza dell’albero è talmente enorme da permettergli di decidere di fare una telefonata per comunicare un messaggio sulle triste condizioni degli esseri umani. L’albero farà la sua telefonata agli animali, alle montagne, alle nuvole, e ai fiumi; deciderà di parlare con le forze geologiche, e se l’umanità fallisce, la natura avrà una vendetta terribile, una vendetta terribilissima che sarà l’espressione dell’intelligenza della natura e un tentativo di riportare gli esseri umani al lume della ragione attraverso lo strumento della violenza. Se gli uomini non possono far altro che rimanere imprigionati nella loro stupidità, se si rifiutano di dare considerazione all’intelligenza della natura, e se si rifiutano di mostrare una capacità di entrare in un rapporto di collaborazione con la natura, allora la natura farà ricorso alla violenza per costringere gli uomini a prendere un altro corso. Siamo giunti a un punto in cui dobbiamo prendere una decisione. O lo faremo, o non lo faremo. E se non lo faremo, ci troveremo a dover fronteggiare una serie di enormi catastrofi che si abbatteranno su ogni angolo del pianeta...”

 

Beuys a Villa Durini, 1974

 

Apri bene la bocca, 1978. Serigrafia

 

Difesa della natura, 1984. Litografia

 

Beuys con Lucrezia De Domizio Durini, Studio Beuys, Düsseldorf, 1983

 

IAB01 – Industrial Art Biennial, www.industrialartbiennale.eu