L’Europa è lontana dagli obiettivi di riciclo degli imballaggi in plastica che si era posta. Avanti di questo passo, e non raggiungerà né quelli del 2025 né quelli del 2030.
È questa la conclusione, non proprio rincuorante, a cui giunge la
Corte dei Conti europea nell’analisi pubblicata il 6 ottobre. L’irrigidimento delle norme sulle quantità comunicate e la stretta in materia di esportazione dei rifiuti contribuiscono alle scarse performance di riciclaggio degli Stati membri. E anche il Covid-19 non aiuta: la preoccupazione per l’emergenza sanitaria ha dato, infatti, una inopportuna spinta alla plastica monouso e all’usa-e-getta.

Dalla strategia per la plastica al Covid-19

La strategia sulla plastica adottata dalla Commissione europea nel 2018 si concentra in particolare sugli imballaggi. È il packaging infatti - soprattutto del settore alimentare, con le bottiglie d’acqua in testa – a costituire oltre il 60% dei rifiuti in plastica generati nell’Unione Europea. Inoltre, tra tutti i tipi di imballaggi, quelli in plastica hanno il più basso tasso di riciclaggio in Europa (poco più del 40%).
La strategia sulla plastica intendeva dunque dare una spinta all’economia circolare in questo settore, raddoppiando il
valore-obiettivo di riciclaggio rispetto alla direttiva del 1994, e passando così al 50 % entro il 2025 e al 55 % entro il 2030.
Questi target però appaiono ancora piuttosto lontani. “Per raggiungere questi valori-obiettivo, l’UE deve invertire l’attuale situazione, nella quale
le quantità incenerite sono maggiori di quelle riciclate. Si tratta di una sfida difficilissima”, ha dichiarato Samo Jereb, il Membro della Corte dei conti europea responsabile dell’analisi. “Facendo rinascere, a causa di preoccupazioni di ordine sanitario, le abitudini dell’usa e getta, la pandemia di COVID-19 dimostra che la plastica continuerà a essere un pilastro delle nostre economie, ma anche una minaccia ambientale sempre più grave”.

Una sfida sempre più difficile

Nella corsa agli obiettivi di riciclaggio i metodi di calcolo fanno la differenza. Ai target stabiliti, la Commissione europea vuole arrivare senza barare e con numeri attendibili. Perciò, con la modifica della direttiva sugli imballaggi, sono stati introdotti criteri più rigidi per calcolare il tasso di riciclo, cosa che potrebbe comportare un notevole ridimensionamento dei risultati già comunicati, che passerebbero dall’attuale 42 % ad appena il 30 %.
La recente
Convenzione di Basilea ha inoltre stabilito condizioni più rigorose per l’invio di rifiuti di plastica all’estero, che saranno in vigore a partire da gennaio 2021. Un ulteriore ostacolo al raggiungimento degli obiettivi di riciclaggio, che per quanto riguarda gli imballaggi in plastica è ottenuto per un buon terzo grazie alla spedizione in paesi non-UE.
Ora, dichiara la Corte dei conti, “è necessaria un’azione significativa e concertata perché l’UE possa quasi raddoppiare la quantità dei propri rifiuti di imballaggi di plastica riciclati entro il 2030”. E fra le iniziative capaci di dare una spinta in questa direzione indica la modifica delle norme in materia di
progettazione degli imballaggi e il potenziamento dei regimi di responsabilità estesa del produttore.