Si è conclusa la sesta edizione della EU Circular Economy Stakeholder Conference, il più importante evento dedicato all’indirizzo dell’economia circolare europea. Due giornate, quella del 27 e 28 febbraio, che hanno visto i 500 partecipanti riunirsi a Bruxelles, finalmente in presenza, per provare a rispondere a una domanda: qual è il ruolo dell’economia circolare nell’orientare la ripresa sostenibile, l’autonomia condivisa strategica e la resilienza?
Un enigma urgente e necessario che, nella prospettiva del contrasto al cambiamento climatico e di una società più giusta, richiede una soluzione sistemica e condivisa. Vediamo quindi quali sono stati i principali temi trattati durante la conferenza organizzata dalla EU Circular Economy Stakeholder Platform, “il network dei network” dell’economia circolare europea.

Economia circolare per una crescita entro i limiti planetari

“La Circular Economy Stakeholder Conference è un evento pensato per permettere annualmente a tutte le parti interessate di fare il punto sui progressi compiuti, rafforzare i messaggi e creare ulteriori sinergie”, commenta a Materia Rinnovabile Freek van Eijk, co-chair coordinator presso la EU Circular Economy Stakholder Platform.
“A causa della pandemia e della guerra in Ucraina, la consapevolezza di una transizione circolare ha fatto un salto in avanti. Ma al pensiero ora deve seguire l’azione. Dobbiamo collegare i puntini tra economia circolare, cambiamento climatico e biodiversità. Del resto, studi recenti hanno dimostrato che il 45% delle emissioni di carbonio non è legato all'energia, ma ai prodotti. Con l'economia circolare possiamo quasi dimezzare queste emissioni, senza dimenticare però di attuare la transizione circolare tenendo conto della natura”.
Un’urgenza che è stata evidenziata anche dal vicepresidente della Commissione Europea Frans Timmermans, che lunedì 27 febbraio ha aperto i lavori della conferenza sottolineando come l’economia circolare e le energie rinnovabili siano l’unica opzione affinché l’Europa rimanga competitiva nei mercati globali, creando allo stesso tempo centinaia di migliaia di posti di lavoro e trainando una crescita economica capace però di rispettare i limiti planetari.

Verso una società nature positive

"L'economia circolare inizia e finisce con le persone. La responsabilità di realizzare la transizione circolare è di ognuno. Le politiche pubbliche devono andare incontro e rispettare le prassi industriali", ha detto la presidente del Comitato economico e sociale europeo, Christa Schweng, durante uno dei suoi interventi.

E infatti i panel della conferenza hanno interessato alcuni dei settori chiave della transizione circolare. Nella consapevolezza che il 2023 sarà un anno cruciale per promuovere un uso efficiente delle risorse, a partire dalle energie pulite fino alle catene di approvvigionamento, specialmente per quanto riguarda le materie prime critiche.
Riguardo al tessile, durante la sessione “Driving Sustainable Global Textile Value Chains", speaker e partecipanti si sono confrontati sullo sviluppo di catene del valore sostenibili, della loro trasparenza e tracciabilità. Parlando allo stesso tempo di sfide non più procrastinabili come il problema dell’overconsumption e lo sviluppo di modelli di impresa innovativi.
I lavori si sono concentrati anche sulla sicurezza e sulla sostenibilità dell'industria chimica - il 96% dei prodotti che utilizziamo ha infatti bisogno di sostanze chimiche o di processi chimici per essere realizzato - e automotive, dove si è dibattito di passaporto dei materiali, fine vita dei veicoli e dell'ipotesi dello sviluppo di un sistema di responsabilità estesa dei produttori anche per questo settore. Questo anche alla luce della necessità di ridurre ulteriore sviluppo di mercato nero delle componenti.

Punto saliente dei due giorni di conferenza è la crescente attenzione al tema della biodiversità e della sua tutela. Questo probabilmente grazie al mandato globale derivante dal Global Biodiversity Framework firmato a Montreal a fine del 2022 durante la COP15. Dai diversi workshop emerge che ogni settore economico dovrà infatti concorrere alla costruzione di una società nature positive, cioè capace di rigenerare le risorse e migliorare la resilienza del nostro pianeta e della nostra società.
Per realizzare tutto ciò resta da scogliere un nodo fondamentale: legiferare, dare attuazione alle norme garantendo così certezza agli operatori economici. Per dirla con le parole di Ladeja Godina Košir, fondatrice di CircularChange e Co-chair del Coordination Group di ECESP, "per quando riguarda leggi e linee guida, fatemi usare una metafora: abbiamo il libro delle ricette e sappiamo che pietanze cucinare, ma non abbiamo ancora tutti gli ingredienti".

L’economia circolare come linguaggio comune e globale

Finita la sesta edizione gli organizzatori stanno già guardando al 2024. “Stiamo ancora finalizzando i temi della prossima Conferenza, ma prevedo il desiderio di avere meno argomenti sul tavolo, capaci però di portare ad un maggiore impatto, in termini di legislazione, attuazione e passaggio ad economie di scala”, conclude van Eijk.
“Abbiamo anche notato che alcuni temi, come l'accesso alle materie prime critiche o la biodiversità, sono troppo importanti per essere ignorati o rimandati. Dobbiamo fare dell'economia circolare un linguaggio comune e trasversale a tutte le politiche, tra i segmenti di mercato, nell'educazione formale e informale, nella finanza, garantendo il supporto di strumenti disponibili a tutti. Non possiamo guardare all'UE in modo isolato. Abbiamo bisogno di una diplomazia circolare a livello globale. Dobbiamo raggiungere il mondo intero e condividere le lezioni che abbiamo imparato. Non ha senso creare un continente circolare europeo se il resto del mondo non lo segue. Siamo tutti collegati”.

Immagine: Christian Lue (Unsplash)