Se cercate su Google il termine “economia circolare”, i primi risultati della ricerca presenteranno solamente una serie di definizioni. L’economia circolare è ancora agli inizi – il think tank Circle Economy sostiene che il pianeta sia circolare per meno del 9%, perché solo l'8,6% dei materiali estratti dalla terra viene al momento riutilizzato – ma un numero crescente di persone e aziende sta creando sistemi per allontanarsi sempre di più da un’economia lineare.
Google è una di queste aziende. Il 3 ottobre ha annunciato un programma di accelerazione per l’economia circolare della durata di tre mesi, rivolto a ONG e startup da Seed a Serie A che utilizzano la tecnologia per risolvere le sfide della circolarità – tra cui il riutilizzo, la rigenerazione, il riciclo, il compostaggio, la moda, l’alimentazione, l’edilizia e la ricerca di materiali circolari sicuri – negli Stati Uniti e nella regione dell’Asia-Pacifico.

Gli strumenti di Google al servizio della transizione circolare

Le candidature per l’acceleratore sono state aperte il 3 ottobre e saranno accettate fino a novembre. Il gigante della tecnologia sceglierà da 10 a 15 startup e ONG da coinvolgere. I candidati selezionati riceveranno da Google un sostegno senza partecipazione durante le 10 settimane del programma, accesso a 200mila dollari di crediti Google Cloud e consulenza. Alla fine del programma, si terrà una giornata dimostrativa in cui ogni partecipante presenterà le proprie idee davanti al network VC di Google.
L’acceleratore, che partirà a febbraio, si allinea con l’obiettivo di Google per il 2030 di “massimizzare il riutilizzo di risorse limitate nelle sue operazioni, nei suoi prodotti e nelle sue catene di approvvigionamento, consentendo ad altri di fare lo stesso”. L’azienda ha presentato questo piano in occasione di Circularity, la conferenza sull'economia circolare di GreenBiz Group, nel 2019.
All’epoca, Google aveva stabilito una serie di micro-obiettivi e approcci per raggiungere il suo impegno per il 2030, sul modello del framework della Ellen MacArthur Foundation: eliminare i rifiuti e l’inquinamento, mantenere in uso prodotti e materiali e promuovere materiali sani e sicuri.
“Fondamentalmente ci concentriamo sul disaccoppiamento della crescita economica dal consumo e dallo smaltimento di risorse limitate,” ha dichiarato Mike Werner, responsabile dell’economia circolare di Google, illustrando le motivazioni dell’acceleratore. “Un ulteriore interesse per noi nell’affrontare l’economia circolare è che offre un percorso davvero cruciale per mitigare il cambiamento climatico [e per la transizione] verso un’economia a basse emissioni di carbonio, perché le risorse riciclate e riutilizzate hanno un’impronta di carbonio inferiore.”
Estee Cheng, che guida l’acceleratore, è direttrice generale della sostenibilità gTech di Google. Il team gTech supporta i prodotti pubblicitari dell’azienda e oltre 50 altri prodotti in settori quali Maps, Pixel, Photos, Google Play Store. Cheng e il suo team hanno lavorato per integrare le informazioni sull’economia circolare nelle sue offerte.
Ad esempio, hanno lanciato strumenti all’interno di Google Maps e Search per rendere più semplice la ricerca di informazioni accurate sul riciclo in tutto il mondo. Negli ultimi due anni, inoltre, la tech company ha collaborato con le Nazioni Unite per contribuire alla creazione di un modello di apprendimento automatico per comprendere i flussi di rifiuti nelle strade di Indonesia e Thailandia.
Man mano che il team di sostenibilità di gTech lavorava su progetti di economia circolare, Cheng ha raccontato di aver notato numerose innovazioni e startup in erba che cercavano di affrontare i problemi del settore.
Così il team ha iniziato a chiedersi: “Come possiamo riunirli tutti e dare loro ciò che Google sa fare meglio, cioè l’esperienza nell’apprendimento automatico nel cloud e le conoscenze geospaziali? Come possiamo aiutarli ad accelerare le loro soluzioni per immetterle sul mercato il più rapidamente possibile?”

Creare un ecosistema per l’economia circolare

Il nuovo acceleratore per l’economia circolare si basa sul successo dei precedenti acceleratori sul cambiamento climatico e delle sfide sugli impatti dell’azienda. Google ha gestito anche acceleratori non incentrati sul clima: 19 in totale, e gli oltre 1.000 partecipanti hanno raccolto più di 22 miliardi di dollari dalla partecipazione a un programma di accelerazione, secondo quanto dichiarato da Cheng.
Sia Werner che Cheng sono stati consulenti di programmi precedenti. Cheng ha aggiunto che uno dei principali insegnamenti tratti da questi programmi è che quando il tema è troppo ampio, può essere difficile per i partecipanti relazionarsi tra loro. “Coloro che si concentrano sul risolvere il problema dell’economia circolare saranno molto diversi da coloro che risolvono il problema dei veicoli elettrici e delle energie rinnovabili,” ha spiegato. “Riunire tutte le persone con una mentalità circolare è uno dei motivi principali per cui stiamo realizzando un acceleratore sotto-tematico specifico nell’ambito della sostenibilità.”

Per la componente di mentorship dell'acceleratore, i partecipanti potranno entrare in contatto con esperti in vari settori dell’economia circolare. Ecco un piccolo esempio delle persone che faranno da mentori: Erin Simon, responsabile dei rifiuti plastici e del business presso il World Wildlife Fund; Lewis Perkins, presidente dell’Apparel Impact Institute; Sarah Dearman, responsabile dell’innovazione presso The Recycling Partnership; e John Warner, fondatore del Warner Babcock Institute for Green Chemistry. Anche Suz Okie, direttore della strategia di design di GreenBiz e analista senior per l’economia circolare, fa parte della rosa dei mentori.
L’elenco dei mentori è lungo (più di 35) e Google prevede che crescerà man mano che le esigenze di ogni startup e ONG si renderanno note. “Il nostro obiettivo principale è quello di aiutarli a sfruttare le potenzialità di Google al massimo, così da poter dare vita alle loro soluzioni,” ha concluso Cheng. “Il solo fatto di avere il supporto di Google e il branding che deriva dall’essere parte di questo acceleratore dà loro molta più visibilità quando si tratta di raccogliere fondi e di connettersi ai partner.”
Al termine del programma, a maggio, Google si augura di poter dire che l’acceleratore avrà contribuito a creare un ecosistema per l’economia circolare e ad aiutare i partecipanti.

Immagine: Pixabay

Questo articolo è apparso su Greenbiz.com