Girando nei dintorni a nord di Parigi, più precisamente a Saint Ouen sur la Seine, si incappa in uno dei più celebri e storici marchè aux puces d’Europa. Se un tempo questi mercati dell’usato non avevano una nomea positiva, in quanto, come indica il nome, erano invasi dalle pulci, oggi sono sempre più considerati di tendenza e ad alto valore aggiunto, potendo vantare un’offerta estremamente vasta e di alta qualità. Negli ultimi anni l’economia dell’usato è infatti diventata un settore sempre più radicato all’interno delle abitudini dei cittadini. Vendere e comprare oggetti usati è un attitudine riconosciuta come sostenibile, che crea valore non solo economico, in quanto le persone possono trarre profitto dalla vendita e godere di prezzi più bassi per gli acquisti, ma anche etico, dato che a trarne beneficio è anche l’ambiente.

Circolarità del riuso

La ricerca Second Hand Effect 2019condotta dall’Istituto Svedese di Ricerca Ambientale (IVL) su richiesta di Subito.it - la principale piattaforma di compra-vendita dell’usato in Italia - analizza gli effetti che l’economia dell’usato ha per il benessere del Pianeta. Dai risultati ottenuti è stato rilevato che nel solo 2019 in Italia sono state effettuate su Subito.it oltre 20 milioni di compravendite, così da aver risparmiato 7,25 milioni di tonnellate di CO2. Dato, quest’ultimo, comparabile all’azzeramento dell’impronta ambientale di quasi 1 milione di italiani. La compravendita dell’usato effettuata nello stesso anno sulla piattaforma non solo ha evitato le emissioni di anidride carbonica, ma anche l’utilizzo di 419.495 tonnellate di plastica, 2,8 milioni di tonnellate di acciaio e 268.941 tonnellate di alluminio.
La second hand economy è quindi per sua natura una pratica circolare, perché trasforma beni che altrimenti andrebbero a riempire le discariche e che dovrebbero essere smaltiti, in risorse dalle innumerevoli vite. Gli oggetti commercializzati, una volta reimmessi sui banchi del mercato o sulle apposite piattaforme online, vanno a soddisfare in modo conveniente la domanda di beni da parte dei consumatori, evitando così la produzione di nuova materialità. Per mezzo di questa attività si vanno quindi a risparmiare tutti quei costi ambientali derivanti dal prelievo di materie prime (dall’estrazione di minerali per l’elettronica, alle coltivazioni di cotone per l’abbigliamento, passando per legno, petrolio, acciaio e così via), e si evitano le emissioni originate dai processi di lavorazione, di trasporto e di smaltimento degli oggetti.
La ricerca utilizza l’analisi del ciclo di vita (LCA) dei prodotti per calcolarne l’impatto ambientale: questo metodo si basa sull’assunzione che ogni prodotto usato e venduto sostituisca le fasi di dismissione e smaltimento del prodotto stesso e quelle di estrazione di materie prime e lavorazione di un prodotto nuovo equivalente. L’istituto svedese di ricerca ambientale ha creato una partizione dei materiali basata sulla composizione media degli oggetti presenti nelle diverse categorie della piattaforma di Subito. Ad esempio, è stato considerato che un divano è mediamente formato dai seguenti materiali: 30% legno, 11% acciaio, 18% polipropilene, 20% poliuretano, 10% poliestere, 7% cotone, 3% pelle, 1% lana. Ad ogni oggetto presente nella piattaforma è stato quindi associato un quantitativo di materiale (plastica, acciaio e alluminio) e i chilogrammi di CO2 emessi per la sua produzione.

Risparmio di materia ed emissioni

L’apporto alla sostenibilità dato dall’economia dell’usato potrebbe essere enorme se questa tendenza frenasse concretamente la produzione di nuova materialità. È stato infatti rilevato che la sola compra-vendita legata alla categoria Motori su Subito ha permesso il risparmio di 6.518.286 tonnellate di CO2, seguita dai prodotti e dagli arredi del mondo della Casa e Persona con le loro 572.653 tonnellate di emissioni risparmiate. Anche l’Elettronica ha portato a un risparmio di 227.299 tonnellate di CO2, seguita da Sport e Hobby con 43.519 tonnellate. “La second hand economy permette concretamente di contribuire al benessere del nostro Pianeta”, commenta Giuseppe Pasceri, CEO di Subito. “È un gesto semplice e alla portata di tutti, con effetti tangibili e misurabili, ed è una delle buone pratiche che possiamo mettere in atto da subito per contrastare il cambiamento climatico. Grazie a tutti i nostri utenti che, con oltre 20 milioni di compravendite – dalla semplice T-shirt che permette di risparmiare 7,2 kg di CO2 all’auto che ne salva 5,6 tonnellate - hanno permesso di evitare la produzione di 7,25 milioni di tonnellate di CO2. È come se, insieme, avessimo piantato una foresta di 8.700 acri o bloccato il traffico a Roma per 22 mesi!”.

Quanto vale l’economia dell’usato in Italia

Oltre che comportamento virtuoso e intelligente, vendere e comprare oggetti usati apporta anche un significativo introito economico. L’economia dell’usato in Italia vale 24 miliardi di euro, ovvero circa 1,3% del PIL. Ad esempio nel 2019 il solo settore dei motori ha generato un valore di 11,9 miliardi di euro, seguito da quello di casa e persona con 5,5 miliardi. Con il risultato che chi ha venduto usato nel 2019 ha ottenuto mediamente un guadagno di 1087 euro.
La second hand economy è quindi destinata a crescere ancora nei prossimi anni, diventando sempre più una scelta etica e consapevole, un ottimo strumento per alleggerire di materialità e di emissioni il pianeta e per garantirsi un guadagno extra non solo in denaro, ma anche in senso civico.