Il Solaris è una coltura modesta, ampiamente ignorata dai contadini africani perché nonostante si tratti di una varietà di tabacco, non ha valore commerciale non contenendo nicotina. Raccolta annualmente, è una coltivazione non geneticamente modificata con un’alta resa in termini di semi e biomassa. In Sudafrica però questa coltura – di fatto trascurata – sta compiendo un grande salto, passando da alimento per bestiame a carburante per jet. 

Due anni fa, nel luglio 2016, un Boeing 737 della South African Airways e della sua controllata la low cost Mango airlines, ha compiuto i 1.300 km che separano Johannesburg, la capitale commerciale del Sudafrica, da Cape Town, la seconda città del paese per grandezza, alimentato da biocarburante ricavato da tabacco Solaris. Effettuato in coincidenza con le celebrazioni per il centesimo anniversario di Boeing International, si è trattato del primo volo passeggeri compiuto utilizzando biocarburante sostenibile per l’aviazione prodotto in Sudafrica.

I motori del Boeing 737 che ha trasportato i 300 passeggeri sono stati alimentati dal biocarburante prodotto dalla SkyNRG e da Sunchem SA utilizzando il tabacco Solaris in una miscela composta al 30%. 

Il tabacco Solaris viene coltivato su piccola scala dai contadini nelle campagne del Sudafrica: pertanto la sua coltivazione ha un impatto su temi quali il cibo, la salute e la povertà, oltre a creare posti di lavoro in un momento in cui la vendita delle varietà di tabacco da sigaretta è in calo in seguito alle indicazioni fornite dalle linee guida internazionali sulla salute. 

 

 

Attualmente Boeing, in partneriato con il World Wildlife Fund (Wwf), sta operando in Sudafrica con l’obiettivo di aumentare gli investimenti e la formazione in campo di soluzioni ambientali, e di creare posti di lavoro dignitosi e catene del valore durature per i contadini che coltivano Solaris per la produzione di biocarburante. 

Nel 2013 Boeing e South African Airways hanno dato vita alla loro collaborazione per l’utilizzo di carburante sostenibile. Nel 2014 Solaris è diventato il primo progetto volto a convertire l’olio ricavato dai semi di tabacco Solaris in biocarburante per jet. Nel 2015 le aziende agricole della provincia sudafricana di Limpopo in cui veniva prodotto il biocarburante per i voli, hanno ottenuto la certificazione dal Roundtable on Sustainable Biomaterials (RSB), uno degli organismi più accreditati al mondo nella definizione di standard di sostenibilità. 

La certificazione RSB costituisce un modello valido per estendere il progetto Solaris a una produzione di larga scala. L’iniziativa è in sintonia con gli obiettivi del Sudafrica a favore della salute pubblica, delle economie rurali e della sicurezza alimentare dei contadini, grazie all’incremento della produzione di Solaris e di altre colture su terreni non utilizzati. 

I partner hanno dato origine a un forum consultivo chiamato Southern Africa Sustainable Fuel Initiative (SASFI), che ha il compito di garantire la fornitura locale a lungo termine di combustibile per la South African Airways e altre compagnie aeree locali. 

Se il progetto avrà successo i contadini saranno in grado di sfruttare la domanda globale di materie prime certificate senza conseguenze negative sulla disponibilità di cibo, sulla qualità dell’acqua o sull’utilizzo dei terreni. 

Gli studi hanno dimostrato che i biocarburanti per l’aviazione prodotti in modo sostenibile emettono dal 50 all’80% in meno di emissioni nel corso del loro ciclo di vita, se paragonati agli equivalenti combustibili fossili. Le compagnie aeree di tutto il mondo hanno effettuato più di 2.500 voli passeggeri utilizzando varie forme di biocarburante da aviazione, a partire dalla sua approvazione per uso commerciale nel 2011. 

Oltre al Sudafrica, Boeing ha in corso progetti di sviluppo di biocarburanti negli Stati Uniti, in Medio Oriente, in Europa, Cina, Giappone, Sudest Asiatico, Brasile e Australia.

 

 

Anche Mango airlines, la più grande compagnia aerea a basso costo del Sudafrica appoggia pienamente l’iniziativa. Il suo ex amministratore delegato, Nico Bezuidenhout, afferma: “Nel corso del tempo abbiamo intrapreso diverse azioni per ridurre il consumo di carburante e, di conseguenza, le emissioni, installando sedili più leggeri e rimuovendo pesi in eccesso nei velivoli […] Partecipare al programma per il biocarburante della South African Airways è un privilegio, e rappresenta il prossimo passo affinché il settore dei trasporti aerei partecipi attivamente non solo per ridurre la dipendenza da combustibili fossili nel lungo termine, ma anche per cercare soluzioni alle attuali sfide ambientali, contribuendo così in modo positivo agli sviluppi sociali a monte e a valle”. 

