Il concetto di economia circolare consiste nel disaccoppiare la crescita dal consumo di risorse e nella massimizzazione degli effetti positivi a livello ambientale, economico e sociale. Consiste nell’ideare prodotti in modo che siano più facili da riutilizzare e riciclare, e fare in modo che ciascun componente del prodotto sia biodegradabile o riciclabile al 100%. In breve, si tratta di un concetto che è perfettamente in linea con lo sviluppo della bioeconomia e della transizione verso prodotti biobased, invece che di prodotti derivati da combustibili fossili. Ma se vi fosse bisogno di ulteriori prove inconfutabili della necessità di una strategia di economia circolare per l’Ue i dati sono a disposizione: i primi resoconti della fondazione Ellen MacArthur, presentati per la prima volta a Davos nel 2012, hanno mostrato un potenziale economico annuale di 630 miliardi di euro per l’industria manifatturiera europea.

La Fondazione riporta che i beni di consumo costituiscono circa il 60% della spesa complessiva dei consumatori, e il 35% dell’input di materiali. Forse ancora più impressionante è il fatto che questo settore assorba più del 90% della produzione agricola, cosa che in termini di potenziali implicazioni per il sistema nel suo insieme è sconcertante. Mette in luce la considerevole quantità di valore che va perso e non viene tenuto in considerazione nel modello attuale di economia circolare, che non considera come una notevole percentuale di ciò che tratta come rifiuto potrebbe essere un sottoprodotto potenzialmente utile. 

L’ultimo rapporto della Fondazione sottolinea anche come progettando dall’inizio prodotti migliori, oltre a migliori processi e sistemi di raccolta orientati alla rigenerazione, è possibile implementare un modello che può funzionare nel lungo termine, e nel frattempo aprire opportunità commerciali. Un esempio di questo processo è la catena di valore biobased.

Il rapporto sottolinea poi il fatto che una tonnellata di avanzi domestici di cibo, propriamente trattata, potrebbe generare elettricità per un valore di 26 dollari e fertilizzante per un valore di 6 dollari, ma non si spinge a considerare come il valore aggiunto materiale di un tale flusso di rifiuti potrebbe aumentare attraverso la produzione di altri prodotti biobased di maggior valore. Mette però in luce i benefici sia commerciali sia ambientali del modello circolare, che ha la capacità di rigenerare anziché esaurire.

Lo sviluppo dell’economia circolare dovrebbe rappresentare il punto di svolta nella realizzazione del fatto che i prodotti biobased e lo sviluppo della bioeconomia giocano un ruolo centrale nella transizione verso un futuro più sostenibile. Un’economia di tipo circolare può essere raggiunta solamente spezzando il modello lineare basato sui combustibili fossili che consiste nell’estrazione, utilizzo e smaltimento/emissioni, per andare verso un utilizzo di materie prime rinnovabili, sempre più basato sui residui e sui rifiuti. 

La Commissione europea promette di pubblicare un pacchetto di economia circolare nuovo e migliorato nell’estate del 2015, più centrato sul design dei prodotti, sulla loro riciclabilità e fine vita. Ora è il momento di assicurarsi che le sue proposte riflettano il nostro bisogno di compiere una transizione verso fonti di approvvigionamento e processi che siano sempre più smart, sostenibili, rinnovabili ed efficienti dal punto di vista delle risorse, per poter dare vita all’economia circolare del futuro.