È senza dubbio un importante passo avanti che affianca l’Italia a realtà simili già nate o che stanno nascendo in diversi paesi. Per esempio in Gran Bretagna dal 2012 esiste e opera un Comitato nazionale per il capitale naturale formalizzato dopo la pubblicazione del rapporto nazionale “The Natural Choice: Securing the Value for Nature” con lo scopo di fornire un supporto indipendente di esperti al governo britannico sullo stato del capitale naturale della nazione. Presieduto dall’economista della Oxford University Dieter Helm, il Comitato ha già pubblicato tre rapporti sullo stato del capitale naturale nel Regno Unito per gli anni 2013, 2014 e 2015, oltre a numerosi lavori collaterali, scatenando così un efficace dibattito parlamentare su come valutare e rendicontare l’importanza del capitale naturale nazionale. 

Finalmente, dunque, la normativa italiana va nella direzione di considerare il valore della natura in maniera centrale e non marginale e casuale, come tuttora avviene.

Il futuro delle nostre società, infatti, non può prescindere dal considerare con attenzione nei meccanismi economici che governano le azioni di governi e aziende, i sistemi naturali che si sono evoluti da oltre 3,5 miliardi di anni. Si tratta di una straordinaria ricchezza che offre quotidianamente e “gratuitamente” allo sviluppo e al benessere delle società umane, una serie di servizi fondamentali: dai regimi idrici alla formazione dei suoli, dal mantenimento dei cicli biogeochimici alla composizione chimica dell’atmosfera, dalla ricchezza della biodiversità alla fotosintesi. 

Questa inestimabile ricchezza – il nostro capitale naturale, appunto – dovrebbe essere messa al centro dei modelli di sviluppo economico. Al contrario le nostre società agiscono sui sistemi naturali con una straordinaria pressione. Non solo sottraendo e depredando risorse, ma anche impostando processi produttivi che immettono una massa ingente di rifiuti difficilmente metabolizzabili da parte degli stessi sistemi naturali. Così facendo abbiamo assottigliato drammaticamente il capitale naturale essenziale per il nostro futuro e che ci può ancora garantire un percorso di minore insostenibilità negli anni a venire – come indicato nell’Agenda 2030 con i suoi 17 obiettivi di sviluppo sostenibile approvata all’ultima Assemblea generale Onu. Non è un caso che la legge di cui parliamo preveda anche la realizzazione di una Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile.

Il capitale naturale non può continuare a essere invisibile ai modelli economici, ma deve essere considerato fondamentale per l’umanità. Ecco perché oggi si cerca di individuare le modalità per “mettere in conto” la natura e così attribuirle un valore. Che non può essere quantificato solo in termini monetari perché il valore delle strutture, dei processi, delle funzioni e dei servizi dei sistemi naturali va ben oltre una tale mera rendicontazione. Si tratta di una straordinaria sfida per il futuro di noi tutti. Dobbiamo assolutamente raccoglierla.

 

 

Sustainable Development Goals, sustainabledevelopment.un.org/sdgs