Per fare la carta ci vuole… un fiore. Ma non una carta qualsiasi: la prima stampabile, cancellabile e ristampabile fino a otto volte. È questo il cuore dell’innovazione annunciata da un team di ricerca della Nanyang Technological University di Singapore.
Gli scienziati, guidati dai professori Subra Suresh e Cho Nam-Joon, hanno sviluppato una carta prodotta a partire dal
polline dei girasoli che può ripetutamente essere stampata e cancellata senza uso di agenti chimici e senza perdere le sue qualità. Una potenziale rivoluzione per l’industria cartaria e per il settore del riciclo.

Una svolta nel riciclo della carta

La ricerca della NTU di Singapore, pubblicata lo scorso 5 aprile sulla rivista Advanced Materials, ha dimostrato come una carta prodotta a partire da polline di girasole possa essere stampata con immagini a colori in alta risoluzione e poi perfettamente cancellata e ristampata. Fino a otto volte.
L’innovativa
carta per stampa laser potrebbe diventare un’alternativa più sostenibile a quella tradizionale, migliorando l’impronta ambientale sia in fase di produzione che durante il processo di riciclo.
Riciclare la carta è infatti un’operazione energivora, che comporta varie fasi come il repulping, il de-toning (rimozione del
l’inchiostro o della polvere di toner) e la ricostruzione delle fibre danneggiate. Il processo messo a punto a Singapore consente invece di “de-stampare” i fogli mantenendone intatta la qualità strutturale.
Il concetto di “
unprinting” è in effetti emerso solo di recente come alternativa più sostenibile ai metodi convenzionali di de-inchiostrazione, che comportano l’uso di agenti chimici come il cloroformio o di fasci di luce ad alta intensità per sciogliere il legame tra le fibre di carta e la polvere di toner.
La natura malleabile della carta di polline consente invece di utilizzare
metodi di unprinting più delicati: i fogli stampati vengono immersi in una comune soluzione alcalina e, gonfiandosi, in pratica disintegrano lo strato di inchiostro, liberandosene; vengono quindi immersi in etanolo per ripristinarne la forma e, una volta asciutti, sono pronti per essere stampati di nuovo.
“È un nuovo approccio al riciclo della carta – spiega Subra Suresh, presidente della Nanyang Technological University – Non solo si riesce a produrla in modo più sostenibile, ma se ne può anche estendere il ciclo di vita, traendo il massimo valore da ogni foglio. I principi su cui si basa questa soluzione, con ulteriori sviluppi per renderla scalabile, potrebbero essere adattati anche ad altri prodotti cartari stampabili, come scatole di cartone per lo stoccaggio, il packaging e la spedizione”.

Dal legno al polline per una produzione più sostenibile

Produrre carta a partire da fibre di cellulosa vergine è un processo altamente energivoro, in cui bisogna includere anche le varie fasi di taglio, trasporto e lavorazione del legno, con conseguenti impatti ambientali ed emissioni di carbonio. Secondo il team dell’università di Singapore, la produzione a partire dal polline dei fiori sarebbe invece molto più sostenibile. “Oltre ad essere facilmente riciclabile, la nostra carta a base di polline è anche altamente versatile. - spiega il professor Cho Nam-Joon, uno degli autori della ricerca - A differenza della carta convenzionale a base di legno, il polline viene generato in grandi quantità ed è naturalmente rinnovabile, e ciò lo rende potenzialmente una materia prima interessante in termini di scalabilità, economia e sostenibilità ambientale”.
Il metodo di fabbricazione è simile a quello per fare il sapone: grazie all’
idrossido di potassio, si trasformano i granuli di polline in microgel e si rimuovono gli allergeni. Il microgel viene poi “spalmato” in uno strato sottile su uno stampo, lasciato essiccare all’aria e poi stabilizzato con acido acetico.
I primi prototipi sono stati ottenuti da
polline di girasole, ma ora i ricercatori stanno provando ad utilizzare anche altre specie di fiori, ad esempio la camelia e il loto. Si stanno inoltre testando altre proprietà. Sembra infatti che la carta pollinica, se non stabilizzata, reagisca in modo attivo ai cambiamenti di umidità nell’aria, piegandosi, arricciandosi e persino strisciando come un bruco: una qualità che ha fatto immaginare possibili utilizzi nella robotica morbida e nella stampa 3D.
La strada è stata aperta, insomma, e le potenziali applicazioni potrebbero andare ben oltre le pagine a colori di un bel libro.

Immagine: Chris Liu (Unsplash)