Tjasa Bole-Rentel, direttrice di programmi di Bioenergy e specialista di economie e policy energetiche per il Wwf, uno dei gruppi coinvolti nel lancio di questi biocarburanti aggiunge: “il Sudafrica produce una grande quantità di scarti agricoli, oltre a scarti provenienti dal settore forestale e di biomassa che deriva dalla rimozione delle specie vegetali aliene. Ma, fino a oggi lo sforzo si è limitato alla produzione di biocarburante per jet sufficiente a uno o due voli”. Se la tecnologia funzionasse, la produzione potrebbe essere moltiplicata. Il 15% del carburante da aviazione utilizzato nel più grande aeroporto sudafricano potrebbe essere biocarburante. 

Inoltre questa sperimentazione ha messo in luce l’importanza di produrre biocarburante in Sudafrica e non importare carburante dall’estero. “Se qui non c’è manifattura, allora le materie prime devono essere spedite fuori dal paese e poi riportate dopo la raffinazione. Questo – precisa Bole-Rentel – rende il biocarburante da aviazione costoso e inutile.”

Sta quindi prendendo forma un progetto locale. Attraverso il suo programma SWITCH Africa Green l’Unione europea ha messo a disposizione 1,4 milioni di dollari per incentivare l’agricoltura e per proteggere le foreste in Sudafrica, incoraggiando l’utilizzo di scarti per la produzione di biocarburanti: il nome accattivante del progetto è “Waste to Wing” (da rifiuto ad ala).

L’impresa sociale sudafricana chiamata Fetola, che in lingua Sotho significa “cambiamento”, ha creato un’alleanza con Wwf e SkyNRG per costruire una filiera del carburante in Sudafrica. Oltre venticinque attività imprenditoriali di proprietà della comunità locale raccoglieranno e forniranno il materiale di scarto necessario alla produzione di biocarburante. 

Esiste un’altra alternativa: “Utilizzare le specie invasive che possono essere raccolte ed essiccate per alimentare le industrie di biocarburanti”, afferma Amanda Dinan, direttrice dei programmi di Fetola, che evidenzia come in questo modo un rifiuto possa aiutare a risolvere il problema della disoccupazione in Sudafrica, attraverso la “raccolta, collezione, pre-trattamento e trasporto”. 

“Il progetto Waste to Wing – spiega Bole-Rentel – si concentrerà sulla biomassa di scarto”, compresi gli scarti alimentari, la produzione di mangimi destinati al bestiame, la fabbricazione della carta e la produzione di mobili. Questo è un aspetto di particolare importanza, dato che normalmente gli scarti agricoli in Sudafrica vengono bruciati. 

Adesso che i cambiamenti climatici costituiscono una minaccia crescente per la sicurezza alimentare, anche la filiera dell’approvvigionamento alimentare deve essere protetta. Grazie al progetto Waste to Wing i terreni agricoli non vengono utilizzati per produrre carburante. “Il Sudafrica possiede ampie distese di piante invasive che possono essere tagliate”, afferma Dinan. Il progetto del biocarburante per jet potrebbe essere un grande aiuto anche per combattere le specie invasive. 

Sampson Mamphweli, Direttore del Centre for Renewable and Sustainable Energy Studies della Stellenbosch University, ha confermato che il Sudafrica possiede grandi quantità di rifiuti organici che potrebbero essere utilizzati: “Vale la pena di perseguire questo progetto. Che si faccia utilizzo dei rifiuti organici o che si coltivi la biomassa per produrne energia, non importa”. Ma spiega anche che bisogna tenere in considerazione fattori importanti come il costo della biomassa e del trasporto. 

D’altronde, secondo Bole-Rentel è troppo presto per valutare i risultati del biocarburante per l’aviazione in Sudafrica. “La nostra sperimentazione e ricerca – conclude – indicano che ci potrebbe essere abbastanza biomassa da soddisfare il 100% del nostro fabbisogno di biocarburante in futuro. Al momento però il normale carburante da jet deve essere ancora mescolato con biocarburanti riciclati.” 

 

 

SWITCH Africa Green Programme, www.switchafricagreen.org/index.php?lang=en

Fetola, https://fetola.co.za